“Spostate il tram e fateci lavorare”

Continuano ad emergere voci critiche nei confronti del tracciato scelto dal Cantone tra Manno e Bioggio - Diverse aziende sono pronte alla battaglia legale
Il direttore della Naie Fausto Petrini davanti all'accesso stradale che verrà eliminato.
John Robbiani
08.02.2018 05:55

MANNO/BIOGGIO - Il tracciato del futuro tram-treno, soprattutto nella tratta tra Bioggio e Manno, ha sollevato una miriade di opposizioni (il termine per presentarle scadeva ieri). Nelle scorse settimane abbiamo riferito dei timori delle aziende in zona Cavezzolo che rischiano di vedersi cancellare gli accessi stradali (la Spaeter di Bioggio aveva addirittura fatto sapere di rischiare la chiusura, con la cancellazione di un centinaio di posti di lavoro). Nella parte centrale del tracciato abbiamo invece scritto della forte opposizione di Riccardo Quadroni (proprietario di diversi fondi in zona, tra cui quello che ospita Avaloq), Holcim, Cesare Agustoni della Immobiliare Vedeggio e Tarchini Group, che contestano la soppressione degli accessi stradali. Ma il progetto tram-treno è guardato con molta apprensione anche a Manno (vicino al terminale di Suglio), dove almeno quattro aziende ci fanno sapere che la loro operatività sarebbe a rischio qualora il progetto elaborato dal Dipartimento del territorio venisse approvato.

Tra le più colpite potrebbe esserci la Naie, leader europea nel campo degli integratori alimentari che proprio a Manno, dal 1999, ha la sua sede continentale. «La casa madre – ci spiega il direttore, Fausto Petrini – è a Carlsbad, in California, e anche negli Stati Uniti stanno guardando con attenzione a quanto accade da noi in Ticino». Temono cioè che la sede europea (che è già presente sul mercato asiatico e che tra poco inizierà a rifornire anche il mercato cinese) si veda costretta a bloccare la produzione, anche solo temporaneamente. «Per quanto ci riguarda il progetto avrebbe due impatti negativi. «Perderemmo 1,2 milioni a settimana».

Poi c'è Prodega, che a Manno è presente dal 2015 e che nella valle del Vedeggio ha investito parecchi milioni. "Non abbiamo - ci spiega Philipp Dautzenberg, presidente del gruppo Transgourmet - nulla contro il tram, ma sarebbe più naturale e logico far passare i vagoni sui binari già esistenti e dunque non sulla strada cantonale. Perché costruire una nuova linea quando già ne esiste una?».E preoccupazione c'è anche alla Sofinol. "Per quanto ci riguarda – ci ha spiegato il direttore Pierre Giannoni – il problema principale riguarda l'eliminazione del collegamento stradale. Per raggiungerci sarà infatti necessario andare fino alla rotonda di Bioggio e poi inserirsi in quella che sarà la futura strada di collegamento alla zona industriale. E i mezzi pesanti dovranno immettersi sulla strada cantonale, che rischia davvero di diventare ancora più intasata di oggi". Anche per Giannoni la soluzione migliore non è quella indicata dal Dipartimento del territorio.  «Noi sosteniamo le proposte di variante fatte da RailValley e dall'associazione Astras. Il tram dovrebbe passare sui binari industriali già esistenti. Costerebbe meno, garantirebbe una realizzazione più rapida, non creerebbe problemi alle aziende e permetterebbe di assicurare un tracciato autonomo al tram che, appunto, non dovrebbe passare sulla strada cantonale e convivere con le auto e il traffico".