Siccità

San Martino riscopre la sua miniera d’oro... blu

In tre giorni di attività sono stati oltre duecento i rifornimenti alle vasche approntate al pozzo Sulmoni, divenuto il punto nevralgico del mondo agricolo del Mendrisiotto
Stefano Lippmann
23.07.2022 11:00

Il viavai, ieri mattina, è iniziato attorno alle 8.30. Trattori, trattorini, rimorchi-cisterna più o meno grandi e anche qualche privato cittadino con la sua piccola tanica. Tutti diligentemente ad aspettare il proprio turno per fare rifornimento d’acqua. C’è chi preleva 300 litri, altri arrivano fino a 12.500. È così che trascorrono le calde giornate sulla piana di San Martino a Mendrisio, all’altezza del pozzo Sulmoni all’angolo di un vasto campo di mais. Un pozzo non collegato alla rete degli acquedotti che è tornato a funzionare. Già, perché come riportato più volte negli scorsi giorni, il Distretto continua a soffrire del periodo siccitoso. E di riflesso, anche le coltivazioni – vigneti in primis – sono fortemente a rischio. Al pozzo Sulmoni, come detto, il viavai è incessante. È diventato una sorta di punto nevralgico del mondo agricolo del Mendrisiotto. L’acqua che viene captata viene infatti pompata in due vasche di 36.000 rispettivamente 53.000 litri. «Oro blu» – è proprio il caso di dirlo – che viene messo a disposizione di tutti gli agricoltori.

200 rifornimenti in tre giorni

«In questi primi tre giorni di operatività abbiamo fatto all’incirca 200 rifornimenti», ci spiega un dipendente del Comune di Mendrisio, di «turno» tra le 7 e le 13 (l’operaio del secondo turno supervisiona dalle 13 alle 19). Tocca a lui, infatti, gestire l’andirivieni di trattori. A lui spetta anche il compito di raccogliere i dati della persona che viene a prendere l’acqua e tenere una statistica dei quantitativi prelevati. E, durante le operazioni di riempimento delle cisterne, non si può non fare qualche chiacchiera. L’argomento, va da sé, è praticamente sempre il medesimo: la mancanza d’acqua e i conseguenti raccolti a rischio. «Siamo preoccupati – ci dice un agricoltore alzando le spalle –. Fortunatamente questo è un aiuto». Il riferimento è alle due vasche dalle quali sta attingendo l’acqua. «Siamo venuti a riempire una cisterna di 3.000 litri che ci serve per bagnare i campi di mais e i vigneti». Ma, chiediamo, basta questo quantitativo? «Lo vedremo tra qualche giorno...» è la risposta.

Un altro agricoltore in coda ci spiega che la vite «ha una radice profonda e servirebbe acqua costante» per riuscire a irrigare nella maniera più idonea. Poi, si ammette tra le righe, «si fa quello che si può». Un po’ di ottimismo, sebbene il periodo sia difficile, non manca: «Se oggi sta così ci da un grande aiuto». Il riferimento è alle condizioni atmosferiche. Sebbene sia caldo, il fatto che il cielo sia parzialmente coperto – dunque i raggi del sole sono almeno parzialmente schermati –, è una nota positiva.

«Operativi in poco tempo»

Ad osservare le operazioni, c’è anche Marco Maffi, segretario del Consorzio acquedotto regionale del Mendrisiotto. Consorzio che, in collaborazione (e con l’aiuto) di diverse autorità ed enti – tra i quali la Protezione civile di Mendrisio – in poco tempo è riuscito ad allestire questa misura «d’emergenza». «Inizialmente pensavo di captare l’acqua dal lago – ci racconta Maffi –. Ma il difficile era trovare un posto dove distribuire l’acqua. Farlo a Riva San Vitale o a Capolago non sarebbe stato evidente». Discutendo con l’UPAI – l’Ufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico – è emersa la variante del pozzo Sulmoni. Detto fatto: «L’autorizzazione a riattivare il pozzo è arrivata nel giro di poche ore dalla richiesta». E martedì, in effetti, sono state approntate le due vasche, da subito messe in funzione.

Il «piccolo» fa la sua parte

A rifornirsi, in zona San Martino, giunge anche qualche privato cittadino che richiede poche decine di litri per irrigare il proprio orto. Un gesto che viene apprezzato. Sebbene i privati possano annaffiare (dunque senza sperpero) le proprie piante attingendo dall’acqua potabile, il fatto di attingere da queste vasche permette infatti di ridurre la pressione sugli acquedotti.