Il ricordo

Non solo lupo, ricordate la pietra del 1992?

Trent'anni fa i cavisti «recapitarono» al Cantone un masso di 22 tonnellate

A Sanremo, poche settimane prima, aveva trionfato Luca Barbarossa con Portami a ballare. Il 23 marzo del 1992, invece, qualcuno fece ballare, anzi tremare, la terra in Piazza Governo, a Bellinzona. Come? Scaricando, in piena notte, davanti a Palazzo delle Orsoline, un’enorme pietra dal peso di 22 tonnellate.

«Alcuni abitanti del quartiere sono letteralmente sobbalzati dal letto e hanno addirittura temuto che si trattasse di una scossa di terremoto» scrisse, all’indomani, il Corriere del Ticino.

Il «mistero» fu svelato alle prime luci dell’alba. Sopra il masso, infatti, si poteva leggere: «Dal 26.3.92 zona riservata per deposito sassi da scogliera offerti allo Stato» e, ancora, «Contro gli appalti truccati».

© CdT/Archivio
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Una storia di appalti

Se in questi giorni, a tenere banco, è la dura protesta degli allevatori dopo l’ennesimo attacco di un lupo, all’epoca furono i cavisti della Riviera ad alzare la voce. Inscenando una protesta che passò alla storia, culmine di un disagio, leggiamo, che si trascinava «da quasi tre anni».

Flavio Giannini, presidente dell’Associazione industrie dei graniti, marmi e pietre naturali del Ticino, spiegò le ragioni del gesto in una petizione consegnata al presidente del Gran Consiglio Marco Pessi. Citiamo ancora il Corriere: «Nel testo si parla di manipolazioni in atti di ufficio riguardanti appalti pubblici per forniture di sassi da scogliera (arginature) a Faido, Chironico, Olivone e in Valle Bedretto».

Giannini ricordò, tra gli altri, il caso dei lavori di arginatura a Olivone: in sostanza un regolare concorso, verificato dall’Ufficio cantonale degli appalti, venne fermato e tenuto in sospeso per ventun mesi da un funzionario. Lo stesso concorso fu poi riaperto. L’associazione, quindi, contestò la procedura e il Cantone riconobbe l’errore. Un cavista-trasportatore, tuttavia, impugnò la decisione governativa causando l’apertura di un terzo concorso, in scadenza il 26 marzo.

Di nuovo il Corriere: «A questo punto i cavisti, considerato che verrà loro negata la possibilità di fornitura, oltre a dimostrare pubblicamente il proprio disappunto hanno deciso, ‘‘costretti dalle circostanze’’, di proporre ‘‘in regalo allo Stato quanto altrimenti è di certo destinato a rimanere nelle loro cave’’ (220 mila quintali di pietre per arginature, ndr). Non è escluso che nei prossimi giorni seguiranno altre azioni di protesta».

L'interpellanza

La vicenda sfociò in un’interpellanza che il deputato in Gran Consiglio Giuseppe Sergi presentò al Governo. «Alla luce dei recenti sviluppi, Sergi ha chiesto in particolare al Consiglio di Stato se corrispondono al vero le accuse formulate dall’AIGT secondo cui nella delibera di alcuni appalti l’amministrazione abbia commesso irregolarità favorendo alcune ditte esterne al ramo dei cavisti, se tali denunce hanno indotto ad aprire un’inchiesta amministrativa e se non è opportuno bloccare a tempo indeterminato gli appalti contestati affinché tutta la vicenda venga chiarita». Infine, il deputato «ha chiesto se il Governo non ritiene opportuno chiarire pubblicamente la propria posizione. Intanto il direttore del Dipartimento del territorio Renzo Respini, ai microfoni della RSI, ha tra l’altro affermato che non è con azioni spettacolari e con la rottura del dialogo tra enti pubblici e associazioni che si possono risolvere determinati problemi».

La rimozione

Giovedì 27 marzo, verso le 21, una pesante pala meccanica rimosse il masso ponendo così fine, momentaneamente, alla protesta dell’Associazione di categoria contro l’annullamento di concorsi di fornitura di pietre per arginatura in Valle di Blenio. L’intera vicenda venne interamente riesaminata dalle competenti autorità cantonali.

© Archivio CdT
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