Sambuco, più acqua per un futuro sicuro

La grande macchina che porterà a una Svizzera senza nucleare e con un bilancio neutro di emissioni di gas a effetto serra entro il 2050, si è messa in moto. Non sarà una strada facile, perché la decarbonizzazione delle fonti di calore, della mobilità e di interi comparti industriali si tradurrà con un aumento del fabbisogno annuo di elettricità di circa 14TWh. Obiettivi molto ambiziosi e da raggiungere nonostante un contesto attuale incerto, sul quale pesano gli effetti della guerra in Ucraina e la mancanza di un accordo bilaterale sull’elettricità con l’Unione europea. Eppure, come detto, la macchina della Strategia energetica 2050 – che prevede importanti aumenti di produzione e potenza sia per l’idroelettrico, sia per il fotovoltaico – è partita.
A Bellinzona è stato presentato un ingranaggio significativo di questa macchina. Un ingranaggio che, una volta a regime, contribuirà a sostenere il nostro Paese anche quando verrà spenta l’ultima centrale nucleare: il progetto di innalzamento della diga del Sambuco, di proprietà delle Officine idroelettriche della Maggia (Ofima), nell’alta valle Lavizzara.
Una priorità
«Il progetto di innalzamento è prioritario per aumentare la produzione idroelettrica invernale nel nostro cantone, e favorisce di riflesso la sicurezza dell’approvvigionamento energetico», ha sottolineato Christian Vitta, responsabile del Dipartimento finanze ed economia. «La Svizzera, nel medio termine, è infatti destinata a diventare ancora più dipendente dalle importazioni di energia dall’estero. E sappiamo bene che cosa significhi essere dipendenti da altri per prodotti e servizi basilari per il funzionamento del Paese». Ecco perché Confederazione e Cantoni, ha spiegato ancora Vitta, si sono attivati per trovare delle soluzioni per ridurre questa dipendenza, che si manifesta in particolare in inverno. «Già oggi l’idroelettrico è il pilastro principale dell’approvvigionamento energetico svizzero, e continuerà a esserlo anche in futuro anche grazie alla sua flessibilità produttiva garantita dalla possibilità di stoccare energia nei bacini». E il progetto di innalzamento del Sambuco – uno dei 15 progetti di aumento della produzione invernale scelti dalla tavola rotonda per l’idroelettrico a livello nazionale – rientra a pieno titolo nella strategia federale, così come nel Piano energetico e climatico cantonale (PECC).


I dettagli dell’opera
Lo studio di fattibilità, svolto da AET nel 2022, ha ipotizzato un innalzamento dello sbarramento di un massimo di 15 metri. L’altezza della diga verrà quindi portata da 130 a 145 metri. L’intervento consentirà di aumentare del 27% la capienza del lago, per un totale di 80 milioni di metri cubi di acqua, corrispondenti a un potenziale di 46 GWh di energia invernale supplementare (220 GWh in tutto). Ma il progetto, dal costo stimato in 120 milioni di franchi, non si limiterà solo all’innalzamento. Parallelamente, infatti, si procederà al completo rinnovo della centrale di Peccia, che sarà dotata di due nuovi gruppi di produzione da 31 MW di potenza l’uno (+29% rispetto alle due turbine Pelton oggi in esercizio) e due pompe dalla potenza complessiva di 42 MW (+75% rispetto a quelle attuali). Inoltre, per sfruttare in maniera efficiente la maggior capacità di pompaggio e stoccaggio, anche il bacino di compenso di Peccia sarà ampliato: la sua capacità passerà da 110 a 160 mila metri cubi, migliorando la flessibilità anche della centrale di Cavergno. I lavori sulla corona della diga, attorno al bacino (si dovrà spostare la strada che costeggia il lago) e a Peccia dovrebbero iniziare nel 2026 per concludersi quattro anni dopo, nel 2030. Prima, quindi, della riversione degli impianti Ofima prevista nel 2036, come stabilito dal Gran Consiglio due anni fa. Ecco perché il progetto di innalzamento dello sbarramento viene sviluppato congiuntamente da Ofima e dal futuro proprietario (AET), sotto la supervisione del Cantone. «Se non c’è una collaborazione in questa fase transitoria, è difficile portare avanti un progetto così importante», ha spiegato Vitta. «Grazie all’intesa trovata, il progetto va avanti nonostante la concessione non sia ancora scaduta. Una volta che avverrà la riversione, bisognerà quindi riconoscere il lavoro di innalzamento e di potenziamento del Sambuco».
