Sentenza

Otto mesi sospesi all'ex direttore amministrativo di SCuDo

Per la Corte l’uomo è reo di ripetuta amministrazione infedele aggravata: le malversazioni ammontano a 287.000 franchi - Fra le attenuanti l’aver usato parte del denaro «per creare benessere sul luogo di lavoro»
©Chiara Zocchetti
Federico Storni
20.11.2025 06:00

Colpevole per tutti i capi d’accusa che compongono il reato di ripetuta amministrazione infedele aggravata, ma prosciolto dal reato di falsità in documenti. È questo il destino processuale di primo grado dell’ex direttore amministrativo di SCuDo, a cui erano imputate (e ora sono state riconosciute) malversazioni per 287.000 franchi ai danni di SCuDo e di un altro Ente di pubblica utilità del Luganese attivo nell’ambito del servizio e cure a domicilio di cui era vicepresidente. Parte del denaro, però, è stata usata «per creare benessere sul posto di lavoro», cosa che gli è valsa una riduzione di pena, al pari del tempo trascorso dai fatti (che risalgono al periodo 2014-2019) e della parziale assoluzione. L’uomo, un 62.enne del Luganese, è quindi stato condannato a 8 mesi sospesi per due anni dalla Corte delle assise correzionali presieduta dalla giudica Monica Sartori-Lombardi. La procuratrice pubblica Caterina Jaquinta Defilippi, titolare dell’incarto, ne aveva chiesti 18, sempre sospesi. Il legale di fiducia dell’uomo, avvocato Nadir Guglielmoni, si era battuto per il pieno proscioglimento. L’ex direttore ha infatti sempre affermato di essere innocente e, semmai, vittima delle circostanze e succube del presidente di SCuDo, di cui avrebbe semplicemente eseguito le richieste: «Ero un soldatino, mi spiace dirlo», aveva detto martedì in coda al dibattimento. Una tesi, questa, che l’accusa aveva definito «un goffo tentativo» di scaricare le proprie colpe su altri, e che la Corte non ha quantomeno ritenuto sufficiente per assolverlo.

«Pacifico che era il gerente»

Nel motivare brevemente la sentenza, la giudice Sartori-Lombardi ha infatti ricordato che l’uomo era responsabile fra l’altro della contabilità, della chiusura dei bilanci e dello stilare preventivi e consuntivi diSCuDo: «È pacifico che era il gerente ai sensi del reato di amministrazione infedele e che le varie operazioni non giustificate rappresentano una violazione dei suoi obblighi di amministrazione. Anche il danno è evidente, essendo i soldi stati usati per scopi estranei a quelli delle due Associazioni. Non poteva non sapere che venendo meno ai suoi doveri avrebbe arrecato loro pregiudizio».

La Corte ha riconosciuto in toto le varie imputazioni di appropriazione indebita, che andavano dai prelievi in contanti, all’uso senza permesso delle carte aziendali, a noleggi di automobili e furgoncini, ad acquisti più insoliti, quali 17.000 franchi di chiavette UBS («chiaramente dei gadget per SCuDo», si era difeso l’ex direttore) o 700 franchi di formaggella («una forma da regalare a un membro di comitato che lasciava la carica»). Nel motivare oralmente la sentenza, la Corte non si è tuttavia soffermata sui singoli addebiti, cosa che semmai verrà fatta nella decisione scritta motivata, sempre che le parti decideranno di richiederla (non è al momento escluso che la vicenda possa avere un seguito in Appello).

Colpa medio-grave

L’ex direttore era anche accusato di falsità in documenti per aver «allestito falsi bilanci di SCuDo negli anni fiscali 2014-2018 inserendo dei costi fittizi», ma per questa ipotesi di reato è stato assolto essendo stata formulata in maniera troppo generica, tanto da impedirgli di difendersi e dunque violando il principio accusatorio .

Tutto considerato la sua colpa è stata definita medio-grave dal punto di vista oggettivo e media da quello soggettivo: a suo favore in questo senso ha giocato il fatto di aver usato almeno una parte del denaro a favore dei dipendenti diSCuDo (malgrado non avesse l’avallo dei suoi superiori). SCuDo stessa non chiedeva d’altronde il risarcimento dell’intera somma malversata, «condonando» per così dire all’uomo qualche decina di migliaia di franchi dimostrabilmente usati per elargire benefit ai dipendenti. In generale, nessuno in aula ha sostenuto che l’ex direttore abbia usato il denaro malversato per arricchirsi.

Ora i conti li cura LIS

SCuDo è un Ente attivo nell’ambito del servizio e cura a domicilio d’interesse pubblico e circa l’80% dei suoi costi, grossomodo 18 milioni l’anno, è coperto dai Comuni del Luganese (soprattutto Lugano). Da settembre 2019 l’Ente Lugano istituti sociali della Città (LIS) ha assunto la gestione della direzione amministrativa diSCuDo. Da alcuni mesi SCuDo ha sede presso Villa Rava a Viganello, grazie a un diritto di superficie concesso dalla Città, a pochi passi dalla casa per anziani Alla Meridiana.

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