Il caso

SUPSI, chiesero l'«aiutino» da casa: identificati i responsabili

Alcuni studenti del primo anno di Cure infermieristiche avevano cercato suggerimenti da amici o parenti durante una prova svolta online un mese fa – L’istituto ora li ha individuati e per loro sono scattate le sanzioni – Nessuno, però, sarebbe stato espulso
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
30.07.2025 16:05

Sono stati tutti identificati gli studenti che avevano tentato di fare i furbi durante un esame della sessione estiva alla SUPSI. E per loro sono arrivati anche i primi provvedimenti disciplinari. Il caso, lo ricordiamo, risale alla metà del giugno scorso, quando al termine di una delle prove della sessione estiva, gli studenti del primo anno del corso di studi in Cure infermieristiche si erano visti annullare l’esame. Il motivo? «Una frode durante un esame svolto online», ci era stato detto. In particolare, l’episodio riguardava «l’utilizzo premeditato e improprio degli strumenti informatici a disposizione, che avrebbe condizionato il regolare svolgimento della prova». Nello specifico, «una o più persone presenti in aula hanno tentato di far svolgere l’esame da terze persone collegate da remoto».

In pratica, mentre gli studenti erano impegnati in aula per svolgere l’esame online, alcuni di loro hanno chiesto «l’aiuto da casa». Collegato a un altro pc ci sarebbe stato un amico o un parente che avrebbe svolto l’esame al posto dello studente seduto in aula.

A un mese di distanza, da noi contattata, la SUPSI ha fatto sapere che «a seguito dell’annullamento della prova d’esame, avvenuto lo scorso 16 giugno, la SUPSI ha svolto rigorosi approfondimenti interni che hanno permesso di accertare le responsabilità individuali delle persone coinvolte nel tentativo di frode». La scuola, viene poi precisato, «ha predisposto una nuova prova all’interno della medesima sessione». L’intero gruppo di studenti – parliamo di una classe di 140 persone – ha sostenuto un nuovo esame in forma cartacea il 18 giugno, ossia due giorni dopo la prova annullata. E questo, «a tutela dell’equità e della credibilità del processo valutativo, finalizzato a verificare le conoscenze e competenze acquisite».

Che cosa dice il regolamento

Dopo aver identificato i responsabili, il cui numero però non ci è stato comunicato dalla SUPSI per evitare che si creassero spiacevoli situazioni, sono scattati i provvedimenti. «Le sanzioni – ci è stato detto – sono state definite caso per caso, coerentemente con il Regolamento per gli studi di Bachelor e Master, e i casi sono stati trattati con la necessaria riservatezza, nel rispetto della comunità studentesca». Secondo quanto prevede l’articolo 17 del Regolamento, «comportamenti scorretti» o «infrazioni alle disposizioni e normative» possono comportare, a seconda della gravità, le seguenti sanzioni: l’ammonimento, l’allontanamento da moduli o prove, la revoca di crediti, il risarcimento danni, la sospensione, l’esclusione dalla formazione, l’esclusione dalla SUPSI o la revoca del titolo di studio. Stando a nostre informazioni, però, nessuno degli studenti coinvolti nel caso sarebbe stato escluso dal percorso di studi, né espulso dalla Scuola universitaria professionale.

«Un’azione tempestiva»

L’istituzione ribadisce comunque di aver agito «con tempestività e determinazione», e conferma il proprio impegno nel miglioramento continuo dei processi, «costantemente orientati alle persone e attenti ai cambiamenti della società e ai rischi emergenti». Per questo motivo, viene aggiunto, oltre a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza, «la SUPSI promuoverà con ancora più convinzione una cultura della responsabilità individuale, fondata su solidi principi etici che ogni studentessa e ogni studente accoglie all’inizio del proprio percorso sottoscrivendo il Patto formativo della SUPSI».

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