Tram-treno, tanto tuonò, che non piovve

Fino all’ultimo non si sapeva esattamente come poteva andare a finire. Perché fino all’ultimo sul sorpasso di spesa di 87,3 milioni di franchi necessari per avviare la prima fase della rete tram-treno del Luganese pendeva la richiesta del gruppo UDC di rispedire il rapporto in Commissione della gestione, e soprattutto la spada di Damocle del referendum finanziario obbligatorio, che sempre i democentristi hanno invitato a votare a spron battuto. Invece il Gran Consiglio ha dato luce verde a maggioranza al sorpasso di spesa, dando quindi il via libera alla realizzazione dell’opera, e nello stesso tempo ha rigettato il referendum finanziario obbligatorio, per il quale serviva l’appoggio di almeno 25 deputati, a conti fatti sostenuto in aula solo dall’UDC.
A nulla sono insomma valse le argomentazioni portate avanti da Alain Bühler, intervenuto per primo a inizio dibattito. «L’UDC non è contraria al progetto del tram-treno – ha detto il deputato motivando le ragioni dietro la richiesta di rinvio in Commissione -. Rinviare di qualche mese il sorpasso di spesa non significa affossare il progetto e non preclude neppure il finanziamento concesso da Berna: serve per votare con cognizione di causa». Un invito a fermarsi per chiarire che però non è stato raccolto in prima battuta da Fiorenzo Dadò (Centro), co-relatore del rapporto della Gestione favorevole al progetto. «Un’altra pausa di riflessione? Ma di cosa stiamo parlando? – ha esordito –. Del tram-treno ne stiamo parlando da 20 anni, per sei volte ne abbiamo discusso inoltre in Parlamento e i chiarimenti che martedì abbiamo avuto in Gestione sono stati convincenti. Questo progetto deve assolutamente partire oggi». Anche perché, ha continuato Dadò, sono state le stesse FLP a sostenere di andare avanti. «La questione centrale di tutta questa vicenda – ha sottolineato da parte sua Fabrizio Sirica per il PS – non sono le fermate o la capienza (all’origine dei chiarimenti portati a termine in Gestione dopo alcune informazioni uscite sulla stampa, ndr), la questione centrale è che, come Parlamento siamo ostaggio dell’UDC che sta portando avanti la sua campagna contro Zali. Si tratta solo di un vile e banale attacco politico».
«Non è perfetto, ma...»
A spezzare una lancia a favore del tram-treno sono stati anche i Verdi, che dopo il faccia a faccia in Gestione di martedì sui chiarimenti non si erano ancora espressi ufficialmente. Da qui il dubbio iniziale sull’esito del voto. «Non dobbiamo avere paura del successo del tram-treno – ha detto Samantha Bourgoin – pur non essendo perfetto è un importante passo avanti». Il riferimento ecologista alla non perfezione del progetto è stato ripreso anche da Cristina Zanini Barzaghi per il PS. «Siamo solo all’inizio – ha detto la deputata – all’inizio di un’opera che si svilupperà per i prossimi decenni. Dopo il nostro voto di oggi possiamo insomma ancora avanzare e discutere nuove proposte di miglioramento». Tra queste il desiderio di «non smantellare la linea di collina, che in futuro si potrebbe deviare sul Pian Scairolo e anche verso Lamone», ha precisato Zanini Barzaghi.
Il canto delle sirene
Parole a favore del progetto sono poi arrivate dalla seconda co-relatrice del rapporto della Gestione, Natalia Ferrara (PLR). «Chi vuole capire ha le risposte, chi non vuole capire non ci riesce neppure con i sottotitoli», ha esordito, criticando implicitamente l’UDC. «Consiglio di Stato e Dipartimento del territorio hanno fatto un grandissimo lavoro nel portare il progetto all’attenzione di Berna che lo finanzierà come non è mai successo per un’opera completamente ticinese. Non fatevi attirare dal canto delle sirene – ha aggiunto – non facciamo schiantare questo progetto sulle rocce».
A prendere la parola, dopo i sostegni espressi da Michel Tricarico (Centro) – «Oggi abbiamo in mano la chiave per aprire una porta che ci farà entrare nella nuova mobilità del Luganese» –, da Massimo Mobiglia (Verdi liberali) – «è un investimento, non una spesa» –, e dai leghisti Omar Balli e Giancarlo Seiz, è stato poi il consigliere di Stato Norman Gobbi, responsabile politico della Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio. «Il progetto che abbiamo davanti nel corso degli anni è stato affinato per integrarlo al meglio nel territorio, anche urbano. Ma siamo anche davanti a un cambio di paradigma forse difficile da capire oggi così come è stato difficile immaginare AlpTransit prima che fossero realizzate le nuove gallerie del San Gottardo e del monte Ceneri».
