Politica

Riforma fiscale, PS e Verdi depositano la contromossa in vista del referendum

Inoltrata l’iniziativa per recuperare gli aspetti positivi della riforma tributaria in caso fosse bocciata dal popolo il 9 giugno
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
10.04.2024 20:30

Era stata annunciata già lo scorso 15 dicembre (momento in cui è stata lanciata la raccolta firme per il referendum). Ora è stata messa nero su bianco e, proprio oggi, è stata inviata ai Servizi del Gran Consiglio. Dalle parole si è dunque passati ai fatti. Parliamo dell’iniziativa parlamentare targata PS e Verdi che mira ad ovviare a un “problema” del referendum lanciato dalla stessa sinistra contro la riforma tributaria approvata dal Parlamento a fine 2023. Già, perché quel referendum – che nel frattempo ha raccolto oltre 10.000 firme e che permetterà al popolo il prossimo 9 giugno di esprimersi sulla riforma fiscale – è stato fortemente voluto dal fronte progressista per un unico motivo: combattere quello che il Comitato «Stop ai tagli» ha più volte definito «un regalo ai ricchi»; la riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito per le persone fisiche. Tuttavia, quella stessa riforma promossa dal Governo e poi avallata dal Parlamento con qualche modifica, contiene altri elementi che la stessa sinistra condivide. Due su tutti: l’adeguamento dell’imposizione delle prestazioni in capitale della previdenza e la riduzione dell’imposta di successione e donazione. Il vero “problema”, dunque, sorge dal fatto che il 9 giugno i ticinesi saranno chiamati a votare sull’intero pacchetto. O si approva la riforma nel suo complesso, oppure la si boccia completamente. Ecco perché, per rassicurare gli elettori, PS e Verdi hanno preparato un’iniziativa parlamentare che permetterebbe, nel caso in cui la riforma fosse bocciata, di recuperare gli elementi della riforma condivisi anche dalla sinistra. Insomma, come riassume il capogruppo del PS, Ivo Durisch, il messaggio di PS e Verdi è chiaro: «Con questa iniziativa bocciamo il “regalo ai ricchi” alle urne e poi “recuperiamo” quanto c’è di buono nella riforma in sede parlamentare».

Concretamente, dunque, modificando l’articolo 38 della legge tributaria, tramite l’iniziativa i due partiti propongono anch’essi, come fatto da Governo e Parlamento, di introdurre una forchetta per l’imposta sulle prestazioni in capitale della previdenza da un minimo del 2% a un massimo del 3%, plafonando così l’aliquota massima. Un “plafonamento”, come scriveva la maggioranza della Gestione nel rapporto poi approvato dal Parlamento, voluto per permettere «al Ticino di migliorare il proprio posizionamento nel raffronto intercantonale per quanto riguarda l’imposizione delle prestazioni in capitale, scoraggiando così le partenze fuori Cantone dei buoni contribuenti in prossimità del pensionamento».

«Avrebbe un costo basso (ndr. di circa 2,2 milioni di franchi) – spiega Durisch – che potrebbe effettivamente neutralizzarsi con le non partenze». Su questo punto, sintetizza il capogruppo, «siamo d’accordo con le motivazioni della maggioranza».

L’altra misura, riguardante le successioni e donazioni, anche aziendali, prevede una serie di adeguamenti volti ad aggiornare il sistema fiscale alla nuova realtà delle famiglie, avvicinare le aliquote ticinesi alla media intercantonale e favorire le successioni aziendali. Ad esempio, concretamente, si prevede per alcune categorie (essenzialmente i parenti più stretti) una riduzione dell’aliquota dal 41% al 15,5%. Come rileva Durisch, però, «sulla parte riguardante i “non-parenti”, PS e Verdi non si allineano alla proposta del Governo e mantengono l’aliquota attuale».

Cosa non c’è

Due altri capitoli previsti dalla riforma non saranno invece trattati dall’iniziativa di PS e Verdi. Il primo riguarda l’aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali, che dovrebbe passare da 2.500 franchi a 3.500 dal 2026. Ancora Durisch: «Questo aspetto può essere rivisto tramite il regolamento e spetterebbe dunque al Governo eventualmente modificarlo. Per noi su questo punto si può ancora discutere l’importo».

La seconda, politicamente più rilevante, riguarda invece la neutralizzazione per le persone fisiche del ritorno del coefficiente d’imposta cantonale al 100% attuata tramite un taglio lineare di tutte le aliquote dell’imposta sul reddito pari a 1.667 punti percentuali. «Prima di tutto occorre rilevare il rischio per diversi Comuni, tra cui Bellinzona e Locarno, per citare due esempi, di trovarsi con meno entrate in una situazione finanziaria già di per sé non facile e quindi di vedersi costretti a aumentare il moltiplicatore comunale, vanificando l’effetto della misura», rileva Durisch. Ma «va pure detto che, malgrado ci sia un certo beneficio per il ceto medio, con questa misura per l’ennesima volta i maggiori beneficiari sarebbero i ricchi, mentre per il ceto medio i possibili tagli sarebbero peggiori dei benefici. Motivo per cui noi restiamo fermamente contrari a questa proposta».

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