«Sto trattando con il boss»

Cocaina dalla Colombia: le intercettazioni fanno emergere il ruolo chiave del bellinzonese - L’uomo aveva a che fare direttamente con il numero uno di un potente cartello di Medellin
Il 63.enne avrebbe dovuto acquistare 8.000 chili di polvere bianca per la ‘ndrangheta.
Red. Online
06.03.2017 06:00

BELLINZONA - «Appena torno qui vado a parlare con la massima autorità locale, protetta da 300 persone (...). Qui stiamo trattando con il Dio». Si esprime come chi sa il fatto suo, il 63.enne del Bellinzonese ricercato in tutto il mondo con l'accusa di aver tentato di acquistare in Colombia 8.000 chilogrammi di cocaina per conto della 'ndrangheta, come anticipato mercoledì dal CdT (vedi suggeriti). L'intercettazione è contenuta nelle 142 pagine dell'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro Pietro Caré nell'ambito dell'operazione denominata «Stammer».

Il ticinese, trasferitosi nella Repubblica Dominicana nell'ottobre 2014 dopo la pensione (terminata la formazione a Trevano nel 1977, aveva lavorato dapprima per una fabbrica del Locarnese e poi per una compagnia assicurativa), si stava intrattenendo al telefono con Giuseppe Mercuri, sua persona di riferimento in Calabria. Il soggetto della conversazione è invece Jaime Eduardo Cano Sucerquia, detto «Jota Jota», 50 anni, alla testa di un cartello della droga di Medellin. Un potente narcos, insomma. Per gli inquirenti italiani, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri, passaggi come quello riportato in apertura dimostrano «il livello criminale della vicenda e dei soggetti coinvolti». Nelle maglie della giustizia, ricordiamo, è finita una settantina di persone.

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