Per Cuntitt non è finita: da un colpo di scena all’altro

A Castel San Pietro i promotori del referendum contro il credito per il rinnovo e ampliamento dell’osteria Cuntitt, all’interno dell’omonima masseria, non si arrendono. E inoltrano ricorso al Consiglio di Stato. L’obiettivo? Far «resuscitare» il loro tentativo di referendum dopo che il Municipio a fine luglio aveva dichiarato irregolare, quindi nulla, l’iniziativa. «Convinti delle proprie ragioni e della necessità che sia il popolo a pronunciarsi su questa spesa», si legge in una nota diffusa dai referendisti. La spesa in questione è di quasi mezzo milione di franchi ed è stata approvata dal Consiglio comunale lo scorso aprile. E per loro era eccessiva per la situazione attuale delle finanze comunali, motivo per cui hanno optato per il tentativo di referendum.
Un tentativo che era riuscito, con il gruppo a raccogliere circa 300 firme valide (il quorum era di 247), ma un colpo di scena a fine luglio aveva fatto sfumare all’improvviso una chiamata alle urne della popolazione che sembrava certa. Il Municipio aveva infatti trovato un «vizio di forma» nelle liste consegnate e dichiarato irregolare, quindi irricevibile, il tentativo di referendum.
«Abbiamo sbagliato, ma...»
Ma, come anticipato, i promotori della raccolta firme non ci stanno, e hanno deciso di tentare il tutto per tutto impugnando la decisione dell’Esecutivo. Nelle scorse ore hanno inoltrato ricorso al Governo per «difendere non solo le ragioni democratiche del voto popolare, ma anche i diritti dei più di 300 cittadini del Comune che hanno sottoscritto la richiesta referendaria», sottolineano nella nota. Spiegato in altre parole, quelle di Cecilia Bernasconi, del gruppo referendario: «Ponderando tutti gli interessi e i diritti democratici crediamo che la nostra svista sia meno importante del diritto della popolazione a poter votare sul progetto». Insomma, i referendisti non negano l’errore nei formulari, ma lo reputano di secondaria importanza. Non per niente nella nota diffusa, dopo averla definita «una svista formale nelle avvertenze legali sul modulo per la raccolta delle firme», si scusano con chi ha sposato la loro causa e firmato l’iniziativa. «Un problema di forma, un cavillo, non dovrebbe pregiudicare la sostanza – così ancora Bernasconi –, si tratta inoltre di un problema formale che non ha creato problemi, infatti le firme sono state convalidate e sono in numero sufficiente. Non vediamo la ragione di annullare 300 firme valide». Tradotto: le sottoscrizioni dimostrano il desiderio della popolazione di esprimersi sul credito per l’osteria Cuntitt, la volontà popolare di esprimersi dovrebbe prevalere. Questa è almeno la convinzione dei promotori del referendum. Sarà ora il Consiglio di Stato a dover analizzare la questione ed esprimersi. L’unica cosa certa, ad oggi, è che per il momento il destino dell’osteria Cuntitt è «congelato»: per sapere se i lavori potranno iniziare o se ci sarà la chiamata alle urne bisognerà attendere la sentenza governativa. «Il ricorso – conclude la nostra interlocutrice – ci aiuterà anche a capire bene come è andata la procedura di analisi delle liste e delle firme. Firme che sono state rilasciate onestamente, il reclamo è quindi per chi ha firmato, perché la sua volontà sia rispettata».
Un iter travagliato
Il credito di 490 mila franchi per lavori di rinnovo all’osteria accolto dal Legislativo dovrebbe permettere la ristrutturazione della cucina, la riorganizzazione degli spazi interni e la realizzazione di una bussola d’ingresso. Il progetto che mira a rinnovare l’esercizio pubblico, ha vissuto un iter travagliato. A fine 2022 c’era stata una prima richiesta di credito – di quasi 700 mila franchi – poi ritirata dal Municipio. Nel corso del 2024 un architetto aveva sviluppato un ulteriore progetto, giudicato però «eccessivo» dallo stesso Esecutivo. Infine, la soluzione light contro cui è stato lanciato il tentativo di referendum.