Città

Palazzo di Giustizia a Lugano: «Una situazione indecorosa»

Nel suo rendiconto annuale, il Consiglio della Magistratura non lesina critiche sulle condizioni attuali dell’edificio di via Pretorio, in particolare sui suoi limiti logistici – «Non si possono escludere conseguenze qualitative sul lavoro»
© Ti-Press/Crinari
Nico Nonella
14.04.2023 06:00

«La situazione logistica generale della giustizia ticinese resta in parte ancora inadeguata e, almeno per certe realtà, oggettivamente indecorosa. In particolare, questo vale per il Palazzo di Giustizia di Lugano». A dirlo, nero su bianco, è il Consiglio della Magistratura. Una «sentenza» impietosa quella emessa dall’organo di vigilanza nel suo rendiconto del 2022, che ricalca il giudizio già espresso nel rapporto del 2021: «Una situazione logistica critica e inadeguata». A un anno di distanza, poco è dunque cambiato: «Le carenze logistiche comportano l’impossibilità di offrire sufficienti spazi alle attività e alle persone, di garantire una sicurezza minima per magistrati e utenti, nonché di mettere a disposizione supporti tecnici al passo con i tempi che possano realmente favorire una qualità e una velocità del lavoro paragonabile a quella offerta ai magistrati dalla Confederazione e dagli altri Cantoni». Insomma, queste carenze «hanno inevitabilmente ripercussioni anche sull’immagine della Giustizia».

E l’opzione EFG?

Come noto, sul tavolo della politica è ormai pendente dal 2019 il progetto governativo per l’acquisizione dello stabile EFG di Lugano per insediarvi la «Città della giustizia». Ma il dossier, ne avevamo riferito negli scorsi mesi, è tuttora fermo in Commissione gestione e finanze. Un’impasse che il Consiglio della Magistratura ha stigmatizzato senza se e senza ma: «La necessità di trovare una sede sostitutiva al Palazzo di Giustizia di Lugano, che si trova in uno stato palesemente inadeguato, appare ancora ben lungi dall’essere soddisfatta – per motivi che non compete a questo Consiglio della magistratura commentare –, fatto che non può che destare profonde preoccupazioni. Sia di tipo finanziario (ci torneremo in seguito), sia operativo. A questo proposito, il gremio presieduto da l giudice d’Appello Damiano Stefani cita «l’impossibilità di escludere che la vetustà della struttura possa influenzare negativamente la qualità del lavoro e scongiurare l’insorgere di intoppi tecnici, con conseguenze qualitative e temporali a tutti i livelli della Magistratura». Nel rendiconto, l’organo di vigilanza sottolinea in particolare che «poter disporre di strutture adeguate, che garantiscano standard minimi a livello di spazi, sicurezza, supporto tecnologico e igiene, non è un lusso, ma la condizione minima per poter lavorare in un contesto decoroso». Per quanto riguarda il lavori commissionali, attualmente tutto è fermo in attesa della costituzione del nuovo Parlamento, i cui equilibri politici sono mutati rispetto alla scorsa legislatura.

Mettiamoci una pezza

Come detto, alle preoccupazioni logistiche e organizzative se ne aggiungono altre, di tipo finanziario. «È ormai più che certo che nonostante a livello politico si continui a discutere senza esito tra i vari interlocutori per trovare una nuova casa al Tribunale d’appello e una degna sistemazione al Ministero pubblico, lo stallo al quale le discussioni hanno portato impone di ragionevolmente pensare che, almeno per i prossimi anni, nulla muterà». Tradotto in parole povere, la Giustizia dovrà far capo alle sue sedi attuali e in particolare a un palazzo, quello di via Pretorio, che accusa il peso del tempo ed è ormai arrivato a fine vita. Di conseguenza – ne avevamo riferito lo scorso 6 febbraio – occorrerà mettere mano al portafogli per sistemarlo, apponendovi dei «cerottoni». Il Governo ha infatti chiesto un credito da 12,4 milioni di franchi per ovviare «allo stato precario e di degrado dello stesso immobile, ormai a fine del suo ciclo di vita». Oltre a interventi per così dire infrastrutturali, bisognerà aggiornare «la rete informatica, la quale permetterà anche di ottenere l’infrastruttura tecnica necessaria all’introduzione del progetto federale Justitia 4.0».

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