Il supplemento

Paghi con Twint, paghi di più

Le commissioni pesano sui commercianti, che in certi casi iniziano a riversarle sui clienti - L’esempio del luna park di Agno, dove certi giostrai applicano un sovrapprezzo di 50 centesimi: «Con i proventi voglio retribuire gli operai, non gli istituti bancari»
©CHRISTIAN BEUTLER
Andrea Stern
Davide Illarietti
Andrea SterneDavide Illarietti
26.07.2025 06:00

Una serata al luna park è già costosa di per sé ma lo può diventare ancora di più se in tasca non si ha denaro contante. Alcuni giostrai hanno difatti introdotto un supplemento di 50 centesimi per ogni pagamento effettuato con Twint o carta di credito. «Ho qui due operai che si spaccano la schiena sotto il sole cocente, voglio che i proventi del lavoro vadano a loro e non a qualche funzionario di banca che trascorre il tempo dietro al computer a osservare le mie transazioni», si giustifica un giostraio, prima di estrarre dal cassetto un documento della SECO secondo cui il supplemento non sarebbe illegale. «E se quelli di Twint dovessero avere qualcosa da obiettare, che vengano pure qui a lamentarsi: perderebbero un ottimo cliente che versa loro ogni anno cifre importanti in commissioni», aggiunge.

La paperella in contanti

L’avversione nei confronti delle commissioni accomuna un po’ tutti i giostrai e i gestori di punti di ristoro al luna park. Qualcuno di loro la manifesta rifiutando qualsiasi pagamento che non sia in contanti, qualcuno fissa una soglia minima, qualcun altro chiede un supplemento per i pagamenti elettronici, qualcun altro ancora tiene nascosta la macchinetta e la estrae solo nel caso in cui un cliente non avesse veramente altre possibilità di pagamento.

«C’è gente che prende una paperella da un franco e vuole pagare con Twint», dice una giostraia. « Non per mancanza di alternative bensì per comodità. Perché se poi io chiedo di pagare in contanti quasi tutti trovano qualche moneta o banconota. Il terminale di pagamento ce l’ho, ma lo tiro fuori solo per importi più sostanziosi. Altrimenti finirei per non guadagnare più niente».

«Prezzi fermi ma più spese»

La famiglia di Michele Pellerani gestisce le giostre di Agno dal 1915, quando le banconote erano grandi il doppio di oggi e il resto era fantascienza. L’attaccamento al contante, dice, non è un fattore culturale ma «nasce dall’oggettiva mancanza di convenienza. I nostri prezzi sono per lo più fermi da decenni, mentre tutto il resto aumenta. Ogni piccola nuova spesa è un peso in più».

Twint sostiene di addebitare come commissione l’1,3% dell’importo della transazione. Ma tra i commercianti c’è chi parla di prelievi variabili che possono raggiungere anche il 4% della cifra d’affari. «Dipende dal fatturato», dice uno di loro.

Ad ogni modo non stupisce che né Migros né Coop abbiano sottoscritto la denuncia presentata alla Comco dall’associazione dei commercianti al dettaglio, che accusa il sistema di pagamento di proprietà delle maggiori banche svizzere di «abusare della sua posizioni dominante applicando commissioni eccessive». Sia Migros sia Coop godono di condizioni preferenziali che i piccoli commercianti possono solo sognare.

I favorevoli

«Ma è normale che qualcosina debbano tenersi, nemmeno il cane muove più la coda se non gli dai il biscottino», afferma Nello Croce, agricoltore di Campo Blenio che vende i suoi prodotti anche attraverso un negozietto in fattoria. «Io sono molto contento del servizio, il pagamento è immediato e non bisogna stare lì a cercare il resto. Oltretutto grazie a Twint possiamo avere come clienti anche persone che girano senza un franco in tasca e che quindi non comprerebbero nulla, se non ci fosse questa opportunità».

I negozi di fattoria sono tra le attività commerciali che più di tutte hanno accolto con favore l’arrivo di Twint, un metodo di pagamento semplice e veloce che evita di dover lasciare denaro contante a disposizione di eventuali malintenzionati. Una piccola commissione è pur sempre meno pesante del furto della cassa.

Diverso è il discorso per chi vende prodotti per piccole cifre, spesso con margini irrisori. Un edicolante zurighese sentito dal Blick sostiene che «certi prodotti conviene regalarli piuttosto che farseli pagare con Twint». E anche nelle edicole ticinesi il nuovo metodo di pagamento è stato accolto obtorto collo.

I rassegnati

«Alla fine abbiamo dovuto adeguarci anche noi, ma è solo da un paio di anni che accettiamo Twint e le carte di credito in tutte le nostre edicole», spiega Mary Zichella, collaboratrice amministrativa di Elia Colombi SA. «Ormai è praticamente impossibile restarne fuori. Quello che posso dire è che l’aumento della cifra d’affari non si riflette sui guadagni. Le commissioni hanno un peso, che è inevitabile ma che c’è».

A riversare le commissioni sui clienti sono in ogni caso in pochi. Qualcuno preferisce piuttosto arrotondare il prezzo al ribasso in caso di pagamento in contanti.

«Oppure, finché restiamo su volumi limitati, continuiamo a usare il Twint privato, che a differenza di quello professionale non prevede commissioni», spiega Roberto Barboni, presidente dell’Associazione artigiani ticinesi. «Personalmente io sono contrario ai pagamenti elettronici, che sono gestiti da aziende private e non da uno Stato che garantisce la moneta circolante. Però professionalmente non posso non accettarli. Anche ai mercati c’è sempre più gente che gira senza contanti. Se vogliamo vendere, dobbiamo per forza assecondarli».