L'appello

Quelle lacrime di speranza

I sindaci di Cevio e Lavizzara lanciano una raccolta fondi: «I Comuni da soli non possono farcela» – Trovato un quinto corpo, la passerella è stata aperta ai mezzi leggeri
©Samuel Golay
Martina Salvini
03.07.2024 21:00

Gli elicotteri sorvolano senza sosta la Maggia. La battono pezzo per pezzo da giorni, perlustrando ogni suo angolo alla ricerca delle persone che mancano ancora all’appello. Oggi, il fiume ha restituito un altro corpo: si tratta della quinta vittima accertata della tragedia che ha sconvolto la Vallemaggia. Altri cinque, invece, i dispersi. E proprio per ricordare chi non ce l’ha fatta, questa mattina i due sindaci di Cevio e Lavizzara hanno voluto aprire la conferenza stampa convocata a Prato Sornico con un minuto di silenzio. «Siamo stati toccati in maniera spaventosa dalla furia della natura», ha detto Gabriele Dazio, sindaco di Lavizzara, senza riuscire a trattenere la commozione, ancora forte dopo quanto capitato alla valle nella notte tra sabato e domenica. «Ho dovuto scrivermi qualche appunto, altrimenti avrei faticato. Mai avrei pensato che ci saremmo potuti trovare in una situazione simile». In poche ore, la violenta ondata di maltempo ha spazzato via buona parte del territorio. «Di fronte alla perdita di vite umane, ogni parola è superflua. Ma dobbiamo fare tutto il possibile per trovare la forza di rialzare la testa e affrontare la ricostruzione». Per questo, i due Comuni hanno voluto unire le forze e lanciare una raccolta fondi comune intitolata «Bavona e Lavizzara. Ricostruiamo insieme» (il conto: CH1800764224733902001).

Cevio, ha spiegato dal canto suo la sindaca Wanda Dadò, «ha subito danni enormi, incalcolabili». La valle Bavona «è devastata e inaccessibile. E lo resterà con tutta probabilità per mesi. Molte persone sono state evacuate lasciando tutto e in alcuni casi perdendo la loro casa». Fontana, Bosco di Mondada e Roseto le località maggiormente colpite. Per trovare un evento simile, ha detto la sindaca, bisogna andare indietro fino al 1594. «Ci vorrà tempo - molto tempo - per rendere nuovamente vivibile il nostro territorio. Serviranno lavoro e ingenti risorse finanziarie. Soldi che i nostri Comuni non hanno». Da qui, appunto, la necessità di chiedere un aiuto. Una campagna di raccolta fondi che possa «ridare vita, speranza e splendore alle nostre comunità». E in modo da convogliare su un unico canale i contributi finanziari che stanno arrivando da più parti. «Dobbiamo riuscire a dare fiducia e coraggio alla popolazione», ha evidenziato Dazio. «Come gente di montagna, non dobbiamo rassegnarci. Le valli devono tornare a vivere e a risplendere come prima».

«Lavoriamo con il cuore»

Il comandante dei pompieri di Lavizzara, Doriano Donati, ha voluto tornare alla notte di sabato. «Siamo stati allarmati per la prima volta verso mezzanotte e mezza per la fuoriuscita del riale in località San Carlo. Forse questo primo allarme è quello che ha permesso di salvare le persone che erano nelle case vicine alla pista di pattinaggio». Era buio. Fuori, solo fulmini e i rumori della furia della tempesta che sovrastavano tutto. «Con le comunicazioni interrotte, per tutta la notte siamo rimasti senza poter fare nulla. Con l’arrivo del giorno, poi, siamo stati informati dalla Rega». Da domenica, la squadra di Donati opera con una ventina di uomini. «Non abbiamo più un magazzino, né i mezzi d’intervento, che ci sono stati forniti dagli altri corpi del cantone». Anche la tenuta psicologica, in questi giorni difficili, appare tutt’altro che scontata. «Lavoriamo con il cuore, più che con la forza, cercando di sostenerci a vicenda per andare avanti». Poi, quando la primissima fase dell’emergenza sarà terminata, «avremo un incontro, tutti insieme, con il Care Team». Anche Mattias Janner, comandante dei pompieri di Cevio, è stato allertato verso l’una di notte: «Ero in contatto con una persona di Roseto, in Bavona. La situazione è subito apparsa grave: a Cevio, in pochi minuti, siamo rimasti senza elettricità. E poi sono saltate anche le linee telefoniche». Di quella notte, Janner conserva nitido il ricordo dell’odore di terra. «Proprio quell’odore ci ha fatto capire che si stavano muovendo le montagne». Il corpo pompieri di Cevio sta aiutando quello di Lavizzara a livello logistico. «Si lavora a turni, abbiamo una disponibilità di 35 persone. Malgrado l’emergenza, però, è fondamentale che ogni milite riposi, mangi e butti fuori tutti i sentimenti accumulati in questi giorni». 

