«Non è escluso un altro aiuto per i danni del maltempo»

Fra poco più di un mese sarà trascorso un anno da una delle pagine più drammatiche della storia recente della Svizzera italiana. Il maltempo che, a due riprese, ha devastato il territorio dell’Alta Vallemaggia e della Mesolcina è una ferita tuttora aperta. Impossibile rimarginarla. Ne abbiamo parlato con il consigliere federale Albert Rösti che sabato 24 maggio sarà a Cavergno.
Signor consigliere federale, è passato quasi un anno dalla devastante alluvione che ha portato morte e distruzione in Alta Vallemaggia ed in Mesolcina. Cosa si sente di dire alle persone che hanno perso un loro caro o un amico oppure hanno subito danni importanti?
«La scorsa estate la Vallemaggia e la Valle Mesolcina, così come il Vallese e i Grigioni, sono stati duramente colpiti dal maltempo. Oltre agli ingenti danni materiali, vi sono state delle vittime e alcune persone risultano ancora disperse. Mi rendo conto che la situazione per la popolazione locale era ed è ancora difficile».



Di fronte ad eventi eccezionali di questa portata la Confederazione non potrebbe compiere uno sforzo in più e concedere degli aiuti straordinari ai Comuni colpiti, al di là di quelli previsti dalla legge?
«Lo scorso autunno il Consiglio federale è intervenuto con grande rapidità per aiutare i Cantoni colpiti dal maltempo. Oltre al Ticino, hanno ricevuto un sostegno anche Grigioni, Vaud, Vallese e Berna. Il 13 settembre 2024 il Consiglio federale aveva già chiesto un credito aggiuntivo di 56,5 milioni di franchi per coprire le misure immediate e per il ripristino di opere di protezione. I Cantoni hanno valutato i propri bisogni e, su questa base, il Consiglio federale ha fissato l’importo del credito aggiuntivo, che è stato poi approvato dal Parlamento. Per il Cantone Ticino sono stati stanziati fondi federali pari a 7,5 milioni. L’obiettivo è quello di garantire alla popolazione locale la stessa sicurezza che aveva prima che fosse colpita dal maltempo. Nel novembre 2024 il Cantone Ticino e i Comuni di Cevio e Lavizzara avevano già chiesto al consigliere federale Guy Parmelin e al sottoscritto un ulteriore sostegno finanziario. Il Consiglio federale si esprimerà in merito prossimamente. Per quanto riguarda ulteriori aiuti finanziari, il quadro normativo è piuttosto rigido. Faremo tutto il possibile per sfruttare un eventuale margine di manovra».
Cevio e Lavizzara hanno già dovuto alzare le imposte comunali e malgrado ciò difficilmente saranno in grado di coprire tutti i costi per il ripristino dei danni. Il rischio è quello di compromettere seriamente l’esistenza di queste due comunità. L’autorità federale è consapevole di questa eventualità ed è disposta ad aiutare concretamente le realtà periferiche come quelle dell’Alta Vallemaggia?
«Sono consapevole del fatto che la situazione per la popolazione di questi Comuni era ed è ancora difficile. Per quanto riguarda la gestione finanziaria dei danni causati dal maltempo, occorre tenere conto del principio di sussidiarietà. Ciò significa che i Comuni sono sostenuti in primis dai Cantoni. Solo se il Cantone presenta una situazione finanziaria d’emergenza è opportuno ricorrere ad un aiuto straordinario della Confederazione. Tuttavia stiamo attualmente valutando le possibilità di ottenere un ulteriore sostegno finanziario per il Cantone Ticino nell’ambito del quadro giuridico. Bisogna però tenere presente che la scorsa estate anche altri Cantoni - tra i quali Vallese, Grigioni, Vaud e Berna - sono stati duramente colpiti dal maltempo».
Se non fosse possibile concedere aiuti straordinari, non sarebbe il caso di modificare la legge, in considerazione del fatto che eventi meteorologici estremi si verificano con sempre maggiore frequenza?
«In Svizzera abbiamo molta esperienza nella gestione dei pericoli naturali, e siamo dunque ben preparati. Impariamo qualcosa di nuovo da ogni evento e miglioriamo così la prevenzione dei pericoli naturali. Anche l’analisi di ciò che è accaduto nel giugno 2024, attualmente in corso da parte dei Cantoni e della Confederazione, metterà in evidenza un ulteriore potenziale di miglioramento. L’importante è che in caso di maltempo come nello scorso giugno non si presentino più conseguenze così gravi. Per questo motivo dobbiamo prevenire e investire, mettendo in atto misure in tutti i settori: opere edilizie nonché provvedimenti organizzativi e nell’ambito della pianificazione territoriale. A tal fine è necessario l’impegno di tutte le parti coinvolte: della Confederazione, dei Cantoni, dei Comuni, delle forze d’intervento e dei privati».
Il Comune di Cevio ha avviato un progetto per la ricucitura della frana che ha bloccato per mesi l’accesso alla Valle Bavona. La filosofia di fondo è di non cancellare le tracce della distruzione, ma valorizzarle a fini storici e didattici. Insomma, si vuole che restino nella memoria collettiva anche quando chi ha vissuto questi eventi non ci sarà più. È d’accordo con questa impostazione?
