Circolazione

Sulla nuova imposta la politica è divisa

In Gestione proseguono le discussioni sul nuovo sistema di calcolo PPD e Lega sono intenzionati a sostenere le due iniziative popolari democratiche, ma PS e Verdi frenano: preoccupano i mancati introiti per lo Stato e l’assenza di correttivi sociali
©Gabriele Putzu
Nico Nonella
17.05.2022 17:10

La nuova imposta di circolazione non taglia (ancora) il traguardo e, anzi, continua a dividere la politica. Sul tavolo della Commissione gestione e finanze, lo ricordiamo, ci sono sia il messaggio del 2019 con cui il Governo propone un nuovo sistema di calcolo e le due iniziative popolari legislative del PPD denominate «Gli automobilisti non sono bancomat» e «Per un’imposta di circolazione più giusta». Ebbene, ieri sono preseguite le discussioni politiche in seno alla Commissione, ma senza giungere a un’intesa.

La nuova imposta di circolazione non taglia (ancora) il traguardo e, anzi, continua a dividere la politica. Sul tavolo della Commissione gestione e finanze, lo ricordiamo, ci sono sia il messaggio del 2019 con cui il Governo propone un nuovo sistema di calcolo sia le due iniziative popolari legislative del PPD denominate «Gli automobilisti non sono bancomat» e «Per un’imposta di circolazione più giusta». Ebbene, ieri sono preseguite le discussioni politiche in seno alla Commissione, ma senza giungere a un’intesa.

Da un lato c’è il rapporto dei relatori Fiorenzo Dadò (PPD) e Daniele Caverzasio (Lega), favorevole alle due iniziative. In sintesi, chiedono due cose: che la tassa sia stabilita secondo il principio «chi più inquina, più paga» grazie al nuovo calcolo basato sulle emissioni di CO2; che l’aumento deciso dal Governo per il 2017 sia restituito ai 135 mila automobilisti sotto forma di sconto sull’imposta successiva.

Dall’altro lato, però, si prospetta pure rapporto di Samantha Bourgoin (Verdi) che intende analizzare a fondo il nuovo sistema di calcolo proposto ormai tre anni fa dal Governo, ossia la somma della massa a vuoto del veicolo moltiplicata per un coefficiente fisso e delle emissioni di CO2 moltiplicate per un coefficiente variabile.

Fronti opposti

«Gli iniziativisi vogliono fare un rapporto secco sulle due iniziative, che però non risponde ai quesiti e ai cambiamenti proposti dal Governo nel suo messaggio», afferma Bourgoin al CdT. E non va dimenticato che PS e Verdi vorrebbero discutere anche di aspetti ecologici e sociali. I prossimi passi? «Bisognerà capire se puntualizzare e negoziare migliorie dal punto di vista ecologico e sociale nel rapporto di Dadò e Caverzasio oppure se proporre un controprogetto indiretto che consideri maggiormente le richieste del Consiglio di Stato». Per ora, le proposte contenute nelle iniziative sono sostenute da Lega e PPD, che da soli non dispongono della maggioranza. Le altre forze politiche ne discuteranno nei prossimi giorni e sullo sfondo c’è ovviamente il cammino da percorrere per risanare i conti. Dopo la votazione di domenica sul cosiddetto decreto Morisoli, da sinistra ci si interroga su come sarà possibile risanare le finanze contenendo le uscite e, allo stesso tempo, rinunciando ad alcune entrate come quelle garantite dall’imposta di circolazione.

L’ombra del decreto

«La prossima settimana andremo avanti con le discussioni. Abbiamo chiesto di specificare quanto ammonterà il mancato incasso da parte dello Stato diminuendo l’imposta di circolazione», osserva il presidente della Gestione, Fiorenzo Dadò. «Si presume che entro la fine di giugno avremo firmato il rapporto». Certo, i dubbi non mancano: «Lega e PPD sono d’accordo per approvare le due iniziative. Altri gruppi stanno facendo le loro valutazioni, in particolare su due aspetti». Il primo riguarda appunto il minor introito per le casse dello Stato. Ancora Bourgoin: «La popolazione è preoccupata per le proprie tasche ed è stato promesso un riequilibrio dei conti senza tagli draconiani, ma se la proposta popolare democratica verrà approvata mancheranno 30 milioni nelle casse dello Stato». A farle eco anche il capogruppo socialista, Ivo Durisch: «Oltre a questi 30 milioni ne mancheranno altri 25 per la tassa di collegamento bloccata». La maggioranza politica in Parlamento «ha già detto che diminuirà tasse e imposte senza ricorrere a tagli. Vedremo come faranno; dal mio punto di vista ne serviranno di molto incisivi».

Il secondo aspetto critico, sollevato dalla sinistra, riguarda la necessità di avere una lettura più sociale dell’imposta di circolazione. A questo proposito, il PS ha sondato la disponibilità ad attuare un correttivo per favorire le persone meno abbienti: «Con l’iniziativa una macchina piccola, usata da persone con poche risorse finanziarie, paga un’imposta 3 o 4 volte superiore a una Tesla», rileva la deputata Anna Biscossa (PS). Insomma, è giusto privilegiare le vetture a propulsione ecologica ma con un occhio di riguardo anche a chi non può permettersele. Una richiesta che però non ha incontrato l’apertura sperata.

Da un lato c’è il rapporto dei relatori Fiorenzo Dadò (PPD) e Daniele Caverzasio (Lega), favorevole alle due iniziative. In sintesi, chiedono due cose: che la tassa sia stabilita secondo il principio «chi più inquina, più paga» grazie al nuovo calcolo basato sulle emissioni di CO2; che l’aumento deciso dal Governo per il 2017 sia restituito ai 135 mila automobilisti sotto forma di sconto sull’imposta successiva.

Dall’altro lato, però, si prospetta un pure rapporto di Samantha Bourgoin (Verdi) che intende analizzare a fondo il nuovo sistema di calcolo proposto ormai tre anni fa dal Governo, ossia la somma della massa a vuoto del veicolo moltiplicata per un coefficiente fisso e delle emissioni di CO2 moltiplicate per un coefficiente variabile.

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