L'intervista

Sgarbi rincara la dose: «Trattato come un criminale, con la Svizzera ho chiuso»

Abbiamo intervistato il critico d'arte dopo il fermo in dogana con tanto di multa da 500 franchi: «Ero andato al Locarno Film Festival per onorare la Svizzera, sono stato minacciato dagli agenti»
Michele Montanari
08.08.2022 16:19

Vittorio Sgarbi non fa marcia indietro, anzi. Il deputato e critico d'arte italiano aveva diffuso sui social un video - poi rimosso - in cui denunciava il trattamento subito in Ticino sabato scorso mentre rientrava in Italia dal Locarno Film Festival. «Non andrò mai più in Svizzera» aveva tuonato Sgarbi dopo il fermo per «più di mezzora» al valico di Chiasso-Brogeda e una multa da 500 franchi «per abuso di luci blu prioritarie». L'autista del parlamentare italiano aveva infatti acceso i lampeggianti quando ancora si trovavano in territorio svizzero. La Polizia cantonale, interpellata da Ticinonews, ha fornito maggiori dettagli sulla vicenda: «Poco prima delle 17.30 di sabato, sull’A2 in territorio di Maroggia, è stata segnalata alla Centrale Comune d’allarme un’auto con targhe italiane che aveva azionato la luce blu intermittente per superare a sinistra una colonna di vetture». Sgarbi sui social è stato categorico: «Non andrò mai più in Svizzera, neanche per il mio amico Mario Botta». Come detto, il video è sparito: si è trattato dunque di una sparata dettata dalla rabbia del momento? Non proprio.

Le fotografie scattate da Vittorio Sgarbi durante il fermo al valico di Chiasso-Brogeda
Le fotografie scattate da Vittorio Sgarbi durante il fermo al valico di Chiasso-Brogeda

«Una mancanza di rispetto per il Parlamento italiano»

Il noto critico d'arte, intervistato dal CdT, rincara la dose: «Ho detto che non verrò mai più in Svizzera e lo ribadisco. Non posso andare in luoghi dove mancano la cortesia istituzionale e il rispetto, non dico per la mia persona, ma per il Parlamento italiano. Chi è il rappresentante della cultura italiana più noto in Svizzera? Io. Ma nonostante mi abbiano riconosciuto, chiamandomi professore e onorevole, gli agenti sono stati arroganti, prepotenti e minacciosi. Mi volevano costringere a stare chiuso in auto, dicendomi che ero in stato di fermo». Il deputato aggiunge: «Questo va oltre al caso di Swiss, quando in un video divertente ho detto che non avrei più volato con loro. Sono andato a onorare il Locarno Film Festival e la Svizzera, ho fatto un intervento per il mio amico Alexander Sokurov, che è il più grande regista del mondo. Ho fatto questa spedizione nonostante avessi poi un impegno a Forlì per fare una conferenza su Canova, di cui ricorre il secondo centenario dalla morte. Il mio agente di polizia - e sottolineo agente di polizia - ha acceso i lampeggianti poco prima di attraversare il confine con l’Italia e mi hanno fermato per mezzora dicendomi che dovevo restare in macchina». Sgarbi prosegue: «Mi hanno detto che in Svizzera non si possono usare i lampeggianti e che avrei dovuto saperlo, senza rendersi conto che io conosco le leggi italiane. Inoltre, se avessi avvisato le autorità prima di arrivare, la cosa sarebbe stata lecita. Quindi, se non comunichi l'uso dei lampeggianti, di colpo non sei più te stesso, non sei più Vittorio Sgarbi. In dogana mi hanno riconosciuto subito, avrebbero dovuto capire che in quel momento avevano a che fare con un membro del Parlamento italiano venuto per onorare la Svizzera. Sono stato trattato in modo sgradevole».

Le fotografie scattate da Vittorio Sgarbi durante il fermo al valico di Chiasso-Brogeda
Le fotografie scattate da Vittorio Sgarbi durante il fermo al valico di Chiasso-Brogeda

«Trattato come un criminale»

Il deputato poi torna sulla questione dei 500 franchi: «Tutto si è risolto con il pagamento di 500 franchi. Prima vieni trattato come un criminale, per un reato che non c’è, poi paghi 500 franchi e il problema non si pone più. Sono un parlamentare, un uomo sotto scorta per minacce di mafia quando ero sindaco, ho un agente di polizia che guida la mia auto e questi arrivano in 5 con una macchina con la scritta: "Per un Ticino più sicuro e più accogliente". Questa è l’accoglienza per un uomo che ha fatto conferenze a Lugano e Ginevra ed è conosciuto da tutti? Io ho 70 anni, avrò al massimo vent’anni da vivere, e non ho intenzione di tornare in Svizzera, neanche per il mio amico Mario Botta. Avrebbero potuto prendere la targa e mandarmi la multa a casa, invece mi hanno tenuto in stato di fermo. Senza contare che avrei potuto avere problemi di cuore - che effettivamente ho - e anziché venire in mio soccorso, ci hanno fermati e minacciati». Proviamo a far "sbollire" il parlamentare, ma proprio non vuole sentir storie: «In Svizzera non sono rispettato: un deputato italiano non è più un deputato se va all’estero? Se qualche museo svizzero mi dovesse chiedere un’opera d'arte in prestito, gli dovrò dire che non posso dargliela, perché non intendo più passare il confine».