Nessuno sconto al principe che forse non ha sangue blu

Siamo ai titoli di coda, forse. Il protagonista di questa vicenda ha infatti dimostrato più volte di essere un uomo dalle mille risorse, e che non si nega mai un tentativo per dimostrare di essere chi sostiene di essere, vale a dire un principe etiope, così come di essere nel giusto, quindi di non aver ingannato nessuno. Non è quindi escluso che si opporrà anche a questa decisione. Ciò che è certo ad oggi è che nemmeno la Corte di appello e di revisione penale di Locarno presieduta da Giovanna Roggero-Will ha creduto alla sua versione della storia, respingendo l’appello inoltrato dal suo difensore Andrea Minesso e confermando la sentenza di primo grado della Corte delle Assise criminali che lo scorso settembre lo ha condannato a 6 anni di reclusione e 10 di espulsione dalla Svizzera.
Il dibattimento d’appello si è tenuto a metà mese, ma la sentenza è stata comunicata alle parti solo nelle scorse ore. La decisione, come anticipato, conferma il giudizio di primo grado e dichiara il sedicente principe etiope (un italiano di 67 anni) autore colpevole di truffa aggravata, perché commessa per mestiere, e ripetuta falsità in documenti.
Risarcimenti onerosi
La vicenda negli scorsi mesi ha fatto discutere parecchio. Perché nella rete di bugie e inganni dell’uomo sono finiti tre professionisti esperti (e anche noti) del Mendrisiotto che gli hanno consegnato quasi 13 milioni di franchi. I tre uomini – un noto imprenditore, un ex fiduciario e un ex direttore di banca –, lo hanno fatto perché in cambio gli era stato promesso un regalo prezioso. Con loro il 67.enne avrebbe infatti spartito ben 178 miliardi di euro, soldi che avrebbe ricevuto dopo aver riscosso dei bond tedeschi in suo possesso. Una transazione, quella dei bond, mai conclusa malgrado i tentativi siano durati per oltre 20 anni. La vicenda inizia infatti nel 1995 – ad occuparsi dell’articolata inchiesta è stata la procuratrice pubblica Chiara Borelli –, e nel corso degli anni ha visto il 67.enne costruire relazioni strette con i truffati. Perché i tre uomini sono caduti nella sua rete di bugie impacchettate anche grazie a circa 200 documenti falsi confezionati appositamente – così ha detto la procuratrice pubblica –, in quanto oltre alla fetta della torta rappresentata dai bond il sedicente principe gli prometteva anche un ruolo nel processo di ricostruzione dell’Etiopia che lo vedeva protagonista (o almeno a cui lui proclamava di ambire).
Intrighi e colpi di scena
A riassumerla sembra una truffa da film. Anche perché questa storia trabocca di dettagli che potrebbero far diventare la pellicola zeppa di intrighi e colpi di scena: il locale dello studio fiduciario chiassese interamente dedicato al 67.enne, i bond conservati in un caveau, la clausola di segretezza imposta dal 67.enne a chi era coinvolto nella vicenda che lui riteneva un complotto, la vita agiata e i lussi permessi dai soldi versati dai truffati, per citarne alcuni. Senza dimenticare la trama parallela riguardante il titolo nobiliare: l’uomo sostiene di essere nipote del re dei re Hailé Selassié, ma nessuno finora è riuscito a stabilire con certezza se nelle sue vene scorra davvero sangue blu. A tal proposito la Corte di primo grado aveva tratto questa conclusione: poco importa se l’uomo è principe o no, ciò che è certo è che è un truffatore.
Di fronte alla Corte di appello e revisione penale, l’avvocato Minesso aveva sostanzialmente chiesto il proscioglimento del suo assistito. Per lui, in sostanza, il reato di truffa non poteva sussistere perché il valore dei bond era surreale e i tre uomini avrebbero dovuto capire che qualcosa non andava e fare verifiche più approfondite. Gli avvocati degli accusatori privati – Sascha Schlub, Luigi Mattei e Pascal Delprete –, invece, avevano chiesto la conferma della condanna di primo grado. Oltre ad aver accolto questa richiesta, la Corte ha anche stabilito che i tre truffati dovranno essere risarciti per rispettivamente 900.000 franchi l’ex fiduciario e 1,1 milioni la sua società, 8,5 milioni il noto imprenditore e 2,06 milioni l’ex direttore di banca.