Il caso

Nessuna denuncia contro Junge Tat

Lo ha deciso il Municipio di Bellinzona non ravvisando elementi di rilevanza penale dopo l'azione di sabato scorso del gruppo di estrema destra che aveva srotolato uno striscione contro gli immigrati dalla Torre Bianca del Castelgrande – Finora non vi sono state altre querele da parte di terzi
Alan Del Don
04.10.2023 18:19

Il Municipio di Bellinzona, riunito in seduta oggi, come appreso dal CdT ha deciso di non sporgere denuncia penale dopo l’azione di sabato scorso al Castelgrande del gruppo di estrema destra Junge Tat. Come noto dalla Torre Bianca era stato srotolato uno striscione con la scritta «Migrants go home!» e «Migranti a casa!». Un’azione alla quale erano seguiti dei video pubblicati sul canale Telegram dagli stessi giovani, ovviamente irriconoscibili. In particolare in quello messo online lunedì si vedevano i preparativi della protesta. L'Esecutivo non ha ravvisato elementi di rilevanza penale, ma ribadisce la ferma condanna nei confronti del gesto.

Gli accertamenti di polizia

Dal canto suo la Polizia cantonale ci ha fatto sapere che «possiamo confermare che la situazione è stata da subito oggetto di monitoraggio, procedendo come da prassi (in collaborazione anche con la Polizia della Città di Bellinzona) con l'attività di constatazione e la raccolta di eventuali elementi utili. Parallelamente sono stati avviati i necessari approfondimenti per quanto di nostra competenza. Al momento, dalle verifiche effettuate, non risultano inoltrate querele».

L'interpellanza al Governo

Mentre a livello cantonale l’indignazione per un gesto simile – il primo di Junge Tat a Sud delle Alpi – è sfociata, tra l’altro, nell’interpellanza al Governo del deputato Maurizio Canetta (PS), il quale chiede se «ci sono segnali di un'intensificazione dei fenomeni di estremismo in Ticino». Il granconsigliere socialista ha sottolineato che la manifestazione andata in scena nella Turrita «aveva come obiettivo la politica sull’immigrazione, veicolando un messaggio di odio e minaccioso: rispedire richiedenti l’asilo senza analisi della loro pratica e delle loro motivazioni è contrario alla pratica di un Paese civile e può significare mandare delle persone verso un destino drammatico di persecuzione e persino di morte».

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