L'intervista

«Rallentare il traffico è inutile, è una misura ideologica che i cittadini non comprendono»

«Siamo convinti che estendere i 30 km/h sia controproducente per il flusso del traffico», dice Peter Goetschi, presidente Touring Club
© CdT/Chiara Zocchetti
Mauro Spignesi
26.03.2023 16:36

Il Ticino va contromano. Sì, perché è l’unico cantone che si è espresso a favore - seppure per un soffio - delle zone 30, che in realtà stanno proliferando un po’ ovunque. «Siamo convinti che estendere i 30 km/h sia controproducente per il flusso del traffico», dice Peter Goetschi, presidente Touring Club.

Non c’è proprio vantaggio?
«No, è controproducente, dicevo, per il trasporto pubblico, per il trasporto individuale motorizzato, per i mezzi di soccorso e per le e-bike veloci. Inoltre, gli abitanti delle città vedranno il traffico automobilistico spostarsi nelle loro aree residenziali, aumentando così rumore e rischio di incidenti in quelle zone. Ascoltiamo la leggendaria saggezza del popolo svizzero, che si oppone alla generalizzazione dei 30 km/h».

E cosa chiede il popolo, secondo il vostro sondaggio?
«Una soluzione di velocità differenziata: 50 km/ h sulle strade principali (di scorrimento), e 30 km/ h o meno sulle secondarie. In questo modo manterremo la gerarchia della rete, essenziale per il suo funzionamento».

Perché, secondo lei, le amministrazioni, soprattutto nelle città, spingono per i 30 km/h?
«Secondo l’indagine dell’istituto Link, è molto chiaro che i politici sono distanti dalla volontà dei cittadini. Inoltre, l’introduzione di un limite di velocità generale di 30 km/h ha suscitato forti reazioni sia da parte dei residenti che dei commercianti».

Perché?
«Perché hanno capito che le autorità perseguono in realtà una visione ideologica della mobilità e che vogliono cacciare le auto dalle città».

Voi come TCS cosa proponete?
«Da parte nostra, vorremmo calmierare questo dibattito e proporre una soluzione di buon senso: 50 km/ h sulle strade principali e 30 km/h sul resto della rete nelle località, se le autorità e gli abitanti lo desiderano».

Cosa pensa dei risultati della città di Lugano, dove solo il 49% è contrario ai 30 km/h?
«L’approccio di Lugano al problema è misto. Sugli assi di transito la città preferisce intervenire con la posa di asfalto fonoassorbente e lasciare i 50 km/h, mentre nelle zone residenziali studia l’introduzione del 30 km/h. In questo senso stanno già applicando la soluzione proposta dal TCS e l’88% degli abitati è soddisfatta».

A Lugano, come in tutto il Ticino, ogni giorno entrano ed escono molti frontalieri. Questo aspetto ovviamente si tratta di un’ipotesi - può aver influenzato solo i cittadini di Lugano e non, ad esempio, quelli dei Grigioni o di Ginevra?
«L’indagine non risponde con precisione a questa domanda e sarebbe rischioso interpretare i risultati facendo ipotesi. Ma un dato emerge molto chiaramente dalle risposte fornite dai luganesi: il 78% ritiene che il limite di velocità nelle aree urbane debba essere uguale in tutta la Svizzera».

Non si tratta quindi di una questione locale.
«Affatto. Ginevra e Lugano sono le città che più di tutte sostengono un’armonizzazione delle regole a livello svizzero ».

Secondo lei, la soluzione migliore resta quella di un regime differenziato?
«Sì, questa è la soluzione di compromesso proposta dal TCS. Dobbiamo uscire da questo dibattito ideologico e ascoltare la popolazione: generalizzare il limite di velocità a 30 km/h è un’assurdità. Questa critica viene condivisa dalle associazioni del trasporto pubblico, dai rappresentanti dell’economia locale, dai club della mobilità e dai servizi di soccorso. Non dimentichiamo che la strada è un’infrastruttura essenziale per la nostra società, la nostra economia e le nostre attività ricreative».

Correlati