Come cambiano le cose
L’opera è quindi entrata nella fase di progettazione di massima. «Mi rallegro del fatto che a questo progetto si riesca a mettere mano in tempi relativamente brevi», ha rimarcato Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio. «Le cose cambiano in fretta: fino a qualche anno fa investire nell’idroelettrico sembrava una follia, l’elettricità non costava nulla e si parlava di sovvenzionare il comparto». Zali ha poi evidenziato «gli obiettivi molto ambiziosi» del PECC, che segue la strategia federale. «Il Sambuco è il progetto principale, ma con AET abbiamo già discusso altri progetti interessanti dal punto di vista del potenziale di produzione, utilizzando le stessa forza di oggi». Una delle preoccupazioni del DT, come ha ricordato ancora Zali, è quella di non mortificare ulteriormente l’aspetto ambientale. «Anche sul fotovoltaico, l’altro cardine del futuro energetico svizzero, si sta lavorando in maniera importante». L’auspicio del responsabile del DT è di «non venire frenati dalle difficoltà economiche, la richiesta di sussidi per impianti fotovoltaici è in crescita esponenziale oramai da anni. Il credito quadro stanziato per i sussidi è destinato a esaurirsi prima del tempo, tanta è la richiesta da parte dei cittadini. Ma, ripeto, la speranza è quella di non rallentare il ritmo».
I motivi della scelta
Ma perché il Sambuco è stato inserito nella lista dei 15 progetti nazionali più interessanti per un ampliamento della riserva di stoccaggio? Lo ha spiegato Marold Hofstetter, direttore di Ofima. «Uno dei motivi è la sua capacità. Dal profilo del contenuto energetico, in Ticino solamente il Luzzone è superiore». Inoltre, la diga e la valle del Sambuco si prestano a un innalzamento della struttura. «Dal punto di vista tecnico non dovremmo incontrare problemi». Altro punto a favore dell’opera è «l’impatto paesaggistico contenuto». Infine, con l’innalzamento di 15 metri si dovrebbe riuscire a trattenere tutta l’acqua che arriva al bacino durante un anno di afflusso medio. Non bisognerà più turbinare in estate per evitare lo sfioro della diga, come accade oggi. Si riuscirà dunque a sfruttare l’intero potenziale dello sbarramento.
Parteciperà anche Berna
Da parte sua, il direttore dell’AET Roberto Pronini ha ribadito le sfide dell’azienda, come il rafforzamento del portafoglio di produzione tramite riversioni e potenziamento o lo sviluppo di nuove produzioni da fonti rinnovabili. Pronini ha inoltre spiegato i motivi che hanno spinto a investire sul Sambuco e non sugli altri sbarramenti ticinesi. Tranne per il Sella, in Leventina, difficilmente si procederà in futuro ad altre opere del genere. «Oggi si stimano oltre 120 milioni di franchi di investimento per l’innalzamento del Sambuco», ha sottolineato il direttore. «Una cifra non di poco conto». L’opera, comunque, secondo Pronini potrà portare dei benefici alla regione. «Come abbiamo visto al Ritom e al parco eolico del San Gottardo, durante la fase di cantiere i turisti non mancano, anche da oltralpe. Inoltre, verranno rifatte le strade di accesso. Si tratterà ora di trovare misure di compensazione assieme a Comuni, patriziati e associazioni ambientaliste». In conclusione, essere stati scelti nella lista dei 15 migliori progetti a livello nazionale comporta aiuti diretti della Confederazione. «Ci sono dei vantaggi, sì», ha confermato Pronini. «Per l’innalzamento della diga, c’è la possibilità di raggiungere fino al 60% di sussidio all’investimento». Un grosso vantaggio, perché riduce il rischio dell’azienda in un mercato dell’elettricità molto volatile. Berna, quindi, potrebbe partecipare al progetto con circa 35 milioni di franchi.