Ritardi, brioche e qualche broncio: la «carovana» per Malpensa

A chiarire ai passeggeri assembrati sulla banchina di Stabio - se ce ne fosse bisogno - che il collegamento tra il Ticino e Malpensa, ora, è da prendere con filosofia, ci pensa il conducente Lorenzo: orecchini e barba piratesca, scende dal bus sostitutivo con flemma e un croissant in mano.
«Questo bus non va a Malpensa, va a Gallarate» dice piazzandosi davanti al torpedone. Addenta il croissant e aspetta - «partiamo tra venti minuti» - mentre sulla banchina si scatena il panico. Ma come, Gallarate? E poi? «Poi dovete scendere e vedere se incrociate una corsa per l’aeroporto». Sui volti dei primi passeggeri diretti dal Ticino allo scalo varesino, dopo la chiusura della tratta ferroviaria causa lavori estivi, si dipinge la paura di perdere il volo verso le agognate vacanze.
Ansia in pensilina
È il momento peggiore, nel viaggio intrapreso dal Corriere da Lugano a Malpensa per verificare di persona tempistiche e disagi. Partenza alle 9.36, arrivo previsto alle 12.44, sulla carta tre ore e dieci minuti che già non sono poche (un’ora in più rispetto al tragitto normale) ma alla fine diventano di più contando gli imprevisti.

Questi cominciano già ben prima di Stabio, in realtà, a Paradiso: il TiLo si ferma per 24 minuti «causa ritardo di un treno precedente». La coincidenza a Mendrisio salta, e così anche il transfer sul bus delle 10.22 da Stabio. «Vedo che la linea è effettivamente congestionata a causa della presenza di persone vicine ai binari tra Mendrisio e Chiasso» conferma al telefono il portavoce delle FFS Patrick Wlaser, che però rassicura: il bus successivo per l’aeroporto è alle 10.53. Il treno infine riparte e, dopo il cambio, porta a destinazione una dozzina di vacanzieri armati di valigie e speranza.
Meglio il taxi?
«Sapevo che avrei fatto meglio a prendere il treno prima» si auto-rimprovera Francesco, papà in viaggio con la figlia Sofia, 4 anni e un bambolotto che non vede l’ora di immergersi nel mare della Sardegna. Il volo per Alghero è alle 15.40, sono partiti da Locarno alle 9.20. Davanti alle spiegazioni dell’autista scuote la testa e chiede come sia possibile. «Io non ne so niente, è il secondo giorno che faccio questo servizio» borbotta Lorenzo e ricontrolla il piano delle corse. «Confermo, io vado a Gallarate non a Malpensa».

I bus sostitutivi sulla rotta delle vacanze non sono gestiti dalle FFS, va precisato, ma dal partner italiano Trenord: i lavori estivi alla rete che causano il disservizio cadono, infatti, interamente su suolo lombardo. Per sostituire i treni la compagnia di proprietà della Regione Lombardia ha ingaggiato una flotta di «una ventina di corriere come minimo» calcola a spanne un altro conducente (non è stato possibile raggiungere Trenord per informazioni più precise) e anche lui si scusa con i passeggeri: è diretto a Gallarate, non a Malpensa.
I minuti passano, e l’agitazione aumenta. Tra i viaggiatori in attesa c’è chi mantiene i nervi saldi, come Nuno, 43.enne di Biasca con un volo per Lisbona alle 20.00 («mi piace muovermi con anticipo») e chi invece rischia grosso: un anziano di Lugano è al telefono con la compagnia ferroviaria e lamenta «la mancanza di informazioni» perché, fa notare, «qui doveva esserci un bus per Malpensa e non c’è».
Dovrebbe aspettare ma non riesce - «ho un volo alle 15.00 per la Lettonia»- e alla fine si rivolge a un taxi che sapientemente si è appostato in un angolo, fiutando possibili corse. Trecento franchi per quaranta minuti in autostrada.

Claire, studentessa americana in visita a Lugano, ha un volo alle 14.30 per Boston con scalo a Zurigo: è tentata di fare lo stesso ma alla fine desiste - «I am a student, it’s a lot of money» - e guarda il taxi partire con un nodo alla gola. Alla fine il suo coraggio è premiato: alle 11.25 in fondo alla via compare un terzo torpedone e il conducente annuncia «Malpensa, sì, Malpensa».
La carovana si muove
Trambusto di valigie, il gruppo si accalca ai sedili e infine il bus parte, pieno per un quarto, con un collettivo sospiro di sollievo. Tra Stabio e Arcisate c’è chi si appisola persino, sdraiandosi sui sedili, chi si gode la vista dei campi- «sembra di essere già al mare» - mentre la carovana composta da due bus (uno per Malpensa e l’altro per Gallarate) avanza miracolosamente nella strada stretta e contorta. Claire invece non riesce a rilassarsi. «In America le strade sono molto più larghe e i veicoli più potenti» dice, con una punta di rimpianto. Boston sembra lontana anni luce. Ce la farà?

I torpedoni fermano a tutte le stazioni del TiLo che è già andato in vacanza, da lunedì 28 luglio («beato lui»), e impiegano il doppio del tempo. Ma non si poteva andare in autostrada? Tra i sedili si sussurra che gli autisti «vogliono risparmiare sui caselli» ma il conducente non ci sta e, su questo, interviene: «Sostituiamo un treno regionale e quindi dobbiamo fare tutte le fermate, i caselli non c’entrano niente». Anzi, a dirla tutta, «fosse per noi sarebbe molto meglio non dover guidare su queste stradine tutte curve, tra benzina e freni spendiamo di più».
Alla fine oltre al buonsenso è il mal di mare a far tacere i viaggiatori: a Varese il loro numero raddoppia (chi va in Egitto, chi in Pakistan, chi semplicemente a lavorare all’aeroporto) ma a bordo cala un silenzio premonitore. Si pregusta il momento del decollo. Nuno sorride - «non è andata male, dai, magari serve giusto qualche cartello informativo in più» - e Claire si concentra per lo scatto. Alle 13.20 l’ansia scende dal bus e si riversa al Terminal 1, tra le voci dei megafoni e le valigie che corrono in mille direzioni.
«Abbiamo fatto dieci minuti d’anticipo, e nessuno che si ferma a ringraziare» commenta l’autista un po’ per scherzo. Claire è sparita in un attimo, neanche il tempo di una foto d'addio. Forse ce la farà.