Il caso

Tre indagati per una presunta truffa da almeno dieci milioni

Sotto inchiesta tre cittadini svizzeri di 58, 85 e 71 anni del Luganese e Bellinzonese accusati di aver promesso per anni lauti guadagni nella compravendita di oro - Le potenziali vittime sarebbero oltre un centinaio
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Federico Storni
19.02.2024 12:00

Oltre un centinaio di potenziali vittime, numerose denunce dal Ticino e da tutta la Svizzera, decine di milioni di franchi investiti e potenzialmente andati persi, per un «buco» al momento stimato in una decina di milioni di franchi, sei anni di indagini. Sono questi i contorni di una presunta maxi-truffa mai emersa finora e che vede in qualità di indagati tre cittadini svizzeri, rispettivamente domiciliati nel Luganese e nel Bellinzonese: un 58.enne, un 85.enne e un 71.enne. I reati ipotizzati nei loro confronti sono quelli di truffa aggravata poiché commessa per mestiere, appropriazione indebita, amministrazione infedele ed esercizio abusivo della professione di fiduciario. A coordinare l'inchiesta - che è descritta come «grande e complessa» - è ora il procuratore pubblico Daniele Galliano.

L'inchiesta ha accelerato

La vicenda è emersa da una decisione della Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale relativa al caso. Semplificando un po', il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha chiesto e ottenuto che a carico di due dei tre imputati il Ministero pubblico assumesse ed esplorasse anche l'ipotesi di reato di accettazione indebita di depositi del pubblico ai sensi della Legge sulle banche. Ministero pubblico che aveva argomentato che «la riunione dei procedimenti penali appesantirebbe ulteriormente l’avanzare delle indagini». Peraltro erano stati proprio gli inquirenti ticinesi a segnalare al DFF l'esistenza di possibili reati di sua competenza.

«Ulteriormente» qui è la parola chiave, perché come detto l'inchiesta appare complessa. Non tanto per la presunta dinamica della maxi-truffa - il Ministero pubblico, da noi contattato, la descrive così: «Gli imputati sono sospettati di aver raccolto ingenti fondi prospettando, contrariamente al vero, importanti possibilità di guadagno nel campo della compravendita di metalli preziosi» - quanto nella sua esatta ricostruzione: «Parallelamente agli interrogatori si è proceduto negli scorsi mesi con l'acquisizione di documentazione bancaria e contabile (ora oggetto di approfondimenti)». In altre parole, l'inchiesta sembra aver subito un'accelerata in tempi relativamente recenti, malgrado il primo incarto risalga al 2018. Quanto all'indebito profitto che i tre indagati avrebbero ottenuto con il loro agire illecito, esso è «ancora da quantificare nel dettaglio, ma stimato in circa 10 milioni».

Più dettagli

«Considerati gli atti istruttori in corso  - ci comunica ancora il Ministero pubblico - al momento è prematuro fornire ulteriori informazioni». Qualche dettaglio in più emerge però dalla sentenza della Corte penale federale, la quale innanzitutto riassume la vicenda in questi termini: due dei tre imputati «avrebbero fatto credere alle vittime di avere grandi possibilità di guadagno investendo denaro nella compravendita di oro. Gli investitori avrebbero tuttavia perso interamente il denaro investito, dato che l’operazione sarebbe risultata fittizia. Gli imputati sono sospettati di aver raccolto circa 12 milioni di franchi su dei conti «pool» siti a Dubai, agendo dalla Svizzera».

Lo stesso Ministero pubblico, invece, nella sentenza la spiega così: «Presso questo Ministero pubblico è pendente un grande e complesso procedimento penale che data 2018. Dello stesso fanno parte ulteriori 8 incarti che sono stati riuniti e che compongono un’inchiesta particolarmente complessa e voluminosa. Già solo il numero delle potenziali vittime supera il centinaio, e si tratta di fatti che hanno avuto il loro avvio 12 anni fa. Gli importi investiti e rispettivamente andati persi sono numerosi e complessivamente raggiungono somme importanti, nella misura di decine di milioni di franchi. I fatti non sono ancora stati interamente chiariti e Io scrivente necessiterà verosimilmente di presentare delle rogatorie all’estero per tentare di ricostruire nella maniera più precisa possibile quanto accaduto. In aggiunta è in corso una complicata ricostruzione finanziaria da parte della Polizia giudiziaria – Sezione Reati Economici Finanziari».

Tradotto: l'eventuale rinvio a giudizio non è ancora questione imminente (e l'assunzione di quanto richiesto dal DFF non velocizzerà la procedura), malgrado l'accelerata a cui sembra essere stata sottoposta l'inchiesta. Per i tre indagati vale la presunzione d'innocenza.

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