Ticino

Un segnale verso Berna per completare AlpTransit

Il Gran Consiglio ha approvato all’unanimità una risoluzione all’indirizzo delle autorità federali per chiedere di non lasciare l’opera incompiuta - Bocciata la proposta dell'MPS di lanciare un referendum cantonale sulla riforma del secondo pilastro
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
23.05.2023 19:30

«Occorre che dal Ticino arrivi un messaggio deciso, chiaro e unanime» in favore del completamento di AlpTransit. Detto, fatto. Il Gran Consiglio ha approvato all’unanimità una risoluzione generale per lanciare un segnale all’indirizzo di Berna, affinché l’opera del secolo non rimanga incompiuta. Una risoluzione firmata dall’Ufficio presidenziale del Parlamento e da tutti i capigruppo del Legislativo che, come detto, è stata accolta senza voti contrari dal plenum.

«Nella migliore delle ipotesi – ha ricordato il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi, parlando a nome dei firmatari –, il completamento di AlpTransit potrà iniziare a concretizzarsi a partire dal 2035. Ma per fare ciò, il Consiglio federale deve inserire le relative opere nel messaggio che deve allestire all’indirizzo del Parlamento entro il 2026». Ma «affinché ciò sia possibile occorre dare avvio subito alla progettazione di massima di queste opere». Detto diversamente: non c’è tempo da perdere, «altrimenti non sarà più possibile salire sul treno del 2035». Attualmente, infatti, nessun tratto a sud di AlpTransit è menzionato nei lavori del Dipartimento federale dei trasporti (DATEC). Ma, concretamente, per poter partire nel 2035 gli studi di progettazione di massima dovrebbero iniziare adesso. Motivo per cui il Ticino intende andare in pressing a Berna, sottolineando l’importanza di queste opere per tutto il contesto nazionale.

Tre, in sintesi, sono le componenti essenziali a cui la risoluzione fa riferimento: la circonvallazione di Bellinzona, la circonvallazione di Lugano con la tratta fino a Chiasso e la cosiddetta «Gronda-Ovest» per il trasporto merci. Tre opere sì tutte in territorio ticinese, ma che – come rilevato nell’atto parlamentare – rientrano nel progetto di completamento di AlpTransit, la cui portata non è solo ticinese, ma svizzera ed europea.

Concretamente, dunque, tramite la risoluzione il Gran Consiglio ha incaricato il Consiglio di Stato e la deputazione ticinese alle Camere federali di trasmettere questo appello alle autorità federali, ai Comuni interessati e a tutti gli enti a livello cantonale e nazionale affinché si possa costituire una solida base e unità d’intenti intorno al completamento di AlpTransit.

Il tema, dunque, sarà sicuramente al centro dell’incontro già agendato a metà giungo tra la deputazione ticinese alle Camere federali e il consigliere federale Albert Rösti, a capo del DATEC.

Pensioni, no al referendum ticinese

Non solo di AlpTransit si è discusso in Parlamento. Ad animare il dibattito è stata anche la proposta di referendum cantonale fatta dall’MPS sulla riforma della previdenza professionale approvata lo scorso marzo dalle Camere federali. Una riforma che, in sintesi, con l’obiettivo di rafforzare il finanziamento del secondo pilastro e mantenere nel complesso il livello delle rendite, prevede una riduzione dell’aliquota di conversione della previdenza professionale, accompagnata da misure compensative.

Una riforma, appunto, criticata dall’MPS, che ha proposto il lancio di un referendum cantonale (che per avere effetto deve essere proposto da almeno otto cantoni). «Le rendite sono misere», ha affermato il deputato Pino Sergi, e «la metà dei pensionati riceve meno di 1.500 franchi al mese». E, ha aggiunto, a fronte di ciò si vuole ridurre il tasso di conversione del 12%, con compensazioni «insufficienti». A sostegno della proposta si sono schierati anche PS, Verdi, Avanti con Ticino&Lavoro, PC e Più Donne.

I contrari al lancio di un referendum cantonale (PLR, Centro, Lega, UDC e PVL) hanno invece ricordato che sul piano federale i sindacati hanno già lanciato la raccolta firme per portare il popolo a votare. Una proposta cantonale, dunque, anche se «accattivante» sarebbe stata un inutile «doppione». Oltre a ciò, hanno fatto notare che al momento non ci sono altri cantoni pronti a lanciare un referendum.

A conti fatti la proposta è stata bocciata con 43 contrari, 27 favorevoli e 3 astenuti.

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