Schiamazzi: Coldrerio sbotta e chiede la «gamba tesa»

Coldrerio ha un problema. Con i giovanissimi, che si ritrovano a decine in pieno centro per trascorrere le serate primaverili ed estive. Ma quanto è grande questo problema? Il Municipio, un paio di mesi fa, aveva definito la situazione preoccupante. «Assembramenti di 60-80 ragazze e ragazzi che turbano gravemente la quiete pubblica con urla, schiamazzi, musica ad alto volume, danneggiamenti e pericolose scorribande con moto e motorini», scriveva l’Esecutivo in una lunga nota. E ancora: numerosi episodi di vandalismi, sporcizia, fumo e alcol tra i giovanissimi (anche dodicenni).
Dopo quella presa di posizione molto dura in redazione era però giunta più di una segnalazione «a difesa» di quei ritrovi. Non poi così incivili e sfrenati, ci aveva spiegato più di un lettore. Inoltre, nelle scorse settimane, gli schiamazzi notturni erano diminuiti.
Ma allora qual è la realtà delle cose? Ieri nel tardo pomeriggio, per discuterne con tutti gli attori coinvolti e con la popolazione che vive nelle aree dei ritrovi giovanili (nei pressi del quartiere intergenerazionale Parco San Rocco) è stato organizzato un incontro pubblico. A cui hanno partecipato anche rappresentanti del Municipio, della Polizia comunale, della Città di Mendrisio e del Servizio Prossimità giovani del Mendrisiotto. «L’obiettivo è quello di ascoltare i residenti e trovare insieme possibili soluzioni», si leggeva sull’invito.
Seduti e sdraiati in strada
Soluzioni a una situazione, a subito sottolineato la sindaca Tatiana Solcà Audrino, che negli ultimi 10 giorni è riesplosa. O, detto in altri termini, degenerata. Le decine di esperienze esposte ieri da vari abitanti hanno tutte un denominatore comune: l’esasperazione. Per il rumore, per l’arroganza dei giovani, per le parolacce, per i danneggiamenti, per le scorribande in motorino, per i furti nelle proprietà private – «ne ho denunciato uno anche questa mattina», ha detto un residente nel centro del Comune –, per una presenza massiccia che ormai non riguarda più le piazze o i luoghi di ritrovo che possono essere definiti classici. I giovani ormai si trovano in strada, si siedono e sdraiano sulla carreggiata e prendono a calci le auto e male parole chiunque si trovi a transitare. Li sfidano. «Tanto sono minorenne, non puoi farmi niente», è una delle frasi riportate nella sala riunioni del Parco San Rocco da un abitante davvero esasperato. «Mi suonano il citofono, mi invitano a scendere per darmi una lezione», ha aggiunto. E succede ogni giorno, perché da quando è finito l’anno scolastico i ritrovi sono quotidiani, dalle 21 fino anche fino alle 5 di mattina.
Al coro degli esasperati si è unito anche il direttore del Parco San Rocco John Gaffuri: «È un peccato perché il quartiere intergenerazionale desidera dare spazio a tutte le genereazioni, ma anche noi riscontriamo che purtroppo si è passata la soglia. Il nostro personale che finisce il turno alle 22 viene aggredito verbalmente, e ora le lavoratrici escono in gruppo perché hanno paura».
Reazioni tardive
Ad alimentare ulteriormente l’esasperazione degli abitanti di Coldrerio è la percezione di una certa inadeguatezza negli interventi e della presenza della polizia. «Bisognava intervenire prima, quando i ragazzini erano ancora 10 o 15, ora sono 80», ha detto un altro residente, prima di invocare la «gamba tesa». Un intervento, il suo colto, con favore da più di un presente, perché a Coldrerio si desidera più incisività, e si percepisce poco ascolto da parte degli agenti, sia quando viene chiamato il 117, sia quando le pattuglie sono sul posto. «Ho segnalato più episodi, ma spesso gli interventi sono stati tardivi», così ancora Gaffuri.
«Complessità su complessità»
La situazione è complessa. «Complessità su complessità» ha detto più volte il comandate della Polizia comunale di Mendrisio Patrick Roth. Perché i giovani hanno dei diritti, tanti aspetti che disturbano la popolazione non sfociano nell’illegalità, perché l’approccio che si predilige «non è repressivo, ma rieducativo». Insomma, si è invocato il dialogo. Una via che però, non tutti sembrano voler sposare: «La polizia deve fare più la polizia e meno l’assistente sociale», è una delle repliche.
«Siamo pronti a fare anche autocritica, ma in fondo avete detto tutti che la polizia arriva – ha aggiunto Roth –, la soluzione per risolvere il problema domani non c’è ma continueremo con una presenza di fondo da parte di pattuglie e con interventi mirati in caso di reato. Ci stiamo concentrando sull’aspetto delle violazioni alla legge stradale, crediamo che agire sugli aspetti della circolazione e sui motorini modificati possa avere un effetto dissuasivo e portare i giovani a frequentare altri luoghi». «Ma dirigere i giovani verso un altro luogo non è così semplice – gli ha fatto eco il capodicastero Socialità e pari opportunità di Mendrisio Daniele Caverzasio –; con il nostro servizio (parla degli assistenti sociali, ndr) cerchiamo di creare presupposti per un ambiente sano. Loro hanno diritto a divertirsi come la popolazione ha diritto a pretendere il rispetto delle leggi».
Un ruolo ce l’hanno poi anche i genitori, come hanno detto in tanti. Insomma il tema è complesso. Basti pensare che al tavolo dei conferenzieri c’erano autorità comunali combattute tra la condivisione dell’esasperazione, la volontà di maggiori controlli e il desiderio di trovare una soluzione, fianco a fianco con le autorità di polizia, a cui è stata indirizzata più di una critica.
Più controlli nominali
Coldrerio ha un problema, scrivevamo in entrata. Un problema che per buona parte della discussione è sembrato insuperabile. Fino a che sono stati invocati maggiori controlli nominali dei ragazzi. Un invito colto dalle autorità di polizia. «Vedremo di accentuare i controlli dei nomi. Per capire anche l’età dei ragazzi e magari chiamare a casa alle 2 di notte. Vediamo come reagiscono i genitori», ha detto Fabio Fontana della Polizia di Mendrisio.