Prima del voto finale che, come detto poc’anzi, ha dato luce verde con 75 sì, un no e 6 astenuti, alla rete del tram-treno (rete per la quale saranno necessari circa 700 milioni di franchi di investimento, di cui 500 sostenuti dalla Confederazione) è intervenuto anche il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, che ha risposto punto per punto alle richieste di chiarimento sollevate martedì dall’UDC, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa (vedi articolo in basso). Sempre all’indirizzo dello stesso partito.
Zali al contrattacco: «Cari amici democentristi, siete nulli»
Tredici minuti. Tanto è durato l’intervento al fulmicotone del direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali sul tram-treno. Più che sull’opera in sé le attenzioni del consigliere di Stato si sono concentrate sul rispondere al partito, l’UDC, che lo avrebbe messo politicamente nel mirino. Ma osservazioni molto piccate sono giunte anche nei confronti delle associazioni del territorio, anch’esse critiche a una parte del progetto. Gli argomenti sollevati dai democentristi, che avrebbero voluto rispedire il tram-treno in Gestione e attivare il referendum finanziario obbligatorio, sono in particolare stati definiti dal direttore del DT degli «pseudo argomenti neppure attuali», per i quali «sono bastati non più di 5 minuti in Gestione per demolirli». Questo perché, «ad esempio, è noto da sempre che i doppi convogli non possono circolare». Stessa cosa per la capacità, «che sarà sufficiente a coprire l’offerta fino almeno al 2045». Tutto questo partendo da un dato di fatto, ha continuato: «Questo progetto per l’UDC deve cadere nel nome delle loro ambizioni, come una vittima innocente, come un danno collaterale, da mettere in conto come qualsiasi azione militare». Ma Zali non si è fermato qui. «Amici democentristi, lasciatemelo dire: siete nulli». Non ci sono «documenti segreti, né colpi di scena». Ma allora perché «l’UDC si oppone al progetto? Che sia dovuto alla mia persona?», si è chiesto tra il serio e il faceto il «ministro», per poi continuare: «Marco Chiesa mi ha fatto riflettere dichiarando che qualcuno soffre di una sindrome persecutoria. Questa valutazione psichiatrica mi ha spinto a mettermi in discussione. Mi sono detto: e se avesse ragione? Ho cercato quindi di calarmi nell’ideologia democentrista per cogliere gli elementi di fondo contrari a questo e ad altri progetti del genere. Premetto che non sono la persona più indicata per approfondire il pensiero democentrista e quindi non riesco a confrontarmi con ciò che non capisco». Il direttore del DT ha poi aggiunto: «Concludo con una riflessione. Siamo tutti stati chiamati qui per fare l’interesse dei ticinesi, seppur con punti di vista diversi, ma allora qualcuno mi deve spiegare perché si deve rinunciare a un’opera di trasporto pubblico destinata a produrre vantaggi immensi a una regione oppressa dal traffico e a procurare ricadute economiche per 750 milioni a favore della nostra economia e sovvenzionata con 500 irripetibili milioni dalla Confederazione, perché rinunciare a quest’opera sarebbe nell’interesse del Ticino e dei ticinesi?». Ma ritornando alle discussioni che da martedì parevano sul punto di bloccare il tram-treno, Zali si è rivolto anche alle associazioni ambientali e del territorio. Che il direttore del DT ha chiamato «le autoreferenziali associazioni sedicenti tutrici di ambiente, territorio, traffico, paesaggio e quant’altro», che vogliono «modificare radicalmente il progetto e tutelare la via di collina». A queste associazioni, ha aggiunto, « mi sento di dire: fatevene una ragione, avete già osteggiato il progetto in passato» e ritirato le opposizioni per «una tardiva presa di coscienza della paradossale situazione in cui associazioni votate al bene dell’ambiente e del territorio si oppongono alla realizzazione di un’opera fondamentale ai fini della realizzazione dei loro scopi statutari». Quindi, ha sottolineato il direttore del DT, «grazie, avete detto quello che volevate, lo avete ripetuto, ma ora basta». Parole dure, dunque, alle quali ha replicato il deputato dell’UDC Alain Bühler: «È inaccettabile. Lei è inadeguato nel suo ruolo. Non ha il minimo diritto di trattare i partiti in questo modo».
