Capriasca

Se i lupi si avvicinano agli abitati: «La situazione è fuori controllo»

Avvistato un branco all’alpe Rompiago: ancora da stabilire se si tratta dello stesso gruppo che fa la spola tra la Val Colla e il versante italiano – La parola ad Armando Donati
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Valentina Coda
27.02.2023 19:00

In questa storia ci sono due certezze. La prima: se il branco di lupi avvistato oggi di buon mattino sull’alpe Rompiago non fosse lo stesso già accertato lo scorso settembre, ovvero quello transfrontaliero che faceva la spola tra la Val Colla e le valli italiane passando dietro i Denti della Vecchia, allora sarebbe il quinto registrato in Ticino. La seconda: la situazione, a detta di molti allevatori, ma non solo, è «completamente sfuggita di mano».

A lanciare l’allarme è l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP), che questa mattina ha ricevuto un messaggio di avvistamento di un branco di lupi composto da cinque esemplari all’altezza dell’alpe Rompiago, sui monti della Capriasca. Un avvistamento «non da poco», secondo il presidente Armando Donati, perché conferma ancora una volta «la presenza capillare del predatore anche vicino agli abitati». Basti pensare che nel Luganese, tra gennaio e febbraio, il lupo si è già fatto vedere cinque volte. E la cultura dell’allevamento continua a essere appesa a un filo.

Tra gennaio e febbraio le segnalazioni in ogni angolo del cantone sorpassano la ventina, nel Luganese siamo a cinque

L’ultimo di una lunga serie

Il branco è stato avvistato ieri mattina verso le 8 da un allevatore della Capriasca, che ha visto il gruppo di predatori arrivare dalla parte bassa dell’alpe Rompiago e passare vicino alla sua azienda e ai cani da protezione. I capi dell’allevatore erano ancora al sicuro all’interno del recinto notturno. Il branco si è poi diretto verso il Motto della Croce, vicino alla capanna Monte Bar.

Da quel momento si è messo in moto l’iter per le segnalazioni: l’allevatore ha allertato il guardacaccia, che a sua volta ha chiamato l’Ufficio caccia e pesca ed è partita la comunicazione per segnalare la presenza del branco. Ma questo avvistamento è solo l’ultimo di una lunga serie: «Solo nel mese di dicembre ci sono state quasi venti segnalazioni in tutto il Ticino, due nel Luganese – rileva Donati, che tiene un diario di tutti gli avvistamenti –. Tra gennaio e febbraio le segnalazioni in ogni angolo del cantone sorpassano la ventina, nel Luganese siamo a cinque». Donati spiega che «si sta andando verso una crisi totale, la cultura dell’allevamento sta crollando e l’aumento del numero di predatori è così forte che la situazione è completamente fuori controllo».

La cultura dell’allevamento sta crollando, già. Oltre al comunicato diramato dall’Associazione, che parlava di una situazione insostenibile per gli allevatori della zona (fra un mese gli animali dovrebbero uscire al pascolo, ma la presenza del lupo non lo consentirà), Donati fa un esempio pratico a sostegno della sua affermazione. «Diversi allevatori di capre e ovini non sanno più dove mandarli, anche i grossi alpeggi che hanno i cani da protezione (dallo scorso luglio l’alpe Rompiago è uno di questi, ndr) e il pastore non hanno più intenzione di assumersi il rischio di accettare bestiame da altri allevatori. Preferiscono far pascolare i propri capi e diminuire il numero».

Bel problema questo, dal momento che potrebbe rappresentare una restrizione nell’ambito dell’allevamento di animali da reddito. Un aspetto da scongiurare inserito nella Strategia lupo svizzera voluta dal Consiglio federale. «Berna deve cambiare in fretta le leggi e invertire questa tendenza – sottolinea –. Anzi, avrebbe dovuto frenare l’espansione molto tempo fa, ma non hanno fatto niente. In aggiunta, a differenza di altri cantoni, in Ticino non sappiamo con esattezza quanti lupi ci sono perché l’Ufficio caccia e pesca o non ha la situazione sotto controllo, oppure non vuole dire le cose come stanno. La situazione è che ci sono troppi lupi in Ticino, quindi mi chiedo, è giusto continuare con una politica simile?».

Un futuro «triste»

Tatiana Guerra, allevatrice di Lelgio tra l’alpe Rompiago e Gola di Lago, ci parla di un altro lupo avvistato un paio di settimane fa grazie alla sua fototrappola, oltre alla predazione di una capra lo scorso novembre. Ma quello che emerge dalle sue parole è una profonda incertezza per il futuro.

«La situazione non può che peggiorare, ho venti capre ma se devo tenerle sotto osservazione vuol dire che devo rinunciare a fare altro. È molto frustrante. Il mio futuro lo vedo molto triste, tra un paio di mesi dovrei andare all’alpeggio in Val Colla, ma con che spirito mando le mie capre? Ho anche investito dei soldi per mettere in sicurezza i miei capi, ma se la situazione va avanti così dovrò vendere gli animali. Anzi, svenderli, come svaluterei il mio lavoro perché non ho più alternative». In sostanza, il problema è uguale per tutti: che cosa fare, adesso?

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