Un altro nonno a processo per abusi sulla nipote

(Aggiornato alle 18.30) - Ripetuti atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale e violenza carnale. Sono pesantissimi gli addebiti a carico di un luganese di 78.anni comparso questa mattina alla sbarra alle Assise criminali con l’accusa di aver molestato e abusato della nipotina acquisita. Come per il processo a carico di un altro anziano, tenutosi martedì, anche il dibattimento odierno si è svolto a porte chiuse. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2019 e la vigilia di Natale del 2023. Gli abusi, stando all’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, sarebbero avvenuti in concomitanza con le visite dall’estero della giovane e di sua madre (figlia di primo letto della moglie dell’imputato). Una o due volte all’anno, le due donne soggiornavano per diversi giorni nell’abitazione del 78.enne. Lì sarebbero anche avvenuti gran parte degli abusi: si va dai toccamenti ai baci fino a un rapporto completo, avvenuto il 24 dicembre di due anni fa. Tutto questo quando la giovanissima vittima aveva tra i 7 e gli 11 anni. Poi, dopo l'ultimo episodio, la denuncia in patria, nei primi mesi del 2024.
Varie contraddizioni
In aula l’uomo, in regime di carcerazione di sicurezza e difeso dall’avvocato Laura Rigato, ha ammesso un solo episodio, l’ultimo, ma limitatamente a un rapporto orale da lui praticato. Durante l’interrogatorio, il giudice Amos Pagnamenta (assistito a latere da Emilie Mordasini e Renata Loss Campana oltre che dagli assessori giurati) lo ha confrontato con numerose incongruenze e contraddizioni tra quanto affermato in aula e quanto in sede di inchiesta. L’imputato ha per esempio affermato di essere impotente e di non provare desideri di natura sessuale, il presidente della Corte ha evidenziato come agli atti vi siano referti medici che indicano il contrario.
Il 78.enne, come detto, ha negato praticamente tutti gli addebiti. Tranne appunto un rapporto orale. In quel frangente, lui e la nipote erano soli in casa. «Mi sono avvicinato io, pensavo di essere invitato dal fatto che lei era sdraiata sul divano, ma non dormiva e anzi mi guardava. Ho avvertito compartecipazione e mi sono sentito ricambiato». Pur ammettendo di aver sbagliato, l’uomo ha affermato che la vittima aveva spesso atteggiamenti ambigui e che ha riferito del presunto stupro e degli altri episodi a causa di «suggerimenti occulti» durante le deposizioni nel suo Paese di origine. «Come mai una ragazzina con cui lei afferma di non aver mai avuto un dialogo (a causa della barriera linguistica) improvvisamente vuole restare da solo con lei? E come mai dopo i fatti ha scritto alla madre perché temeva di essere incinta?», lo ha incalzato Pagnamenta.
L’uomo, è poi emerso durante il dibattimento, ha alle spalle una condanna per pedopornografia con pena sospesa. «Non è che lei ha delle pulsioni verso i ragazzini?», gli ha chiesto il giudice. «No. In quel periodo ero depresso e passavo le giornate da solo al pc, guardavo di tutto. Per me guardare un film western o un porno non fa differenza: non ho impulsi sessuali, né nei confronti dei bambini, né degli adulti», si è difeso l’imputato. A suo carico vi è però una perizia psichiatrica che ha ravvisato un disturbo pedofilico nonché un rischio di recidiva a medio-lungo termine.
Un processo indiziario
Essendo sostanzialmente indiziario, centrale in questo processo è la credibilità delle parti. Nella sua requisitoria, la procuratrice pubblica ha sottolineato come la giovane vittima «ha reso dichiarazioni lineari e costanti. Altrettanto non si può dire dell'imputato, che ha cercato di screditare e incolpare la nipote. Le sue bugie – ha detto – non trovano riscontro agli atti». Quanto alla pena, considerata la «gravità della colpa», Canonica Alexakis ha chiesto 7 anni di carcere da scontare. «La giovane vittima dovrà convivere per sempre con questa cicatrici». La patrocinatrice della nipote, l'avvocato Maria Galliani, ha dal canto suo parlato di un comportamento, quello del 78.enne, avvilente e sconfortante. «Spero ancora che riconosca finalmente di aver delinquito malamente, comportandosi da adulto responsabile. Alla vittima farebbe bene sapere che il nonno non la considera una bugiarda manipolatrice...». Per la sua assistita, Galliani ha chiesto un risarcimento di 30 mila franchi, 10 mila dei quali già versati.
La difesa si è invece battuta per una massiccia riduzione di pena: 18 mesi sospesi per tre anni per il solo rapporto orale (in subordine, 24 mesi sospesi nel caso in cui la Corte dovesse riconoscere altre molestie). «Il mio assistito nega categoricamente di aver violentato la nipote», ha ribadito Rigato. L'avvocato ha in particolare criticato la parte di inchiesta svolta nel Paese di origine della vittima e ne ha messo in dubbio la credibilità: «Non si può sostenere al di là di ogni ragionevole dubbio che la sua versione sia lineare e costante». Quanto al risarcimento, l'imputato ha riconosciuto i 10 mila franchi già versati.
La sentenza verrà pronunciata domani pomeriggio.