La sentenza

Otto anni per il rapinatore di Monteggio

La Corte delle assise criminali non ha avuto dubbi: l'imputato alla sbarra da ieri per il colpo tentato alla Raiffeisen e quello riuscito a un furgone portavalori non è credibile – Sarà espulso per 15 anni
© CdT/Archivio
Nico Nonella
06.04.2023 12:10

  

«L’imputato è un rapinatore seriale, che ha agito mosso dal puro egoismo». La Corte delle assise criminali non ha avuto dubbi: il 55.enne italiano alla sbarra mercoledì con l’accusa di aver partecipato a quattro rapine, una delle quali tentata, «non è credibile» e lo ha pertanto condannato a 8 anni di carcere e all’espulsione dalla Svizzera per 15 anni.

Confermato dunque integralmente l’atto d’accusa stilato dal sostituto procuratore generale Moreno Capella (ad eccezione dell’aggravante della rapina in banda, «compensata» dall’uso di armi da fuoco), il quale aveva chiesto undici anni di carcere. In buona sostanza l’imputato, riconosciuto colpevole di rapina aggravata (in parte tentata), furto, danneggiamento e infrazione alla Legge federale sulle armi ha partecipato sia al tentato «colpo» del 9 dicembre 2021 alla Raiffeisen di Monteggio sia a quello, riuscita, del luglio 2019 ai danni di un furgone portavalori della Loomis, sempre a Molinazzo di Monteggio. Senza contare altre due rapine, più datate: una nel 2014 a Mendrisio e una nel 2012 a Stabio. Entrambe commessi ai danni di portavalori. In questi colpi, ha argomentato la Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, l’uomo ha avuto un ruolo di primo piano, occupandosi dell’organizzazione e procurando le armi, la vettura e gli strumenti necessari.

«Non ero io»

L’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Pizzola, aveva ammesso solo la tentata rapina alla banca, a suo dire non avvenuta poiché la banda aveva deciso di rinunciarvi poco prima del blitz della Polizia che li aveva arrestati. Negando categoricamente gli altri tre episodi: «Non ero io». Ma Corte e assessori giurati non gli hanno creduto. «La sua colpa è estremamente grave dal profilo oggettivo in ragione di numero di episodi e bottino raccolto (il colpo al portavalori aveva fruttato tre milioni, quello a Mendrisio 200 mila franchi, ndr) – ha affermato Pagnamenta nel motivare la sentenza –. La colpa è ancora più grave dal profilo soggettivo in quanto ha agito mosso dall’egoismo e dalla ricerca di un facile guadagno». Nel calcolare la pena, la Corte ha riconosciuto le aggravanti della plurirecidiva (il 55.enne era già stato condannato due volte in Italia per rapina e lì ha scontato 10 anni) e la scarsa collaborazione. In virtù del suo stato di salute, la pena è però stata sensibilmente ridotta.

«Non è credibile»

Più in dettaglio, per quanto concerne la tentata rapina alla Raiffeisen del dicembre 2021, la Corte ha stabilito che la versione delle desistenza dall’ultimo minuto non è credibile: «L’imputato ha fornito quattro versioni. Ci hanno ripensato perché, come ammesso da uno di loro, quel giorno qualcosa non andava». Il 55.enne ha avuto anche un ruolo di primo piano nella rapina al portavalori. Il correo che lo aveva collocato sul luogo della rapina, nel frattempo già condannato con altri due dei sei componenti della banda, è invece stato ritenuto credibile. Anche per quanto attiene i due colpi «momò», le versioni dell’imputato non sono state ritenute attendibili: in un caso è stato ritrovato il suo DNA sulla vettura usata per le rapine, nel secondo le immagini della videosorveglianza lo avevano immortalato mentre sottraeva il denaro dall’automobile di un portavalori: «Non era necessario scomodare un raffinato software di riconoscimento facciale – ha affermato il giudice –, bastano i nostri occhi per capire che è lui».

In questo articolo:
Correlati