Ticino

Rallenta la corsa del turismo

Dopo le cifre record del 2021, il settore registra un calo della clientela e si interroga sul futuro – Patelli: «Nel nostro campeggio una diminuzione del 20-30%»
Martina Salvini
14.07.2022 18:49

«Dopo due anni eccezionali, siamo tornati con i piedi per terra». Simone Patelli, direttore del Campofelice e presidente dell’Associazione campeggi ticinesi, conferma uno dei timori emersi all’inizio della stagione turistica. «Sarà difficile eguagliare i record toccati nei due anni di pandemia», dicevano gli addetti ai lavori qualche mese fa. E in effetti i dati ora lo confermano: il calo c’è, ed è evidente. «Rispetto allo scorso anno, registriamo un calo tra il 20 e il 30%», dice Patelli. I ponti festivi hanno sì fatto registrare il tutto esaurito, ma il trend positivo ha comunque subito una battuta di arresto. «A giugno - prosegue Patelli - il calo è stato tra il 20 e il 25%. A luglio, invece, chiuderemo con una perdita attorno al 15%. Tuttavia, dobbiamo considerare che nel 2021 avevamo registrato numeri straordinari, frutto di una situazione altrettanto straordinaria».

Quest’anno, invece, i dati sono leggermente superiori a quelli del 2019. «Possiamo dire insomma di essere tornati alla normalità, ma del resto c’era da attenderselo». Una tendenza confermata anche dal presidente di Hotelleriesuisse Ticino, Lorenzo Pianezzi: «Sapevamo di non poter replicare i dati dello scorso anno. Il 2021 andrebbe incorniciato e chiuso in cassaforte». Quella del 2021 rimane dunque una stagione da ricordare, ma da non prendere come metro di paragone per gli anni futuri. «Abbiamo chiuso lo scorso anno con 2,9 milioni di pernottamenti. Cifre che non si vedevano dagli anni Ottanta - rimarca Pianezzi - e difficilmente riusciremo a tornare a quei livelli nei prossimi anni».

Chi torna e chi cerca il mare

I clienti che hanno nuovamente scelto il nostro cantone per le vacanze sono prevalentemente svizzero tedeschi, e anche qualche romando. Con il ritorno alla normalità, poi, stanno tornando in Ticino anche i tedeschi e gli olandesi. «Ma, per il momento, sono numeri molto contenuti. Non in grado, quindi, di compensare i turisti che hanno scelto altre mete», sostiene Patelli. Sì, perché con l’allentamento delle misure sanitarie nella maggior parte dei Paesi, quest’estate è tornata anche la voglia di viaggiare lontano, ritrovando il mare. «Nel 2020, ma anche nel 2021, le possibilità di spostarsi erano minori. Oggi, invece, la gente ha voglia di spostarsi. Di conseguenza, siamo tornati a una situazione di concorrenza normale». A pesare, anche sul settore paralberghiero, è poi la forza del franco: «È uno dei fattori che, senza dubbio, ci sta penalizzando, ripercuotendosi negativamente sugli arrivi». Sembrerebbe andare meglio, invece, ai campeggi del TCS, «con un’occupazione superiore al 90%», sottolinea il portavoce Laurent Pignot. Un risultato positivo raggiunto grazie ai numerosi soci del TCS, «che rappresentano una solida base su cui poter contare».

Nel periodo di alta stagione, conferma anche Michele Bazzuri, gerente del camping TCS di Muzzano, l’affluenza si mantiene elevata. «Ma nel periodo primaverile e fino a fine giugno abbiamo comunque registrato un calo del 10-12% rispetto al biennio condizionato dalla pandemia». I dati O-Tur di fine maggio per il settore alberghiero, spiega invece Pianezzi, «indicano mediamente un calo del 15% rispetto al 2021, ma una progressione del 16% rispetto al 2019».

Qualche interrogativo dovremo porcelo e cercare di capire se stiamo vivendo una contrazione temporanea, o se piuttosto siamo di fronte a una erosione regolare di pernottamenti
Simone Patelli

Interrogativi e riflessioni

Il calo, comunque, non sembra impensierire troppo gli attori del settore. «Ma qualche interrogativo - dice Patelli - dovremo porcelo e cercare di capire se stiamo vivendo una contrazione temporanea, o se piuttosto siamo di fronte a una erosione regolare di pernottamenti». E poi, archiviato il 2022, «bisogna iniziare già a ragionare sul prossimo anno: valutare le modalità per rilanciarci, ricordare ai clienti che ci siamo e tornare a essere concorrenziali». Il direttore del Campofelice vede comunque il bicchiere mezzo pieno. «Non abbiamo nulla da rimproverarci. I clienti hanno accorciato il tempo di permanenza, ma tutti sembrano essersi trovati bene. Se riuscissimo ad attestarci sopra le cifre del 2019 in maniera costante, e in futuro riuscissimo a recuperare il turista straniero potremmo dirci soddisfatti».

Una tesi confermata anche da Pianezzi: «Il mio auspicio sarebbe di non tornare ai 2,2 milioni di pernottamenti generati nel 2019, ottenendo una vita di mezzo tra i risultati pre-pandemici e il boom dello scorso anno». Un risultato che può essere raggiunto in due modi: «Il Ticino dovrebbe riuscire a reinventarsi, creando nuovi prodotti turistici che ci consentano di confermare, almeno in parte, la clientela acquisita negli ultimi due anni. Oppure, si dovrebbe valorizzare meglio il periodo invernale». Anche perché, nonostante il calo, le proiezioni annuali lasciano ben sperare. «Secondo le previsioni, dovremmo terminare l’anno con 2,6 milioni di pernottamenti. Probabilmente, però, stiamo ancora vivendo di rendita dopo gli anni di pandemia. Invece, dovremmo muoverci per mettere in campo nuovi prodotti». Un po’ sul modello di quanto fatto nel 2017, anno in cui in Ticino si sfiorarono i 2,5 milioni di pernottamenti. «Quell’anno - ricorda il presidente di Hotelleriesuisse Ticino - venne introdotto il Ticino Ticket. Sintomo che, quando riusciamo a mettere in campo le novità, i turisti rispondono».