Prime buone notizie

Nel pomeriggio, intanto, è arrivata anche una prima notizia positiva. Terminato il collaudo sulla passerella ciclo-pedonale che corre parallela al ponte danneggiato di Visletto, il tratto è stato aperto anche ai veicoli leggeri (fino a 3,5 tonnellate e con una larghezza di 1,8 metri). In questo modo, ha spiegato la Polizia cantonale, «saranno facilitati i soccorsi alla popolazione, in particolare il trasporto di beni di prima necessità, di attrezzature per gli interventi nonché del personale degli enti di primo intervento». Al momento, comunque, il transito motorizzato è riservato unicamente ai mezzi di soccorso o a quelli autorizzati dallo Stato maggiore di condotta. Proprio il responsabile dello Stato Maggiore Antonio Ciocco, questa mattina in conferenza stampa, ha ribadito che «le strade rimangono fragili, quindi si dovranno evitare gli spostamenti inutili». Le case che hanno subito danni dopo il nubifragio sono 110. Centinaia, invece, le chiamate di chi non riusciva a comunicare con i propri cari. «Ora, invito coloro che hanno potuto ricongiungersi con i propri familiari a richiamare il numero». E questo in modo da poter aggiornare il numero delle persone che ancora non si trovano. «La distruzione è qualcosa che non ci saremmo mai aspettati, ci lascia smarriti», ha invece evidenziato il presidente della Fondazione valle Bavona Lorenzo Dalessi. «Le pietre che i nostri avi hanno lavorato, adesso sono sommerse da nuovi massi. Ma nonostante lo smarrimento c’è la consapevolezza che dobbiamo ripartire: è importante unire le forze e supportare la raccolta fondi, muovendoci in sinergia». 

«Evitare lo spopolamento»

A portare il sostegno delle autorità cantonali, Marzio Della Santa, a capo della Sezione degli enti locali. «Tutti noi godiamo delle bellezze di questo territorio. Oggi, quindi, siamo anche corresponsabili del rilancio di queste valli», ha spiegato. Della Santa ha quindi spiegato che il Dipartimento delle istituzioni sta lavorando per potenziare il contributo ai Comuni che beneficiano della perequazione. Il tutto con l’obiettivo di ricostruire canalizzazioni, immobili, strade, ossia «tutto ciò che fa vivere questa comunità». Uno dei rischi, infatti, è che di fronte a eventi simili si acceleri lo spopolamento delle zone periferiche: «Dobbiamo dare la possibilità alle comunità di restare». La solidarietà, nei primi giorni dopo la tragedia, in effetti non è mancata. Tante anche le richieste arrivate da chi vuole mettersi a disposizione per sgomberare strade e ripristinare le aree colpite. «Il territorio, però, non è ancora in sicurezza», ha spiegato Ciocco, invitando quindi le persone che intendono scendere in campo a contattare le cancellerie comunali, in modo che possano allestire una banca dati completa con tutti i nominativi. «Finito il sopralluogo, durante il quale delimiteremo la zona verde, quella gialla e quella rossa, allora si potrà aprire agli aiuti esterni». 

In questo articolo: