Gran Consiglio

Piovono critiche sulle riforme, Ferrara attacca e Gobbi risponde

Le discussioni in Gran Consiglio sul Consuntivo 2022 sono proseguite con l’analisi dei vari dipartimenti – La deputata liberale radicale: «I progetti del DI non vedono mai la luce» – Il consigliere di Stato: «Compiti a casa anche per il Parlamento»
©Gabriele Putzu

Il voto conclusivo sul Consuntivo 2022, lo diciamo sin da subito, è ancora lontano. Arriverà nel tardo pomeriggio di domani. Nel frattempo, la lunga discussione in Gran Consiglio è proseguita sui conti dei singoli dipartimenti: dopo la Cancelleria e il DDS, già affrontati e approvati lunedì, oggi è stato il turno del DECS e del DI. E proprio il Dipartimento diretto da Norman Gobbi è stato il più «bersagliato» dai deputati. Le «frecciatine» sono arrivate soprattutto sulle importanti riforme che il Dipartimento sta portando avanti in questi anni.

Dalla Giustizia alla Polizia

Come detto, pur superando ampiamente l’esame del Consuntivo di fronte al Parlamento, è stato il Dipartimento delle istituzioni a subire i maggiori attacchi. In particolare da PLR e Centro. Almeno tre le critiche principali: le riforme, il numero dei poliziotti e i controlli radar. A prendere per prima la parola è stata Natalia Ferrara (PLR), che non le ha mandate a dire a Norman Gobbi. «Il suo Dipartimento, ossia chi lo dirige, non fa le riforme, ma aumenta la spesa. E anche di tanto». Inoltre, ha rincarato Ferrara, «i progetti del DI non vedono mai la luce». Il riferimento della deputata è andato a «Giustizia 2018», «Ticino 2020», Polizia e Palazzo di giustizia. Nell’ammettere che «riformare la Giustizia non è facile», la deputata ha anche aggiunto che «i problemi corrono, la politica no. Cambiare è un rischio, conservare è facile, perché il conto lo pagano quelli che vengono dopo». Ad ogni modo, ha chiosato Ferrara, il PLR è favorevole all’acquisto dello stabile EFG, che dovrebbe diventare la nuova Cittadella della Giustizia ticinese. «Basta con le assunzioni» nella Polizia. È stata questa, invece, la principale critica di Sabrina Gendotti al DI. La deputata ha pure espresso preoccupazioni sul tema della digitalizzazione della giustizia, così come sugli incassi dei controlli di velocità (raddoppiati in meno di dieci anni). «Non vogliamo che i cittadini vengano munti come mucche». È toccato a Sabrina Aldi (Lega), difendere l’operato del DI, in particolare sul discusso tema del potenziamento della Polizia. «Ha portato a una riduzione dei reati, quindi ben venga il rafforzamento degli effettivi», ha spiegato. Preoccupazioni sono state espresse per la sempre maggiore violenza nei confronti degli agenti. «La presenza della Polizia costituisce un deterrente», ha sottolineato da parte sua Daria Lepori (PS). Tuttavia, si potrebbe agire in maniera differente in quanto a prevenzione, «con l’educazione, il buon esempio e l’abbattimento di disparità e discriminazioni». Sulla spesa prevista per lo stabile EFG (oltre 200 milioni di franchi), Paolo Pamini (UDC) ha ribadito che il suo partito sosterrà compatto il referendum finanziario.

Pronte le risposte di Gobbi, il quale ha innanzitutto rimarcato che, «nonostante le critiche, la Giustizia in Ticino funziona». Il consigliere di Stato ha poi evidenziato che la questione dello stabile EFG va letta in un’ottica generazionale. «Così non si può andare avanti. Bisogna prendere una decisione, magari anche con il voto del popolo, ma serve una prospettiva». Sul tema della digitalizzazione della Giustizia, ha ricordato, serviranno investimenti. «E anche un cambio di mentalità, non solo per quanto riguarda la Magistratura, bensì anche per la controparte, gli avvocati». Sugli effettivi della Polizia, Gobbi ha ricordato che – essendo un cantone di frontiera – il Ticino ha spese maggiori rispetto al resto della Svizzera. Sui radar, il consigliere di Stato l’ha presa con ironia, sottolineando che le sensibilità sono diverse «fra chi viene fotografato e chi no». Più in generale, sulla riforme, Gobbi ha ammesso che la sua «ampia fiducia nel cogliere le opportunità offerte da questo cantone, nel frattempo, si è un po’ infranta». Detto ciò, sui tempi lunghi della politica ha pure aggiunto che «qualche compito a casa anche il Parlamento dovrebbe ripristinarlo».

Scuola e livelli

Sul fronte del DECS, numerose domande, in particolare da Aron Piezzi (PLR) e Nara Valsangiacomo (Verdi), sono arrivate sul tanto discusso dossier del superamento dei livelli. La direttrice del DECS Marina Carobbio ha ricordato che la sperimentazione «partirà con l’inizio dell’anno scolastico, in sei sedi, con modalità differenti». Ha poi spiegato che proprio oggi per le sedi coinvolte si è tenuta una giornata di formazione. Giornata a cui, ha chiarito, ne seguiranno altre. Inoltre, ha fatto sapere che il DECS sta finalizzando l’accordo con l’Alta scuola pedagogica dei Grigioni, che seguirà da vicino tutto il processo della sperimentazione.

Un altro «caso» sul quale sono giunte più domande è stato quello riguardante l’ex direttore delle Scuole medie di Lugano Centro. Carobbio, dopo averi ribadito il suo «profondo rincrescimento per questo caso» e «la necessità di un cambio culturale», ha ricordato le direttive emanate dal DECS, presentate settimana scorsa.

Il dibattito si è pure incentrato sul tema del risanamento delle finanze. Su questo punto, il granconsigliere Maurizio Canetta (PS) ha auspicato che si possano evitare tagli lineari (che riguardino dunque anche la scuola), i quali «sarebbero la negazione della politica». Sul fronte opposto il deputato Paolo Pamini (UDC) ha evidenziato l’aumento della spesa per il DECS, con una crescita del 20% negli ultimi otto anni. Carobbio, dal canto suo, ha voluto ricordare che nel confronto intercantonale il Ticino si posizione al 20. posto per la spesa dedicata alla scuola. «Quando discuteremo le misure di risparmio vedremo cosa effettivamente si può fare», ha spiegato, «ma sono dell’opinione che questo dato vada tenuto in considerazione».

Burocrazia e digitalizzazione

Detto dei due dipartimenti discussi oggi, riavvolgiamo il nastro e torniamo a lunedì. Il primo “Dipartimento” a passare all’esame del Parlamento è infatti stato la Cancelleria. Due, essenzialmente, i punti sollevati: l’eccessiva burocrazia e la digitalizzazione, rimarcati in particolare da Omar Balli (Lega) e Tiziano Galeazzi. Ad ogni modo, l’aula ha poi approvato i conti della Cancelleria.

La vita delle persone

Il Parlamento è poi stato chiamato ad esprimersi sul Dipartimento sanità e socialità diretto da Raffaele De Rosa. Uno dei dipartimenti con il budget più alto e quindi (teoricamente) più facilmente «attaccabile» al momento dei tagli previsti a settembre. Una prospettiva che vede il PLR contrario. Alessandro Cedraschi ha infatti spiegato che il benessere e la cura dei cittadini sono una priorità, «e fare passi indietro è impossibile», visti anche i costi della medicina e della ricerca. Anche Daniele Caverzasio (Lega) ha sottolineato la cautela necessaria quando si discute del DSS, «perché non si parla di cifre, ma di persone in difficoltà». Tuttavia, le preoccupazioni non mancano. Caverzasio ha evidenziato temi quali il continuo aumento dei premi di cassa malati, i costi della gestione dei rifugiati e gli aiuti ai permessi B, così come il settore delle case per anziani. Il tutto legato a un tema trasversale: il problema demografico. «Sfide difficili, ma che bisogna affrontare cercando di mantenere sempre la massima equità», ha detto il leghista. «Non credo che si possano tagliare decine e decine di milioni dal DSS senza intaccare la vita delle persone», ha da parte sua ammonito Danilo Forini (PS). Nel DSS, ha affermato, «non ci sono sacche di inefficienza da risanare». E, se si taglierà, si andrà a peggiorare le condizioni di vita delle persone, soprattutto le fasce più fragili della popolazione. Di tutt’altro avviso Paolo Pamini (UDC), che ha parlato di «inefficienza» della spesa sociale ticinese. Per il democentrista non è in discussione «tutta la torta», ma serve comunque un’analisi per indirizzare meglio la spesa sociale. Giulia Petralli (Verdi) ha sollevato, come Forini, il tema delle difficili condizioni di lavoro del personale curante e la necessità di intervenire sulla formazione. Nella sua risposta, De Rosa ha messo l’accento sulle preoccupazioni per la crescita dei bisogni della società e sull’aumento del divario fra giovani e anziani. «La società è più sfilacciata». È dunque fondamentale mantenere la coesione fra generazioni. Per quanto riguarda la spesa sociale, De Rosa ha ricordato la particolare situazione del Ticino. Da un lato la mediana degli stipendi è più bassa rispetto al resto della Svizzera, dall’altra il tasso di over 65 è il più alto d’Europa. «E questo provocherà un aumento dei bisogni e della spesa sanitaria». Sui premi di cassa malati, De Rosa ha sottolineato il poco margine di manovra del Cantone. «Ma lo spazio che rimane, lo sfruttiamo appieno».

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