Più spazio ai ristoranti, così Lugano può resistere

Ristoranti pieni, tanti turisti, tavolini un po’ ovunque e molta gente in giro. Nonostante le misure restrittive dovute al coronavirus, quella che si è appena conclusa è stata un’estate positiva per gli esercenti del centro città. E questo anche se - fanno sapere - il mancato incasso nel periodo di chiusura forzata resta «irrecuperabile». Ad aver dato una mano a bar e ristoranti è stata la Città che ha rinunciato alla riscossione della tassa di occupazione dell’area pubblica (per i primi 6 mesi dell’anno, poi il pagamento è stato sospeso sino a fine 2020 e verosimilmente verrà deciso un esonero) e concesso un utilizzo allargato del 30% del suolo pubblico attraverso una procedura semplificata. Normalmente, infatti, per allargarsi è necessario presentare una domanda di costruzione che presuppone tempi tecnici più lunghi. Come si legge nella risposta del Municipio ad un’interrogazione sul tema presentata da alcuni consiglieri comunali leghisti (primo firmatario Rodolfo Pulino), in totale la Città ha ricevuto 75 richieste «e nella stragrande maggioranza dei casi la richiesta è stata autorizzata». In 15 casi invece no, a causa dell’impossibilità di estendere l’area del locale o perché l’area andava ad occupare il suolo privato e il proprietario non ha dato il consenso.
Messa in pratica dopo il lockdown come misura d’emergenza, stando agli esercenti l’espansione facilitata dell’uso del suolo pubblico è stata un successo. Anche per questo la Città, si legge ancora nella risposta all’interrogazione, sta studiando soluzioni provvisorie che prevedano, ad esempio, «la possibilità per gli esercizi di estendere la loro occupazione la sera o il sabato, dopo la chiusura dei negozi, rispettivamente la domenica». Per snellire le procedure e allineare le tariffe a quelle applicate in altre città elvetiche, il Municipio ha dato mandato alla Divisione polizia di istituire un gruppo di lavoro ad hoc che si chinerà sulla revisione totale dell’Ordinanza municipale. «Disporre velocemente e gratuitamente del 30% di suolo pubblico in più - spiega Guido Sassi del Sass Cafè - ci ha aiutato moltissimo, nonostante non siamo riusciti a mantenere lo stesso numero di coperti. In generale la stagione è andata bene, soprattutto grazie al bel tempo, agli svizzeri che hanno trascorso le vacanze in Ticino e ai giovani che hanno passato più tempo libero in città».


Dal canto suo, il proprietario dell’Argentino Federico Soldati fa sapere di «aver avuto un riscontro positivo sia dai luganesi, che sono rimasti in città al posto che andare in Italia, sia dai turisti». L’Argentino per mancanza di spazio non ha però potuto occupare quel 30% di suolo pubblico in più. Nonostante questo, Soldati è felice che gli altri esercenti lo abbiano fatto: «Più la città è viva meglio è per tutta la categoria». Ad averne approfittato è stato il vicino Tango, che è riuscito a perdere «solo» il 20% dei coperti. «Il turismo interno ci ha dato una mano, - dice il gerente Giuseppe Borrello - ma l’utilizzo allargato dello spazio è stata una manna dal cielo». Soddisfatto, infine, anche il sindaco Marco Borradori: «Qualcosa si muove, il coronavirus ha fatto capire alla politica che si possono trovare soluzioni innovative per uscire da una situazione di emergenza. Quest’estate abbiamo vissuto una città più aperta, vivace e abbellita proprio grazie all’uso accresciuto dello spazio da parte degli esercizi pubblici». Secondo il sindaco, ora bisogna continuare su questa strada lavorando insieme per far vivere la città: «Molta gente che prima andava altrove è rimasta in città o venuta in vacanza a Lugano: ora non dobbiamo farcela scappare. In questo senso sarebbe bello se il centro diventasse davvero pedonale e i negozi aprissero anche la domenica».
Unternährer: "L'assenza di Mojito e Lugano Marittima ha aiutato il centro"
«Era un bel po’ che non vedevo la città così piena di gente all’orario dell’aperitivo: il centro è tornato a vivere». È un bilancio positivo quello di Michele Unternährer, presidente di GastroLugano e gestore del Bar Canapè. «C’è stato un buon afflusso di turismo svizzero e in centro c’era la coda in molti ristoranti. Chiaramente, a causa delle misure restrittive, si è perso qualche tavolo ma i ristoranti, specialmente la sera, erano sempre pieni». L’assenza del Mojito e di Lugano Marittima, secondo il nostro interlocutore, ha aiutato. «Prima centinaia di persone si concentravano nei due esercizi gestiti dalla Città, quest’estate invece quelle persone hanno animato i locali del centro. Dobbiamo ricordarci che Lugano non è una metropoli: il bacino di clienti è quello che è e, se tutto si concentra alla foce, il centro si svuota».


Stando al sindaco Marco Borradori, «è una riflessione lecita sulla quale ci chineremo in Municipio: dobbiamo trovare un modus operandi per far lavorare tutti». Unternährer saluta positivamente la chiusura prolungata del lungolago e la formula dei piccoli eventi messa in piedi dalla Città: «Credo possa essere vincente anche in futuro perché attira gente e permette agli esercenti di lavorare. E se in città c’è più gente lavorano non solo gli esercenti ma anche i commercianti: una città viva fa bene a tutti». A mancare è stata però la clientela legata al business: «Pranzi e caffè di lavoro sono diminuiti tantissimo», conclude.
Casette in piazza già da metà ottobre
La Città è pronta a mettere a disposizione degli esercenti di piazza Riforma lo spazio per allestire delle casette che fungano da locali d’appoggio per servire i tavoli all’esterno di bar e ristoranti. «Si vorrebbero creare dei giardini d’inverno fuori dai locali», spiega il capodicastero Roberto Badaracco. L’idea è di posizionare le casette dal 15 ottobre ad aprile 2021 per permettere di animare il centro, che sarà orfano di Lugano Città del Natale. Gli esercenti hanno accolto di buon grado l’idea e il Municipio ne discuterà giovedì.