Presunti abusi sulla figliastra: «Bugiardo lui, succube lei»

Il patrigno? «È un bugiardo, scredita e getta fango su una bambina di 12 anni di cui ha abusato sessualmente». La madre? «Ha sacrificato la propria figlia sull’altare dell’agio e si è schierata dalla parte di suo marito arrecando alla minore, come se non bastasse, un altro trauma: quello dell’abbandono». È ripreso questa mattina il procedimento penale a carico di un 45.enne cittadino svizzero del Luganese accusato di aver molestato e violentato, in un’occasione, la figliastra (che avrebbe subìto anche toccamenti in due episodi) sul posto di lavoro dell’uomo. Imputata è anche la moglie, una 42.enne straniera, accusata di coazione e violazione del dovere di assistenza. La donna avrebbe minacciato la figlia di non dire niente a nessuno degli atti sessuali che avrebbe subito. Entrambi gli imputati, in aggiunta, sono anche accusati di sottrazione di minore in quanto avrebbero cercato di allontanare la ragazza dalla Svizzera per farla vivere sotto la tutela della nonna materna nel Paese di origine. Inoltre, avrebbero tentato di costringerla a firmare un documento che attestava di non aver subìto abusi.
«Hanno cercato di annientarla»
La procuratrice pubblica Valentina Tuoni non ci è andata tanto per il sottile nella requisitoria, e dopo aver dipinto l’imputato più volte come «un bugiardo», ha parlato di un «circo di fesserie» propinato in aula dai due imputati. Il 45.enne «ha usato un pretesto per rimanere da solo con la vittima, violentandola per altro in un periodo in cui la madre non era presente. Ha agito con dolo diretto ai danni di una minore usandola come oggetto sessuale e poi l’ha costretta a non dire nulla alla madre allarmandola che in caso contrario sarebbe successo qualcosa di brutto alla sua famiglia», ha osservato Tuoni, che ha chiesto una pena di 4 anni di carcere da espiare oltre al divieto di esercitare attività professionali a contatto con minori per l’imputato, e di 24 mesi sospesi per 2 anni per la donna. Parole pesanti sono state indirizzate agli imputati anche dalla rappresentante della presunta vittima – che si è costituita accusatrice privata –, l’avvocata Sandra Xavier: «Hanno cercato giorno dopo giorno di annientarla, distruggerla e silenziarla. Hanno costruito un racconto talmente forzato da risultare imbarazzante e grottesco, descrivendo la vittima come una bugiarda che dice fantasie e con problemi psicologici. E pur di sottrarsi alle proprie responsabilità hanno fatto di tutto».
Il riferimento, tra le varie cose, è alla richiesta di destituzione di Xavier e all’apertura di un procedimento penale nei suoi confronti (sfociato poi in un decreto di abbandono firmato dal sostituto procuratore generale Moreno Capella, ndr).
«Mancano prove»
Entrambi gli imputati (il 45.enne è difeso dagli avvocati Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, la moglie dall’avvocato Pierluigi Pasi) respingono fermamente gli addebiti. Il processo, a porte chiuse, è dunque indiziario. Secondo Iuliucci, il procedimento penale trae origine da un telefono, quello che il patrigno avrebbe ritirato alla sua figliastra. «Questo processo è la conclusione del tentativo di ritorsione operato da un’adolescente, privata dei suoi contatti sociali e quindi isolata dalle sue amiche. Ha detto bugie solo per attirare l’attenzione di cui, poi, è rimasta prigioniera». Ma in tutto questo, ha proseguito l’avvocato, manca un elemento fondamentale, ovvero «la prova contro l’imputato: non c’è un solo indizio oggettivo che confermi il racconto accusatorio sulla violenza carnale. Di contro assistiamo a ricostruzioni incompatibili con la realtà dei fatti, continue ingerenze e tentativi di far combaciare forzatamente pezzi di un puzzle». Infine, gli ha fatto eco il collega Creazzo (entrambi hanno chiesto il proscioglimento del loro assistito): «Bisogna chiedersi se l’accusa resiste alla prova della logica dei fatti. Io non mi immedesimo o partecipo emotivamente al dolore della presunta vittima, ma nemmeno a quello dell’imputato, perché la mia funzione impone di guardare i fatti. L’atto d’accusa non regge, così come le dichiarazioni della vittima: chi commette certi reati lascia sempre una scia digitale, ma in questo caso non c’è nulla». Domani mattina ci sarà l’arringa dell’avvocato Pasi. La Corte delle assise criminali, presieduta dalla giudice Monica Sartori-Lombardi, pronuncerà la sentenza giovedì prossimo.

