Sciolto (infine) il Legato Manera, e non è stato facile

Nell’esatto istante in cui il Legato Manera verrà sciolto e incorporato nella Parrocchia di Sant’Agata in Cadro, in tutto il Ticino scorreranno ettolitri di champagne. Poche o nulle saranno però le gocce destinate all’avvenimento: semplicemente il Legato, con i suoi terreni e i suoi 2,5 milioni in banca, verrà sciolto ufficialmente a Capodanno. Il 31 dicembre alle 24:00, per la precisione. Così ha deciso oggi la Commissione indipendente di ricorso LCCatt (Legge sulla Chiesa cattolica) presieduta dal giudice Ares M. Bernasconi (presidente) e dalle avvocate Micol Morganti Perucchi (vicepresidente) e Francesca Cometta Rizzi (membra). La Commissione, istituita dal Consiglio di Stato, è in sostanza il più autorevole tribunale in Ticino per decidere di faccende ecclesiastiche. Normalmente si occupa di decisioni contestate in materia di elezioni e assemblee parrocchiali, e di decisioni vescovili. Quest’anno si è occupata di tre casi e quello relativo al Legato Manera (o, più correttamente alla Fondazione Asilo Manera) è quello che potrebbe avere la portata maggiore. Perché, in ambito canonico (ma forse anche civile), la vicenda del Legato Manera non è che la punta dell’iceberg.
Noto per vicende penali
Delle vicende del Legato Manera questo giornale si è occupato a più riprese, ossia da quando era emerso nell’ambito di un procedimento penale che un ex parroco di Cadro vi aveva attinto indebitamente nell’ambito di più ampie malversazioni da lui compiute e per cui è poi stato condannato. Il problema era che, in seguito a complesse vicende storiche, la gestione del Legato era stata affidata proprio al «parroco pro tempore di Cadro», con poco o nulla sorveglianza esterna. Tutto è filato liscio per un trentennio, finché, appunto, un parroco non ne ha approfittato. E per evitare che la cosa si ripetesse, la Diocesi e la Parrocchia di Cadro hanno deciso di inglobarlo in quest’ultima, che ha accettato a maggioranza la cosa e che di fatto già gestisce il Legato da qualche anno. Se però le parti oggi nell’aula civile di via Pretorio si trovavano formalmente una contro l’altra (ma di fatto concordi sull’esito) è perché fra il dire e il fare c’è di mezzo ben più di qualche dubbio giuridico. In altre parole, essendo il Legato antecedente al codice civile svizzero, non era chiara la procedura, ovvero se si dovesse procedere secondo il diritto canonico o, appunto, quello civile. Cosa che è stata risolta oggi dalla Commissione indipendente, che ha riconosciuto la propria competenza e sciolto il legato, assegnando i beni patrimoniali e la dozzina abbondante di terreni alla Parrocchia, che quindi «subentra nei diritti e negli obblighi, compresi quelli patrimoniali, della preesistente Fondazione». Una formulazione che è anche una forma di tutela affinché vengano per quanto possibile rispettate le volontà del canonico Giovanni Manera di Cadro (1832-1895) nel costituire il legato. Per quanto possibile anche perché lo scopo fondamentale - la realizzazione e gestione di un asilo - è venuto meno da tempo. «Penso che la Parrocchia - ha detto il giudice Bernasconi - manterrà la memoria e lo scopo del Legato».
Un problema crescente
Oggi in aula vi erano per il Consiglio parrocchiale la presidente Renata Tunesi e il membro e avvocato Hugo Haab, mentre a rappresentare il Legato era la Diocesi, nelle persone di don Massimo Gaia, segretario personale del vescovo, e del cancelliere Andrea Cavallini. E proprio don Gaia ha spiegato che il caso del Legato Manera non è che la punta dell’iceberg: «Ci sono e ci saranno sempre più situazioni simili: Fondazioni create per bisogni che non sono più tali o non più in grado di esprimere i propri organi, fino alle stesse Parrocchie che sempre più spesso dobbiamo mettere in gerenza». Il problema di sciogliere o mutare gli scopi di questi «relitti» della storia è peraltro noto anche nel civile. La Città di Lugano, per esempio, ha in pancia numerose Fondazioni o lasciti dotati di diversi milioni di franchi con i patrimoni bloccati perché gli scopi sono diventati inattuali. Don Gaia in questo senso ha auspicato che la decisione della Commissione possa aprire una strada chiara almeno per quanto riguarda la Diocesi. Il giudice Bernasconi è stato però più cauto, riservandosi di approfondire in altra sede la tematica per capire se si possa arrivare a una soluzione generale, soprattutto con l’Ufficio del registro fondiario, che pure spinge per avere chiarezza al riguardo. Se infatti oggi in aula erano tutti concordi sul destino del Legato Manera (tant’è che la sentenza è già cresciuta in giudicato, avendo le parti rinunciato formalmente a impugnarla) un domani potrebbe non essere così: «Non sono atti da prendere a cuore leggero», ha sottolineato Bernasconi.
«Non è entrato un franco»
Chiusa la vertenza legata al Legato, la Parrocchia può ora guardare oltre. Da un lato è ancora la procedura esecutiva a carico dell’ex parroco per provare a rientrare del danno: «Realisticamente la speranza di recuperare tutto l’importo è remota - ha detto l’avvocato Haab. - Attualmente non è entrato un franco». Dall’altro lato si lavora al futuro dell’edificio che ospitava l’asilo fino a pochi anni fa. La Parrocchia intende rimodernarlo e usarlo come oratorio e centro intergenerazionale, come peraltro accade già ora. La relativa domanda di costruzione non ha ricevuto opposizioni e si attende a breve la licenza edilizia.


