Balerna

Presunti maltrattamenti: «Sono tornata a respirare»

Parla l’ex assistente di cura della casa per anziani, prosciolta da ogni accusa dopo un lungo iter giudiziario: «Ora posso cominciare una nuova vita» – Il capitolo è chiuso, non ci sarà alcun ricorso al Tribunale federale – Prende posizione anche l’Esecutivo: «Vicenda strumentalizzata politicamente»
©Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
02.06.2022 06:00

«È come se fossi stata in apnea per un sacco di tempo e ora sono tornata a respirare. Sì, sono tornata a respirare». Ci sono, evidentemente, del sollievo e della felicità nelle parole dell’ex assistente di cura 36.enne che, lo scorso 17 maggio, è stata assolta dalla Corte di appello e revisione penale. La ex collaboratrice della casa per anziani di Balerna e un collega 43.enne erano stati condannati in primo grado per aver maltrattato due ospiti della struttura. Fatti avvenuti tra il 2013 e il 2014 e per i quali è seguito un lungo iter giudiziario che, come detto, si è risolto con un doppio proscioglimento. Per la 36.enne, che è sempre alle dipendenze del Comune ma con altre funzioni, non sono stati anni facili: «Quello che mi ha fatto andare avanti e non crollare è la consapevolezza di avere la coscienza pulita. Non mi sono mai abbattuta». E poi, aggiunge, «ho avuto accanto persone che hanno sempre avuto fiducia in me e mi hanno sempre sostenuta. Ora posso finalmente cominciare una nuova vita».

«Vicenda strumentalizzata»

«Con questa sentenza, giunta dopo un iter giudiziario inspiegabilmente lunghissimo, si chiude una vicenda che risale agli anni 2013-2015». Anche per l’Esecutivo di Balerna è arrivato il momento di chiudere il capitolo inerente ai presunti maltrattamenti. Presunti, perché la Corte di appello e di revisione penale (CARP) ha sentenziato che nessuno dei collaboratori abbia agito a tal punto di arrivare a configurare il reato di coazione. Insomma, prosciolti da ogni accusa. Ieri l’Esecutivo ha preso posizione. Lo ha fatto anche perché, negli anni, non sono stati risparmiati attacchi. «Si chiude una vicenda che è stata fortemente mediatizzata e strumentalizzata politicamente mettendo in cattiva luce la casa anziani comunale e i collaboratori che hanno sempre operato con competenza e dedizione in condizioni molto difficili».

L’amministrazione, a seguito delle prime denunce e dell’apertura di un incarto da parte del Ministero pubblico, si era attivata e aveva, dal canto suo, promosso un’inchiesta amministrativa nei confronti del direttore e della capo cure della casa per anziani. Una procedura che «si era conclusa senza ravvisare elementi da giustificare dei provvedimenti nei confronti dei responsabili ai quali era stata rinnovata la fiducia». Tra il 2016 e il 2017, inoltre, il Centro anziani aveva partecipato al progetto cantonale denominato «bientraitance» promosso dalla SUPSI per sensibilizzare tutto il personale all’importanza del modello di cura che pone al centro il rispetto incondizionato della persona.

Approfondimenti ai quali, lo scorso anno, se n’è aggiunto un altro: una verifica della qualità percepita dagli ospiti e dai loro congiunti. I risultati hanno riconfermato «l’elevato livello di apprezzamento delle cure e dei servizi del Centro anziani di Balerna».

Tribunale, caso chiuso

Al centro dell’ultima vertenza giudiziaria, come riferito sabato, c’erano due (ex) assistenti di cura della struttura. Secondo l’accusa – e la Pretura penale che in primo grado li ha condannati a una pena pecuniaria – i due collaboratori si erano macchiati del reato di coazione. Due i casi. Nel primo avrebbero tentato di costringere un’ospite a mangiare dicendole: «Mangia se no paghi la multa di 500 franchi». Nel secondo, invece, la 36.enne avrebbe costretto un ospite a stare seduto sulla carrozzina. Per la CARP però le azioni commesse dai due assistenti non sono state sproporzionate. «Per impedire all’ospite (ipovedente, con importanti limiti cognitivi e motori) di alzarsi ed evitare, così, il rischio di una caduta, l’assistente di cura ha dovuto applicare una certa forza. Ma la cosa – hanno ravvisato i giudici – era obbligata visto che l’ospite non voleva sentire ragioni». Per quel che concerne l’episodio dell’anziana (con limitazioni cognitive) costretta a mangiare la CARP ha sentenziato che «per indurla a mangiare, l’assistente ha cercato di ridurre la questione all’osso, con l’utilizzo di argomenti semplici ed elementari»; quindi utilizzando un mezzo «tutto fuorché sproporzionato o abusivo». Una vicenda giudiziaria che pare davvero finita: stando a nostre verifiche la procuratrice pubblica Valentina Tuoni, titolare dell’inchiesta, non avrebbe intenzione di rivolgersi al Tribunale federale di Losanna.

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