Parità, i salari e quel 20% in meno

Una donna deve lavorare fino al 7 marzo per raggiungere la stessa somma che un uomo ha già guadagnato il 31 dicembre dell'anno precedente. Anzi, doveva, perché le ultime statistiche mostrano che questa data andrà posticipata. In Svizzera infatti la differenza tra il salario medio di un uomo e quello di una donna continua ad aumentare. Secondo gli ultimi dati dell'Ufficio federale di statistica tra il 2010 e il 2012 lo scarto fra i due sessi è aumentato dello 0,5% passando dal 18,4 al 18,9. Una donna guadagna, in media, circa il 20% in meno di un uomo. Il Ticino è in controtendenza rispetto ai dati nazionali. La differenza di salario è diminuita dello 0,4%: dal 20,6 al 20,2%. Questo è dovuto al fatto che la disparità salariale si affievolisce in una componente che ha un forte impatto su tutte le altre: quella delle professioni senza responsabilità dirigenziali che vede impiegate in Ticino più di 6 donne su 10.
La variabile della maternità
Parte di questo gap è riconducibile a fattori oggettivi. Nella maggior parte dei casi l'uomo esercita la sua professione senza interruzioni mentre la donna, per scelta o necessità, alla nascita del primo figlio esce temporaneamente dal mercato del lavoro o riduce il suo grado di occupazione. Ciò, oltre a modificare in modo diretto il suo salario, influenza negli anni successivi altri aspetti che incidono sulla remunerazione come l'anzianità di servizio e l'esperienza sul posto di lavoro. Un altro fattore è la forte presenza femminile nelle professioni meno retribuite quali quelle amministrative e commerciali o legate alle cure. Ma anche cambiando settore e ramo economico la situazione non migliora. Anzi, la disparità salariale aumenta. Nel mondo finanziario, quello delle assicurazioni e in generale nelle grosse aziende con più di 500 dipendenti, le donne guadagnano dal 30 al 39% in meno dei colleghi. Il rosa è fortemente sottorappresentato nelle funzioni di quadro che richiedono maggiori responsabilità.
La zona grigia
Questi fattori spiegano solo il 60% della differenza salariale, lasciando un buon 40% (una media di 677 franchi a livello nazionale e di 418 in Ticino) in una zona grigia dove la parola «discriminazione» si fa più pesante e «lo sforzo per tentare di risolvere la disequazione si sposta nel campo delle ipotesi. O delle ingiustizie inspiegabili» precisa Marialuisa Parodi, presidente della sezione ticinese dell'associazione Business Professional Women (che ha come obiettivo promuovere e sostenere le donne in ambito professionale e aiutarle attraverso un servizio di mentoring a rompere il cosiddetto glass ceiling, il «soffitto di cristallo» che rende difficile alle donne l'accesso alle posizioni gerarchicamente più alte).