La reazione

«Offriamo le migliori condizioni: ai sindacati non basta mai»

La Società impresari costruttori ticinese rigetta le accuse – Il presidente Massimo Cereghetti: «Assurdo che si arrivi a scioperare per 8 franchi di colazione o per il quarto d’ora di viaggio»
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
20.10.2025 17:22

«Il nostro dovrebbe essere l’ultimo settore toccato da ulteriori rivendicazioni». Non ci va leggero, Massimo Cereghetti, presidente della Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino, nel commentare le richieste avanzate dai lavoratori dell’edilizia durante la giornata di mobilitazione. A due mesi dalla fine dell’anno, quando scadrà il contratto, «tutte le variabili sono possibili, compresa la possibilità che non si arrivi a firmare alcun Contratto nazionale mantello e che si crei quindi un vuoto contrattuale». Del resto, evidenzia Cereghetti, «non sarebbe la prima volta». Gli impresari costruttori, ribadisce il presidente, hanno bisogno di un contratto «più snello rispetto alle 150 pagine attuali di articoli e più facilmente applicabile». Detto ciò, «non vogliamo certo condizioni sfavorevoli per i nostri dipendenti. Anzi, ci teniamo che i nostri collaboratori siano felici e ben retribuiti, ma abbiamo anche bisogno di una semplificazione, che i sindacati vedono come fumo negli occhi».

Con la loro giornata di mobilitazione, attacca poi Cereghetti, i sindacati hanno violato apertamente la pace del lavoro prevista dal contratto all’articolo 7. «Ma forse - come accade ogni 3-4 anni - i sindacati con queste iniziative vogliono solo dimostrare di meritare i soldi che incassano dai lavoratori a loro affiliati». La protesta, dice dal canto suo il direttore Nicola Bagnovini, «non contribuisce certamente a rasserenare gli animi, anzi. Un’altra tornata di discussioni tra le parti è prevista la prossima settimana, ma il clima rimane piuttosto teso».

Agli antipodi

Entrando nel dettaglio delle trattative, infatti, le posizioni rimangono distanti. Se i sindacati chiedono una diminuzione dell’orario lavorativo e un adeguamento salariale, la SSIC ribadisce che il settore dell’edilizia gode già del miglior contratto collettivo svizzero. «A nostro avviso c’è ancora margine per trattare. Però vogliamo anche che sia ben chiaro che cosa stanno chiedendo i sindacati», dice Cereghetti. «Pretendono un aumento salariale che sfiora il 15%. Si tratta di ben 750 franchi in più al mese per ciascun dipendente. Non possiamo pensare di accettare una richiesta simile». Anche perché, aggiunge Bagnovini, «non possiamo fare concessioni insostenibili per i datori di lavoro, dobbiamo dimostrare responsabilità sociale proprio per garantire un futuro alle aziende e dunque posti di lavoro sicuri e di qualità».

Secondo la SSIC, le condizioni oggi garantite ai lavoratori del settore sono già molto attrattive: «Offriamo uno stipendio minimo per i muratori che supera i 5.800 franchi al mese per tredici mensilità, più 250 franchi di indennità per i pasti e centinaia di franchi di trasferte. Cinque settimane all’anno di vacanza (6 per gli ultracinquantenni) e un prepensionamento a 60 anni, con il 70% della paga, e un orario lavorativo di 40 ore e mezzo alla settimana. Sfido chiunque a trovare un contratto simile», sottolinea Cereghetti. Fare di più è difficile. «Al contrario, ai sindacati non basta mai». Di fronte all’ipotesi che si arrivi a uno sciopero vero e proprio, però, Cereghetti non si scompone: «Troverei davvero assurdo che si arrivasse a scioperare per gli 8 franchi della colazione o per il quarto d’ora alla mattina e alla sera di tempo di viaggio a carico dei lavoratori, dimenticando i 6 mila franchi al mese di stipendio. Lo ribadisco: da noi un manovale percepisce 27 franchi all’ora, un muratore 32. Tante altre realtà in Ticino hanno il minimo salariale a 20 franchi». 

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