«Incidenti come quelli dello scorso anno in Vallemaggia non si dimenticano facilmente. Si diventa testimoni dell’importanza di una buona prevenzione. L’enorme quantità di materiale scesa con la colata detritica nella Val Bavona ci ricorda ogni giorno quanto è accaduto. Rimuovere tutto sarebbe un onere molto dispendioso».
Il maltempo, una settimana prima della Vallemaggia, aveva messo in ginocchio alcuni Comuni della Mesolcina. Il più colpito è stato Lostallo, che ha pianto tre vittime e la cui frazione Sorte è ora inserita in zona rossa. Se lei fosse un abitante di Sorte vorrebbe rientrare nella sua abitazione oppure, come ha detto il sindaco Nicola Giudicetti, occorre essere «realisti»?
«Impariamo qualcosa da ogni evento ed è così che miglioriamo la prevenzione dei pericoli naturali. Nessuno lascia volentieri la propria casa in una situazione del genere. In qualità di cittadino privato, rifletterei sulle misure precauzionali che posso adottare privatamente. Ad esempio ogni proprietario di un immobile può valutare come prevenire i danni gravi alla sua proprietà e agire di conseguenza. È inoltre importante verificare la copertura assicurativa e, se necessario, adeguarla».
Quanto successo a Lostallo è stato dovuto, in primis, alle precipitazioni delle settimane precedenti la terribile notte del 21 giugno 2024 e allo scioglimento della neve. Secondo gli esperti in futuro potrebbe verificarsi un evento ancora peggiore. Per quanto riguarda le Carte dei pericoli, attualmente, è stata passata ai raggi X solo una minima parte della superficie dei Grigioni; l’analisi in corso dovrebbe concludersi nel 2027. I Cantoni ed il Consiglio federale stanno facendo abbastanza per quanto riguarda i rischi legati alle bizze della natura?
«La Confederazione, i Cantoni e i Comuni collaborano strettamente in materia di pericoli naturali, imparando gli uni dagli altri. Bisogna tuttavia essere consapevoli che la sicurezza assoluta non esiste».
Secondo lei è necessario creare un Fondo speciale catastrofi per aiutare i Comuni colpiti da eventi naturali?
«A tal fine occorrerebbe creare le basi legali necessarie».
Ad un anno quasi da quanto successo in Mesolcina ed in Vallemaggia è ipotizzabile una seduta extra muros del Consiglio federale in queste regioni per esprimere vicinanza alla popolazione e alle autorità?
«Al momento stiamo valutando le possibilità di fornire un sostegno finanziario supplementare ai Cantoni particolarmente colpiti. Qualora fossero ritenuti necessari sopralluoghi, questi saranno effettuati dal consigliere federale interessato, che potrà poi informare il collegio».
Trasformare quelle lacrime nel propulsore della rinascita
IL PUNTO / Dopo il dolore infinito Lostallo, Cevio e Lavizzara si sono subito rimboccati le maniche - Ma non vanno assolutamente lasciati soli da Berna e dai Cantoni
Quante lacrime sono scese, in Mesolcina prima ed in Vallemaggia poi, quasi un anno fa. «Cancellarti paese maledetto con un colpo di spugna, scatenarmi come tempesta, gettarmi in un urlo», scriveva il figliol prodigo della Bavona Plinio Martini. Quello stesso impeto di una delle voci più autorevoli della letturatura ticinese lo si è purtroppo visto nella forza distruttrice della natura che ha causato complessivamente undici morti (comprese le due persone che risultano ancora disperse) e danni milionari, ma altresì nella determinazione con cui autorità ed abitanti si sono subito rimboccati le maniche per ridare un futuro alle rispettive regioni. A questo profondo e commovente spirito di comunità ed attaccamento al territorio si è affiancata un’incredibile ondata di solidarietà.
Ritorno alla «normalità»
Lostallo, Cevio e Lavizzara sono stati i Comuni che più di altri hanno dovuto fare i conti con le bizze di Giove Pluvio. A distanza di undici mesi rimane il dolore, certo, ma anche la consapevolezza di aver fatto uno sforzo immenso per tornare alla normalità. Le strade, laddove possibile, sono state sistemate e riaperte (in primis il collegamento da Cavergno a San Carlo, di nuovo accessibile dallo scorso 12 aprile). Idem le infrastrutture pubbliche danneggiate dall’alluvione. Sorte, frazione dell’ente locale mesolcinese, è in zona rossa; il Municipio, dopo averne discusso con la ventina di sfollati, dovrà decidere nei prossimi mesi il destino del villaggio sulla base della Carta dei pericoli svelata nelle scorse settimane (cfr. il CdT del 4 aprile). In Mesolcina come nell’Alta Vallemaggia, tuttavia, non ci si potrà limitare a «tirare innanzi», per prendere ancora in prestito le parole di Martini. Confederazione e Cantoni dovranno continuare ad esserci, come promette d’altronde il consigliere federale Albert Rösti nell’intervista esclusiva che ci ha concesso.
Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.