Un sì ticinese ai bilaterali solo a precise condizioni

Solo a precise condizioni e alla luce di «sensibili miglioramenti» il Consiglio di Stato ticinese potrebbe prendere posizione a favore del pacchetto di accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). Al momento dal Ticino è dunque giunto un «no» al pacchetto messo in consultazione da Berna. In futuro, però, qualora quest’ultima dovesse recepire diverse richieste fatte dal Ticino, allora la posizione potrebbe anche cambiare.
Dai complimenti alle criticità
Dopo essersi «smarcato» dalla posizione favorevole della maggioranza dei Cantoni, il Governo cantonale oggi ha messo nero su bianco la propria posizione (qui trovate il testo completo) sugli accordi con Bruxelles. E lo ha fatto mettendo in luce almeno un paio di aspetti positivi, ma anche diverse preoccupazioni in merito a puntuali dossier che dovrebbero essere ritoccati per non penalizzare il Ticino.
Partiamo dalle premesse positive. Il Consiglio di Stato si dice «convinto dell’importanza di solide relazioni bilaterali con l’UE». E ciò, in particolare, alla luce del complesso contesto geopolitico. L’altro aspetto positivo riguarda poi il fatto che il nuovo pacchetto negoziale costituisce «un miglioramento rispetto al precedente», ossia al famoso «Accordo quadro».
I complimenti del Governo ticinese, però, sono finiti qui. «Non è possibile – si legge nella presa di posizione –, esimersi dal sottolineare le cautele e le preoccupazioni dello scrivente Consiglio». Preoccupazioni che toccano diversi ambiti. E che, in linea generale, riguardano la libera circolazione delle persone, il mercato del lavoro e gli eventuali impatti sulle finanze cantonali. «Qualsiasi pressione ulteriore derivante in maniera particolare dall’impatto della libera circolazione delle persone (in particolare per quanto concerne il mercato del lavoro o l’erogazione di aiuti sociali) e qualsiasi onere aggiuntivo avrebbe un impatto significativo, e per il Ticino potenzialmente problematico e difficilmente sostenibile», si legge ancora nel documento, prima di entrare, più nel dettaglio, nei vari dossier considerati problematici.
Punto per punto
Il primo dossier problematico riguarda la «famosa» clausola di salvaguardia nell’ambito della libera circolazione delle persone. Il Governo ritiene infatti «che nella forma attuale» essa «non garantisca una tutela sufficiente e ne auspica un meccanismo più vincolante, reattivo ed efficace fondato su criteri applicabili anche su base regionale e cantonale per la sua attivazione, in modo tale da tenere in considerazione le diverse situazioni tra Cantoni». In parole povere: il Ticino auspica che la clausola sia attivabile anche dai Cantoni (come il Ticino stesso).
Sempre sul fronte della libera circolazione, il Governo ha voluto «sottolineare con forza il rischio elevato di abusi da parte di chi intende approfittare in maniera indebita degli aiuti sociali» e ritiene dunque «indispensabile introdurre meccanismi di controllo più diretti, rapidi e incisivi» e «un inasprimento delle sanzioni nei casi di abuso».
Un’ulteriore lamentela del Governo riguarda poi le tasse universitarie. E questo perché l’accordo con Bruxelles prevede la loro equiparazione tra gli studenti svizzeri e quelli provenienti dall’UE (mentre oggi sono generalmente più alte per quest’ultimi) e ciò potrebbe avere importanti ripercussioni per USI e SUPSI e, di riflesso, anche per le finanze cantonali.
Sul fronte della protezione dei salari, poi, il Governo auspica – in quanto Cantone di frontiera particolarmente esposto – l’introduzione di «misure efficaci di compensazione interna a favore dei Cantoni (in particolar modo di frontiera) che sono chiamati in modo proporzionalmente maggiore a far fronte e a gestire le conseguenze della libera circolazione delle persone (es. attività di controllo del mercato del lavoro, adozione di contratti normali di lavoro)».
Un accenno viene poi dedicato all’accordo sull’energia elettrica, che secondo il Governo presenta ancora «notevoli incertezze che devono essere necessariamente chiarite».
Un altro importante punto che molto ha fatto discutere riguarda infine la votazione popolare sul pacchetto, che secondo il Consiglio di Stato dovrebbe avvenire tramite la formula della «doppia maggioranza» di popolazione e Cantoni.
Insomma, come visto i punti critici, a mente dell’Esecutivo ticinese, sono parecchi. E, come detto in principio, una loro modifica è considerata imprescindibile per poter dare un preavviso favorevole al pacchetto. «Il Consiglio di Stato – si legge nella conclusione – potrà pronunciarsi a favore del pacchetto (...) nel suo complesso solo a fronte di sensibili miglioramenti, così come richiesto nella presente presa di posizione, che considerano anche le ripercussioni degli accordi sul Cantone Ticino».

