«Non c'erano gli estremi per coinvolgere la Magistratura»

«Non c’erano gli estremi per il coinvolgimento della Magistratura». Come appreso dal Corriere del Ticino, rispondendo, negli scorsi giorni, all’interrogazione del granconsigliere Matteo Pronzini (MPS) inoltrata lo scorso gennaio, il Governo torna su una vicenda che aveva infiammato la politica bellinzonese nei primi mesi del 2020: i sorpassi di spesa da 5 milioni di franchi in tre opere comunali, ossia il Policentro di Pianezzo, il restyling dello stadio Comunale in città e l’ex oratorio di Giubiasco. Il Consiglio di Stato chiarisce che - sia lo stesso Esecutivo sia la Sezione degli enti locali - non ha sottoposto il caso alla Procura. Se ne parliamo ancora oggi è perché, come forse molti di voi ricorderanno, visto che ne abbiamo riferito a più riprese, contro i crediti suppletori approvati dal Legislativo sono stati inoltrati dei ricorsi, peraltro tutti respinti dal Governo.
Le procedure
Le domande di Matteo Pronzini vertevano proprio, ma non solo, sulle censure interposte contro il via libera ai crediti supplementari e su quelli che riteneva essere dei ritardi nel disbrigo delle pratiche da parte di Palazzo delle Orsoline. «In concreto l’unica procedura ricorsuale, fra quelle citate, che si è protratta su un arco di tempo prolungato è quella relativa al credito suppletorio per lo stadio Comunale (ricorso presentato da due consiglieri comunali, per il quale l’Esecutivo cantonale ha mostrato il pollice verso, come anticipato dal CdT; n.d.r.). Non ci risulta che da tale situazione sia derivato un condizionamento delle possibilità di agire degli organi comunali di Bellinzona», specifica il Governo nella risposta. Sempre in merito agli interventi all’impianto sportivo della Città, il Consiglio di Stato osserva che finora non vi sono state «le premesse di legge per aprire incarti di vigilanza». Lo stesso vale per le altre due opere pubbliche al centro della nota vicenda.
L'oratorio di Giubiasco
Il ricorso relativo alla trasformazione dell’ex oratorio di Giubiasco in un Centro sociale e culturale intergenerazionale, seppur respinto dal Governo (nel frattempo il cittadino si è rivolto al Tribunale amministrativo cantonale), verrà comunque inoltrato dal Consiglio di Stato alla Sezione degli enti locali. Pronzini chiedeva come mai. Vero, è la risposta, «senza tuttavia avere esperito un esame di merito sulla fondatezza o meno delle censure dell’istanza, non essendo la sede ricorsuale quella idonea al proposito» e perché la censura conteneva anche «un’istanza d’intervento».
L'ex Petrolchimica
Il granconsigliere MPS poneva infine degli interrogativi sulla demolizione degli stabili dell’ex Petrolchimica di Preonzo. Secondo il Governo il cambio di committenza (da un’impresa alla Città) «ha permesso di accelerare la procedura di indagine OSiti (sulla base dell’Ordinanza sui siti contaminati; n.d.r.) e ottenere i sussidi federali e cantonali legati alla delocalizzazione a causa della frana del Valegiòn (...). Quanto proposto dall’istante e quanto richiesto dall’avviso cantonale dell’agosto 2020 è stato rispettato».


