San Gottardo

Passo aperto tutto l’anno? «Non siamo contrari, ma...»

Il Consiglio di Stato ha risposto al Comitato LEA: «Tema di competenza federale; l’investimento è probabilmente sproporzionato» – Christian Fini: «Non siamo un baliaggio stradale»
© Keystone/Urs Flueler
Nico Nonella
13.06.2025 06:00

Valutare l’apertura tutto l’anno (o almeno per un periodo prolungato) del Passo del Gottardo? «Non siamo contrari, ma è difficilmente realizzabile». Firmato: il Consiglio di Stato. Il Ticino non è contrario alla proposta, avanzata in una mozione del 21 marzo scorso dal consigliere nazionale argoviese Benjamin Giezendanner (UDC) e rilanciata a livello cantonale il Comitato Libertà, Energia, Ambiente (LEA) del PLR ticinese. In una lettera, LEA aveva chiesto all’Esecutivo di mobilitarsi. A stretto giro di posta, ecco la risposta: in una lettera datata 4 giugno 2025, il Governo ha affermato di non essere contrario a svolgere degli approfondimenti. Ma c’è un ma. Premettendo di essere ben cosciente che la competenza relativa alla strada del Passo del san Gottardo è della Confederazione, che ha sua volta ha demandato a Canton Uri la competenza per l’esercizio, il Governo è consapevole della situazione viaria della galleria autostradale – dal 2012 al 2023 le ora di coda ai portali sono praticamente raddoppiate – ma ritiene che «la futura apertura di una seconda canna dovrebbe migliorare efficacemente lo scorrimento del traffico, evitando chiusure totali dell’asse nord-sud per ogni problema, anche minore». Citando i dati dell’USTRA sul traffico giornaliero medio (nei mesi invernali si parla di 13-15 mila passaggi mentre in quelli estivi si va dai 19.911 di maggio agli oltre 26 mila di luglio e agosto), il Consiglio di Stato ritiene che «nel periodo estivo, il poter usufruire della strada del passo è un importante aiuto per migliorare la fluidità del traffico»; di contro, «il numero di passaggi in inverno subisce un’importante contrazione, tale da poter ipotizzare che un’eventuale apertura del passo non porterebbe a riduzioni percepibili del traffico nel tunnel».

Nella missiva viene inoltre rilevato che la transitabilità lungo tutto l’anno potrebbe sì essere garantita con un investimento di circa 300 milioni di franchi (per realizzare gallerie artificiali nei punti critici, barriere protettive e implementare una sicurezza ad hoc), oltre a 1,2 milioni all’anno per la gestione dell’esercizio, tuttavia l’investimento «risulterebbe probabilmente sproporzionato, e senza garanzia di un prolungamento significativo del periodo di apertura». Più o meno la stessa risposta data un mese fa dal Consiglio federale alla mozione Giezendanner.

La reazione

Raggiunto per un commento, il presidente di LEA, Christian Fini, da un lato accoglie «positivamente la tiepida disponibilità a valutare gli approfondimenti proposti», dall’altro rileva «con rammarico un tono generale che appare più rassegnato che determinato, più attendista che propositivo. A mio modo di vedere non ci si può limitare a constatare i limiti imposti, ma occorre il coraggio di metterli in discussione, con visione e iniziativa». «Comprendo che la competenza di questo asse viario sia federale, ma non per questo il Cantone può sottrarsi al dibattito – prosegue –. Le strade scorrono sul nostro territorio, coinvolgono anche i nostri cittadini e le nostre aziende che le attraversano giornalmente. Davvero possiamo restare semplici spettatori? Restare a guardare non è un’opzione. Non siamo un baliaggio federale stradale. Il Passo potrebbe rappresentare un’alternativa strategica in situazioni critiche. Anche perché, né un secondo tunnel autostradale né una linea ferroviaria sono immuni da chiusure improvvise o incidenti. Affidarsi a due soli assi, come se fossero infallibili, è a mio modo di vedere più un atto di fede più che una strategia di mobilità». In conclusione, LEA si aspetta che il Consiglio di Stato «si faccia sentire con maggiore determinazione a Berna».

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