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«Pochi influencer diventano ricchi, ma noi tassiamo tutti»

L'intervista a Giordano Macchi, direttore della Divisione delle contribuzioni: «Una professione relativamente nuova che va attenzionata: è più probabile riscontrare delle irregolarità»
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Davide Illarietti
24.03.2024 09:30

Anche gli influencer piangono, quando devono pagare le tasse. E a volte cercano scappatoie. Ne sanno qualcosa alla Divisione delle contribuzioni a Bellinzona: negli ultimi anni i controlli su situazioni specifiche non sono mancati. «E non mancheranno nemmeno in futuro» assicura il direttore Giordano Macchi.

I social network esistono da un po’ ma gli influencer «professionisti» sono un fenomeno recente in Ticino e, in termini economici, in continua crescita. «Si tratta di una professione relativamente nuova, tanto per il fisco che per i contribuenti» osserva Macchi. «Proprio per questo va attenzionata: è più probabile riscontrare delle irregolarità». Vuoi per improvvisazione, ignoranza, in buona o cattiva fede. «A volte, l’impressione è che ancora non tutti abbiamo capito che si tratta di attività imponibili» sottolinea il direttore del fisco cantonale.

La ricreazione è finita

Qualcosa di simile è successo, inizialmente, con Airbnb e i portali di alloggi. Dopo un periodo sottotraccia, in cui alcuni padroni di casa hanno gestito l’attività «accessoria» ai margini della legalità (o fuori), anche in Ticino si è arrivati «a una maggior strutturazione del settore» su cui vengono eseguite verifiche regolari, sottolinea Macchi. Il successo di Onlyfans e Twitch è più recente, ma anche qui il tempo della «ricreazione » è già finito. Che svolgano sui rispettivi portali solo lavoretti saltuari, arrotondando con video occasionali, o viaggino su milioni di follower e di introiti - caso assai più raro - gli influencer a fine anno devono passare alla cassa.

«A prescindere dal volume, i guadagni vanno dichiarati, siano essi accessori o meno» ribadisce Macchi a scanso di equivoci. In generale, sottolinea il funzionario del DFE, vale quanto si applica a tutte le attività indipendenti: come medici, avvocati e idraulici, anche i professionisti dei social «devono tenere la propria contabilità, dedurre le spese, e presentare una dichiarazione che poi viene verificata».

Chi non dichiara niente

Come? Nei controlli mirati o a campione, gli ispettori del fisco mettono a confronto l’immagine pubblica, il numero di seguaci e le attività online con i redditi dichiarati dagli influencer ticinesi. « A volte possiamo trovarci davanti a dei semplici appassionati, che magari hanno un largo seguito ma non realizzano alcun profitto. In altre situazioni, non è assolutamente plausibile che l’influencer non guadagni nemmeno un franco dalla sua attività» afferma Macchi. «Quando c’è una promozione palese di marchi di moda, ad esempio, o di altri prodotti, facciamo un’analisi a largo raggio». In questi casi «possiamo procedere in modo collaborativo con il contribuente, fare delle riprese oppure tassarlo d’ufficio».

In soccorso degli ispettori fiscali, nel calcolare quanto un influencer possa guadagnare rispetto alla concorrenza - il cosiddetto procedimento delle «riprese fiscali» che si applica, di solito, a tutti gli indipendenti le stime in circolazione non mancano. Secondo un’analisi effettuata a gennaio dall’agenzia di marketing Webstages per UBS, ad esempio, in Svizzera gli influencer con oltre 5 mila follower possono guadagnare tra i 150 e i 2 mila franchi per ogni post sponsorizzato. Circa il 10 per cento si mantiene solo con i ricavati pubblicitari, ma non per forza diventano ricchi: il bacino d’utenza svizzero, in termini di massa, è relativamente ristretto.

Chi sfonda esce dai confini nazionali. O viceversa vi entra dall’estero, per motivi fiscali. Ma per un’influencer che entra nel gruppo dorato dei globalisti - i ricchi contribuenti stranieri tassati secondo il dispendio - ce ne sono decine e centinaia che, con i soli proventi delle attività «social», non arriverebbero alla fine del mese. «Come sempre quando si tratta di fiscalità, più le cifre aumentano più il cerchio si restringe» prosegue Macchi. In Ticino sono 767 i beneficiari della tassazione forfettaria, secondo l’ultimo censimento risalente al 2022. Il numero è diminuito rispetto a i due anni precedenti (erano 896 nel 2020) e verrà aggiornato nei prossimi mesi con i nuovi arrivi del biennio 2023-24. Tra questi rientra anche Madalina Filip - vedi articolo a fianco - e forse altri colleghi in fuga dall’Italia.

La punta dell’iceberg

Macchi non si esprime su casi specifici. «Non per forza i globalisti ci comunicano la tipologia di attività che svolgono all’estero» precisa il dirigente. La presenza di influencer nella lista rappresenterebbe comunque solo la «punta dell’iceberg». I requisiti per entrarvi sono molto stringenti: il primo è avere un reddito imponibile superiore ai 400mila franchi l’anno. «Questo esclude già una buona parte dei candidati, siano essi influencer o altro». Il secondo paletto riguarda l’attività lavorativa che «deve essere esercitata esclusivamente all’estero». Per gli influencer «questo è possibile a dipendenza del tipo di attività svolta» osserva Macchi.

Anche in questo caso, gli ispettori del fisco devono addentrarsi con cautela nella «giungla» di post e immagini virtuali. Se alcune attività pubblicitarie, nel mondo della moda ad esempio, rimandano spesso a «location» ben distinbuibili (Milano, Parigi, Como) altri contenuti sono più difficili da localizzare. I video girati in casa - siano essi osé oppure no - potrebbero essere realizzati anche in Ticino. Indizi in tal senso «costerebbero al contribuente in questione l’immediata uscita dalla tassazione forfettaria». La normativa qui non lascia scampo.

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