Vezia

Una breccia nel traffico del polo: dieci anni di Vedeggio-Cassarate

Sottolineato l’anniversario della galleria che ha spostato gli equilibri della mobilità di Lugano – In media nel 2021 ci sono stati 25.000 transiti al giorno
Giuliano Gasperi
18.07.2022 19:15

Parlando di viabilità, a Lugano, c’è un prima e un dopo la Vedeggio-Cassarate. Inaugurata dieci anni fa – se qualche automobilista particolarmente grato volesse farle gli auguri, il giorno esatto del compleanno è il 26 luglio – la galleria ha permesso di aprire una breccia nel traffico del polo urbano. Da un lato ha garantito un accesso diretto e relativamente fluido da nord, dall’altro ha sgravato gli altri percorsi per arrivare in città o per uscirne, in particolare via San Gottardo, via Besso e le bretelle autostradali a sud. Non ha però risolto tutti i problemi viari dell’agglomerato – nessuno si aspettava che lo facesse – e non ha ancora raggiunto la sua forma definitiva. Ma andiamo con ordine, cominciando da qualche cifra.

I meno e i piû

Mediamente la Vedeggio-Cassarate registra 25.000 passaggi al giorno (dati del 2021) con il picco che è stato raggiunto nel luglio di cinque anni fa: 33.898 transiti. Tutte auto che prima sceglievano altri percorsi. Per dare un’idea, dal 2012 il traffico sulle rampe autostradali fra Massagno e Savosa è diminuito del 25%, a Vezia del 14% e sulla Crespera del 15%. «Questo progetto era uno dei tasselli per migliorare la viabilità nella regione» ha ricordato il sindaco di Lugano Michele Foletti oggi a Villa Negroni, dove è stato sottolineato l’anniversario del tunnel.

«È diventata un’alternativa valida per entrare in città, quindi possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Il problema – ha aggiunto Foletti – è che il traffico generale nel frattempo è aumentato: vuoi per la crescita del numero di auto immatricolate – Lugano è fra le città più motorizzate d’Europa, ndr – vuoi per un sempre maggiore afflusso dei frontalieri. I benefici della galleria sono stati un po’ vanificati, ma il bilancio resta positivo».

Il disegno finale

«Creare questo importante accesso da nord – ha aggiunto il capo del Dipartimento del Territorio Claudio Zali – ha permesso anche di dare l’impulso per lo sviluppo di una zona, quella di Cornaredo, che prima era un cul-de-sac». Una zona in cui ora c’è grande fermento progettuale, ma il cui assetto viario non è ancora definitivo. «La lunghezza delle procedure non ha finora permesso di realizzare l’uscita definitiva della galleria. La chicane che abbiamo oggi non è un errore dei progettisti: doveva essere una soluzione provvisoria». Il disegno finale, contestato da vari ricorsi, prevede di «raddrizzare» l’uscita e portare le auto verso una nuova rotonda sul fiume Cassarate, alleggerendo via Sonvico a favore del trasporto pubblico. «Un altro limite della galleria è il fatto di essere a canna singola – ha rimarcato Zali –. Progettandola oggi, non sarebbe stato possibile. È comunque positivo che in dieci anni non ci siano stati incidenti mortali». Dall’apertura sono avvenuti sei incidenti con feriti gravi, ed è andata abbastanza bene se consideriamo un altro dato: nei primi anni di apertura ci sono state 60 inversioni di marcia non consentite. Grazie ad alcuni correttivi, la situazione è migliorata: l’anno scorso sono state solo 2.

In questi dieci anni si è investito molto sul potenziamento dei mezzi pubblici e sulla mobilità lenta perché non si può pensare che un unico vettore risolva tutti i problemi
Diego Rodoni, direttore della Divisione delle costruzioni del Cantone

Non è una bacchetta magica

Nessuna inversione di marcia, invece, nella volontà degli enti pubblici di promuovere una mobilità più sostenibile. «In questi dieci anni si è investito molto sul potenziamento dei mezzi pubblici e sulla mobilità lenta – ha sottolineato il direttore della Divisione delle costruzioni del Cantone Diego Rodoni – perché non si può pensare che un unico vettore risolva tutti i problemi». Nemmeno se ci chiama Vedeggio-Cassarate. «Ora guardiamo ai prossimi dieci anni, ai prossimi progetti da realizzare: la viabilità definitiva di Cornaredo, il nuovo assetto della porta nord, l’uscita di Sigirino, il tram-treno... Saranno anni impegnativi, anche per la popolazione che dovrà convivere con diversi cantieri; ma credo ne varrà la pena».

Il prossimo treno

Dal futuro al passato. L’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici, presente anche lui a Villa Negroni, ha ricordato una decisione politica senza la quale la Vedeggio-Cassarate, probabilmente, non sarebbe stata mai realizzata: l’interruzione di uno dei primi progetti di circonvallazione della città, con un raccordo che avrebbe collegato Lugano Sud (dove sorge tuttora una rampa incompiuta, ndr) e Lugano Nord in galleria. «Il problema è che avrebbe dovuto attraversare la valle del Tassino, sarebbe stato un peccato – ha detto Giudici –, così è nata l’idea di sfruttare il tracciato dell’autostrada e creare un altro accesso a nord». Erano gli ultimi decenni del secolo scorso.

Il presidente della Commissione regionale dei trasporti del Luganese Filippo Lombardi, invece, ha portato le lancette dell’orologio al 2001, «quando la Confederazione ha cominciato ad interessarsi degli agglomerati appoggiando gli sforzi fatti dai Cantoni e dai Comuni a livello di mobilità». Un processo che ha portato alla definizione dei cosiddetti PA, programmi d’agglomerato, tramite i quali vengono chiesti sussidi a Berna per vari progetti. La Vedeggio-Cassarate, per esempio, è stata finanziata per circa 2/3 con un contributo di 200 milioni. «È stata una bella operazione di lobbismo» ha commentato Lombardi, che guarda già alle prossime richieste di contributi: «Dopo aver rinunciato al PAL 4 perché avevamo troppi ‘arretrati’, ora l’attenzione è focalizzata sul PAL 5: un treno da non perdere».

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