Uffici postali a rischio: «Siamo molto preoccupati»

BELLINZONA - La riorganizzazione della rete postale in atto anche nella nostra regione – sono otto le filiali a rischio di chiusura tra Bellinzonese e Tre Valli come abbiamo riferito venerdì e sabato – inquieta il sindacato dei media e della comunicazione, che annuncia battaglia e promette sostegno alle comunità coinvolte. «Siamo molto preoccupati» dichiara contattato dal CdT Marco Forte, responsabile regionale Ticino e Moesano di syndicom che ritiene importante far sentire la voce dei rappresentanti di categoria e per questo motivo sarà presente a Claro nella serata informativa che segue quella della scorsa settimana a Camorino. Si tratta delle due località del Bellinzonese, insieme a Cadenazzo e Lumino, le cui filiali sono destinate a essere trasformate in agenzia; a loro si aggiungono Ambrì, Lavorgo, Giornico e Malvaglia, mentre nel resto del Cantone sono 27 le sedi sotto esame, da Rancate a Russo passando per Pambio-Noranco e Orselina (dove è stata lanciata una petizione, si veda il giornale di oggi a pagina 15). «Da tempo noi chiediamo una moratoria fin che non sarà stata fatta chiarezza sulle valutazioni che portano alla trasformazione degli uffici postali – sottolinea il sindacalista – Molto spesso le decisioni della Posta non sono legate a una diminuzione delle operazioni come si sostiene bensì sono il frutto di una strategia che mira a massimizzare il profitto». C’è comunque dell’ottimismo, determinato dalla resistenza della popolazione: «In tutte le serate informative a cui partecipiamo, da parte dei cittadini c’è una grande resistenza perché le chiusure avvengono in maniera forzata, senza che gli abitanti abbiano la possibilità di dire la loro nonostante le tante firme che vengono raccolte».
Marco Forte ricorda che syndicom è in contatto anche con i Municipi, che è a loro disposizione per fornire sostegno morale e pratico e che continuerà a sensibilizzare sull’importanza di fare ricorso a PostCom, l’autorità di vigilanza della Confederazione sul mercato postale: «Così facendo si ritardano le chiusure, mantenendo il più a lungo possibile i posti di lavoro e aumentando le possibilità di reimpiego all’interno della Posta». Annuncia inoltre che il sindacato invierà una lettera al responsabile regionale della rete postale, con copia a Berna, per chiedere di posticipare le chiusure e mettere in atto tutte le misure per reintegrare i collaboratori nel gruppo.
E qui si passa all’altro problema scaturito dalla riorganizzazione: quella dei tagli occupazionali. «Purtroppo in Ticino sono state annunciate importanti soppressioni di posti di lavoro» spiega Marco Forte. Secondo cui «ogni tre mesi la Posta, tramite le proprie valutazioni, stabilisce il numero di collaboratori necessario per unità: nell’ultimo calcolo risultava un’importante eccedenza di personale, in sostanza una decina di posti». Tagli che secondo il sindacato saranno sempre maggiori nei prossimi anni, essendo prevista la trasformazione di numerosi uffici postali. Di riflesso esiste il timore che «la soppressione di posti porti a un maggiore carico di lavoro per i dipendenti e a una maggiore richiesta di flessibilità a livello di orari, cambiamento delle mansioni e spostamenti della sede di lavoro» aggiunge parlando di «momento veramente difficile».
«C’è chi rischia il posto già il prossimo mese»
Il sindacato della comunicazione sta seguendo «casi di persone sulla cinquantina che rischiano di perdere il posto già il prossimo mese». Per loro è previsto «un incontro con la direzione nella speranza di poter trovare una soluzione che scongiuri il licenziamento». Intanto solidarietà per i collaboratori coinvolti emerge anche tra la popolazione: «Nel corso delle serate abbiamo notato una grande sensibilità dei cittadini nei confronti dei dipendenti: significa che esiste davvero un importante legame tra il territorio e i collaboratori della Posta, questo ci fa piacere». Ma che succede al personale delle filiali che vengono chiuse e trasformate? Vengono reintegrate? «In passato sì mentre oggi si profilano molti più problemi, soprattutto se si considera che il grosso delle chiusure arriverà nei prossimi anni: se la Posta continuerà con questa strategia, diversi collaboratori rimarranno a casa. È importante sottolineare che si tratta per la maggior parte di impiegati che hanno sempre lavorato solo in Posta, che è monopolista, motivo per cui un ricollocamento nel mondo del lavoro non sarebbe facile: anche per questo motivo siamo molto preoccupati». Il sindacato auspica quindi che la Posta «la finisca con una politica del personale sempre più improntata all’ottimizzazione delle risorse e che va a discapito delle condizioni di lavoro», evidenzia il responsabile regionale di syndicom.
Infine c’è un discorso politico di carattere più generale: «La questione è in discussione a livello federale e siamo fiduciosi che si possano mettere dei paletti, affinché la Posta sia sempre obbligata a prendere in considerazione la volontà dei cittadini, ciò che oggi non viene fatto, e a ricordarsi della sua missione di servizio pubblico come azienda di proprietà della Confederazione», conclude Marco Forte.