Quattro piste da esplorare per la «poltrona» di Marina Carobbio

Sono essenzialmente quattro le possibili piste che i partiti ticinesi intendono esplorare per evitare «pasticci» nel caso in cui Marina Carobbio venisse eletta ad aprile in Consiglio di Stato. Due riguardano una possibile convergenza politica tra i partiti, mentre le altre due propongono puntuali modifiche di legge.
Il rischio «confusione»
Ma andiamo con ordine. Se l’attuale consigliera agli Stati socialista venisse eletta in Governo alle elezioni cantonali, il rischio concreto sarebbe quello di portare i cittadini a votare parecchie volte in pochi mesi. Dopo le elezioni cantonali di aprile, infatti, come previsto dalla legge occorrerebbe organizzare delle elezioni suppletive per occupare, fino alle elezioni federali di ottobre, la «poltrona» lasciata vacante da Carobbio alla Camera alta. Di conseguenza, bisognerebbe organizzare un primo turno di voto verso giugno e un secondo turno verso settembre (poiché la legge ticinese non permette di votare durante l’estate). Dopodiché, va da sé, bisognerebbe organizzare pure le «normali» elezioni federali, previste per il 22 ottobre. Incluso, con ogni probabilità, anche il secondo turno per la Camera alta qualora al primo turno non fosse raggiunta la maggioranza assoluta.
Ed ecco che, concretamente, tra aprile e novembre i ticinesi sarebbero chiamati alle urne cinque volte: una per le cantonali e ben quattro per le federali.
Una situazione (che ovviamente creerebbe parecchia confusione tra l’elettorato) e che il partito di Carobbio vuole evitare. Motivo per cui oggi il PS, dopo la riunione della Commissione gestione e finanze ha organizzato a Palazzo delle Orsoline un incontro tra i presidenti dei partiti cantonali rappresentati a Berna (PLR, Lega, Centro/PPD, Verdi e UDC) per cercare delle soluzioni tecniche o politiche condivise. E dall’incontro, come detto, sono essenzialmente scaturite quattro proposte per tentare di sbrogliare la matassa.
Le ipotesi sul tavolo
Come spiegato dal co-presidente del PS Fabrizio Sirica, «prima di tutto chiederemo al Consiglio di Stato di prendere posizione perché, ad oggi, non lo ha ancora fatto». Dopodiché, come detto, ci sono due vie percorribili che vanno nella direzione di un accordo politico tra partiti. «La prima proposta – spiega Sirica – mira a trovare una persona che possa essere rappresentativa di tutto il cantone e possa quindi fare da traghettatore fino alle federali di ottobre». Una persona che, va da sé, poi non potrebbe ripresentarsi alle elezioni «regolari» di ottobre. Concretamente, precisa il co-presidente del PS, «ciò significherebbe un’elezione tacita, o perlomeno un solo turno di votazione» La seconda ipotesi, invece, riguarda un accordo tra partiti per «fare un solo turno di votazione». In questo caso, dunque, i partiti si metterebbero d’accordo nel non sollecitare un secondo turno di votazione, a prescindere dal risultato del primo turno, evitando così di votare a settembre (il secondo turno delle suppletive) e poi subito a ottobre (il primo turno delle federali).
Le altre due ipotesi sul tavolo, invece, mirano a modificare la legge in vigore. «La legge attuale impone che 60 giorni dopo le dimissioni dal Consiglio degli Stati si debba votare per il posto vacante», ricorda il co-presidente del PS. Ecco perché, come suggerito dal PLR, «si potrebbe estendere questo periodo di 60 giorni fino a sei o sette mesi, fino all’elezione regolare. Come d’altronde avviene già in altri cantoni». L’ultima via percorribile, infine, riguarda la possibilità di «modificare la legge per permettere le elezioni anche durante i mesi estivi, in modo da evitare due turni di votazione così ravvicinati».
Ora, a questo punto, i presenti alla riunione di oggi hanno concordato di discuterne all’interno dei rispettivi partiti e di trovarsi nuovamente tra due settimane, il 20 dicembre, per capire se una di queste quattro ipotesi sia effettivamente percorribile.
E va pure detto che, per modificare la legge in tempi utili, occorrerebbe farlo entro febbraio. Un accordo di carattere politico, invece, avrebbe tempistiche un po’ più larghe e potrebbe essere raggiunto anche all’ultimo minuto.
Il punto fermo
In tutto ciò, rimane un punto fermo. Carobbio, come annunciato più volte, non intende dimettersi dalla carica di consigliera agli Stati prima del dovuto. E questo perché, come ribadito da Sirica al termine dell’incontro con gli altri partiti, «è una questione di rispetto dell’elettorato e degli altri candidati in lista: sarebbe supponente già pensare di essere eletti in Consiglio di Stato; le elezioni non sono mai scontate e tutti gli altri candidati presenti sulla lista rossoverde sono tutti potenzialmente capaci di essere eletti in Governo».