Dazi

Trump minaccia i film stranieri, che ne sarà delle produzioni svizzere?

L’annuncio del presidente USA di imporre dazi sui film «prodotti in terra straniera» provoca dubbi e incertezze – Ne parliamo con Lisa Barzaghi, della Ticino Film Commission
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08.05.2025 12:15

Dopo il suo annuncio bomba di imporre dazi al 100% sui film stranieri, chiamandoli una «minaccia per la sicurezza nazionale», il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha stemperato i toni, affermando che «non sta cercando di danneggiare l’industria». Affermazioni vaghe che creano molte incertezze e dubbi, anche per l’industria cinematografica svizzera e ticinese. Quali conseguenze potrebbero avere i dazi di Trump per la nostra industria audiovisiva? Domanda che sorge spontanea e che abbiamo posto a Lisa Barzaghi, responsabile operativa della Ticino Film Commission e copresidente della Switzerland Film Commission.

«È ancora troppo presto ed è difficile dire se ci sarà effettivamente un cambiamento», dice Barzaghi. «L’industria cinematografica ticinese non dovrebbe subire grandi ripercussioni a corto termine». Per il mondo audiovisivo globale sarà invece ancora da vedere. Non sono, però, le tariffe ad essere la vera minaccia all’industria ma l’incertezza e la paura causate dall’annuncio.

«Le questioni presenti sono due», spiega Barzaghi. «In primis, i film esteri, in questo caso svizzeri, che sarebbero assoggettati a dei dazi da parte degli Stati Uniti. E in secondo luogo il rischio che le produzioni americane smettano di spostarsi al di fuori del loro territorio. La prima questione non pone un grande problema, essendo che i film europei e svizzeri distribuiti negli Stati Uniti formano già una piccolissima parte del cinema americano e avrebbero lo stesso altre possibilità in un mercato internazionale importante e già affermato nell’industria. La seconda questione potrebbe invece sollevare un problema maggiore, andando a togliere diverse opportunità e isolando ancora maggiormente l’industria americana già in declino». Negli ultimi anni, infatti, diversi registi hanno lasciato Hollywood per girare in destinazioni che offrono costi più bassi e attrattivi, come Canada e Regno Unito, ma anche altre mete statunitensi, come ad esempio Atlanta.

Barzaghi ci ricorda che la Svizzera non ha accordi di co-produzione con gli Stati Uniti a differenza di altri Paesi europei. «Non è grazie al mercato americano che in Svizzera si fa cinema», ciò non significa però che «le produzioni cinematografiche statunitensi non vengano a lavorare in Svizzera. Recentemente, a Zurigo, c'è infatti stata l’anteprima del film americano Black Bag, girato in parte proprio nella città. Con altri Paesi le coproduzioni sono invece andate aumentando, non solo in Svizzera ma anche in Ticino. Ad esempio, nel 2024 sono state accolte quattro co-produzioni, un ottimo traguardo per la nostra piccola realtà».

La Ticino Film Commission segue le informazioni e i vari cambiamenti tramite la newsletter dell’Association of Film Commissioners International (AFCI) – con base a Los Angeles –che ha spiegato di seguire con attenzione ciò che sta accadendo, ma anche a loro mancano le informazioni necessarie. Il loro obiettivo rimane comunque quello di mantenere i vari scambi e rapporti con le commissioni cinematografiche internazionali.

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