Oliviero Pesenti: «Lascio sereno e alla politica chiedo più coraggio»

Ha passato in rassegna quattro anni di mandato, ponendo l’accento sulle sfide intraprese e quelle ancora da realizzare. Oliviero Pesenti ha lasciato la presidenza di AITI, consegnando il timone dell’associazione industrie ticinesi a Nicoletta Casanova, eletta dall’assemblea dei soci oggi a Lugano. Nello stile che ha contraddistinto il suo mandato, diretto e senza peli sulla lingua, Pesenti ha ripercorso i temi a lui più cari. A cominciare dal ruolo della politica, rea - a suo dire - di un immobilismo che ha frenato e continua a frenare la crescita economica del Paese. Un esempio? «Il declino demografico è un problema noto da tempo, da oltre un decennio. Tuttavia, è stato trascurato e, oggi, il rischio di dover fronteggiare una situazione di carenza di manodopera è più che concreto».
Debito buono e cattivo
Ma l’inazione della politica coincide anche con «l’incapacità di selezionare in maniera lungimirante gli investimenti indispensabili per garantire lo sviluppo economico e il benessere del Paese». Uno dei nodi centrali della battaglia condotta da AITI durante la presidenza Pesenti è stato, non a caso, quello dei conti pubblici, un tema sul quale l’associazione è scesa in campo con decisione.
«Forse non ci siamo resi conto che stiamo vivendo uno dei momenti più difficili degli ultimi 70-80 anni. L’ordine mondiale sta cambiando. Per restare al passo con i tempi serve uno Stato sano, che possa sostenere chi ha bisogno di aiuto e che, al contempo, possa promuovere gli investimenti sani». La spesa pubblica del Cantone, invece, negli anni è continuata a crescere e, ormai, secondo Pesenti, può essere definita «fuori controllo».
Al riguardo, il presidente uscente ha espresso timori per il crescente grado di indebitamento dello Stato. Indebitamento che sarà scaricato sulle spalle delle prossime generazioni, ha detto: «Indebitarsi per fare fronte sempre più alla spesa corrente è un errore grave, sia perché causa oneri sempre maggiori in interessi passivi, sia perché sottrae risorse preziose agli investimenti». Secondo Pesenti, lo Stato deve quindi avere il coraggio di decidere. «Deve capire quali sono gli investimenti sani, ossia quelli che creano ricchezza».
Dipartimenti da accorpare
Un concetto, quest’ultimo, al centro anche del Piano di sviluppo economico «Ticino 2032», presentato da AITI nel 2022, che propone una riforma orientata a definire una vera strategia economica e a colmare l’assenza di una politica industriale in Ticino. Un progetto che implica una riflessione approfondita sui rapporti tra istituzioni ed economia, includendo anche temi fondamentali come la formazione e l’innovazione.
Al riguardo, Pesenti è tornato a ribadire la necessità di un rimescolamento dei dipartimenti in Consiglio di Stato. Più precisamente, di un accorpamento tra economia e formazione. «La scuola non è di destra o di sinistra: è di tutti. E deve essere abbinata allo sviluppo del territorio, quindi all’economia. Oggi, economia e formazione viaggiano su binari separati, quando invece dovrebbero incontrarsi e parlarsi».
Sul tema, tuttavia Pesenti ha chiarito che in alcun modo è in corso uno sconfinamento dell’economia sulla formazione: «Tutt’altro. Non vogliamo che i giovani vengano indirizzati dall’economia. Ognuno deve poter scegliere liberamente il proprio percorso. Tuttavia, è importante che la formazione rispecchi le reali esigenze del mondo del lavoro. La formazione deve essere orientata all’economia attuale, con la consapevolezza di quali mestieri stanno scomparendo e di quali, invece, saranno sempre più richiesti».
Condizioni quadro
Altro tema cardine, l’innovazione. In un tessuto economico costituito dal 97% di PMI, i processi di cambiamento tecnologico andranno seguiti con particolare attenzione. «L’innovazione costa sempre di più», ha detto Pesenti. «Diverse imprese fanno fatica a restare al passo con questa evoluzione. L’economia e lo Stato devono dunque rafforzare la collaborazione per sostenere le imprese negli sforzi di ammodernamento tecnologico, in termini di formazione e di incentivi mirati all’innovazione». Particolare importanza rivestono, in questo contesto, le condizioni quadro che il Cantone è chiamato a garantire. «Si pensi, ad esempio, alla legge sull’innovazione: lo Stato prevede degli aiuti. Purtroppo, una parte significativa delle aziende non può beneficiarne».
In questo solco si inserisce anche la riflessione sul Parco dell’innovazione del Ticinio, di cui AITI è azionista. Secondo Pesenti, lo sviluppo economico del cantone, nei prossimi anni, non può essere confinato a questo progetto. E ciò tenuto conto che «la maggior parte delle aziende ticinesi non passerà mai dal Parco dell’innovazione». Di qui, appunto, la necessità di sviluppare una cultura politica più attenta e vicina alle esigenze dell’economia e delle PMI.
Le relazioni con l’UE
Pesenti ha quindi concluso guardando alle relazioni con l’Europa: «Il Ticino e la Svizzera non possono prescindere da mercati aperti e da una relazione duratura e proficua con i Paesi dell’Unione Europea». In un contesto geopolitico frastagliato, la relazione privilegiata con l’Europa è prioritaria, ha detto. Al contempo, occorre guardare altrove. «I Paesi in via di sviluppo devono essere un punto di riferimento per il futuro delle nostre imprese. E ancora in questo caso, la politica deve creare le condizioni per fare mercato e impresa».
«Lascio sereno»
Da ultimo, un bilancio personale: «Lascio con uno spirito sereno, consapevole di aver realizzato quanto mi ero prefissato. Le "cadreghe" non mi interessano. Mi interessa fare. Mi sono impegnato e ho fatto. Oggi lascio con serenità. Un messaggio agli associati e alla politica? In generale: collaborare e condividere. Nessuno può più permettersi di andare avanti da solo. Alla politica, però, chiedo capacità di sintesi e coraggio. Il coraggio di decidere. Perché non c’è nulla di peggiore che scegliere di non decidere».