Il progetto

Un ospedale che pensa già a ricerca e robot

Bellinzona: abbiamo consultato la relazione architettonica del nosocomio da 380 milioni che verrà realizzato entro il 2031 alla Saleggina - Un complesso modulare, che punta sulla sostenibilità, e che è pronto all’evoluzione in campo medico
© Rendering EOC
Alan Del Don
04.03.2024 18:30

Con quella forma a cuore, vedi chioma e foglie, del tiglio - che dà il nome al progetto vincitore -, l’albero simboleggia al meglio l’inserimento nel territorio. Il Parco del Piano di Magadino che l’abbraccia e i giardini tra i blocchi trasversali. Perché l’ospedale regionale del Sopraceneri, che verrà inaugurato fra una decina d’anni sui terreni della Saleggina fra Bellinzona e Giubiasco, a ridosso del fiume Ticino, farà pulsare un comparto destinato a cambiare pelle anche in virtù del nascituro Parco fluviale. Non è un caso che entrambi siano considerati strategici dalla Città. Stasera, al Mercato coperto del Borgo, è stata inaugurata la mostra dei 29 progetti presentati che è visitabile fino al 15 marzo. L’attenzione è stata rivolta soprattutto a «Il profumo dei tigli» del consorzio guidato da Michele Arnaboldi Architetti Sagl di Minusio e da Gaggini Studio d’architettura di Lugano, scelto dalla giuria.

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

Pure conferenze e asilo nido

«Attraverso una lettura semplificata si può dire che l’edificio ospedaliero è una città nella città, è un nuovo quartiere che ha una precisa gerarchia di percorsi, di attività e di relazioni con il contesto circostante», si legge nella relazione architettonica, ossia il Parco del Piano di Magadino. Si capisce, dunque, l’importanza di costruire un complesso con un impatto minimo sull’ambiente e con una forte sostenibilità economica e sociale. «Nel tessuto urbano della città, il parco con l’ospedale diventa luogo accessibile a tutti gli abitanti, luogo di scambio di cultura attraverso le attività» che un nosocomio può offrire. Altri spazi saranno quelli per ristorante, caffetteria, sale per conferenze ed asilo nido.

Ma come sarà il complesso? Una struttura modulare che «facilita i continui cambiamenti richiesti dall’evoluzione programmatica di un ospedale, consente una buona durabilità nel tempo della costruzione e rispecchia tutte le esigenze statiche e fisiche richieste». Un livello è dedicato esclusivamente ai pazienti IOSI con ambulatori e rispettive degenze allo stesso piano, mentre gli altri due livelli contengono le degenze degli altri servizi. Le camere sono ipotizzate come tutte singole ma dimensionate per essere utilizzate anche come doppie. I servizi sono suddivisi nei diversi volumi funzionali a seconda del loro ruolo: le degenze sono collocate ai livelli superiori, gli ambulatori misti al livello intermedio e il nucleo ospedaliero al livello d’entrata, del primo piano e del livello -1: «Questa organizzazione semplice e chiara dei percorsi principali si integra bene con i concetti futuri di distribuzione eseguiti tramite robot impiegati per la distribuzione di medicamenti e materiale sanitario». Citiamo ovviamente, infine, pure il pronto soccorso, la radiologia, il blocco operatorio.

La (centrale) fermata TiLo

Un nosocomio da 240 posti letto e cinque piani (con un’altezza ridotta per consentire alla luce e all’aria di raggiungere gli ambienti e le facciate con pannelli di vetri), con otto sale operatorie e pure l’ospedale pediatrico del Ticino, che sorgerà a tappe per un investimento iniziale di 380 milioni di franchi. Entro il 2031 vedrà la luce la moderna struttura che sostituirà il San Giovanni - inaugurato il 14 aprile 1940 e che fra 10-12 anni finirà il ciclo di vita: il suo destino non è ancora chiaro (il terreno è di proprietà cantonale: probabilmente ospiterà contenuti per la terza e quarta età) - su una superficie netta di 57.000 metri quadrati, mentre entro il 2046 si prevede un ulteriore sviluppo per altri 44.000 metri quadri. A disposizione rimarrà inoltre una riserva lorda di 33.000 metri quadrati. Il nosocomio avrà un’altezza massima di circa 33 metri (dal livello zoccolo) e disporrà di 260 posteggi (più altri 240 quando verrà ampliato).

Gli accessi sono stati organizzati lungo l’asse da via Bellinzona-via Zorzi (qui verrà creato uno spazio pubblico alberato) verso l’argine del fiume. «In un prossimo futuro, la fermata TiLo, situata in prossimità, rafforzerà questo concetto, diventando la stazione del parco e dell’ospedale con percorsi in quota, sia ciclabili sia pedonali», si osserva nella relazione. «Ad accrescere il carattere sostenibile di questa progettazione, i tetti sono stati resi verdi il più possibile o ricoperti da un modesto strato di ghiaia, massimizzando la ritenzione dell’acqua piovana e i benefici termici per l’edificio nelle aree lasciate disponibili per la produzione di energia fotovoltaica», si puntualizza. Nei prossimi giorni il progetto verrà pubblicato con possibilità di interporre ricorso.

I contenuti in prospettiva

Sembra pleonastico scriverlo, ma sarà un ospedale di nuova generazione. Cosa si intende? Secondo l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) dovrà «assicurare quella flessibilità necessaria per i continui sviluppi della medicina e le già prevedibili trasformazioni legate allo sviluppo tecnologico, epidemiologico, demografico. Al centro, l’essere umano in un ambiente sostenibile dal punto di vista ambientale, costruttivo, energetico e gestionale». A questo proposito, in prospettiva, «la scelta della corretta tipologia e delle volumetrie dipenderà dalle esigenze che l’ospedale avrà dopo la costruzione della prima fase e che ad oggi non siamo in grado di definire: ospedale universitario, istituti di ricerca, numero di camere di degenze, nuove tecnologie mediche, ecc». In vista dell’ampliamento, verso la golena, si è quindi optato per una tipologia «a corte» in grado di accogliere sia contenuti di degenza sia ambulatoriali.

Un tetris di successo

È un’iniziativa che parte da lontano quella dell’ospedale che verrà. Nel 2015 era stato svelato lo studio di fattibilità. La scelta è caduta sul comparto della Saleggina. Sono seguiti anni di trattative in quanto i sedimi individuati sono utilizzati dall’Esercito quale piazza d’esercizio. Il Dipartimento delle istituzioni ha quindi trattato con la Confederazione per trovare un’area sostitutiva da mettere a disposizione dei militari, in particolare per l’istruzione delle truppe sanitarie; la soluzione è stata trovata accanto all’ex Infocentro AlpTransit di Pollegio.

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