Una compravendita sospetta

LUGANO - Emergono nuovi dettagli sull'inchiesta aperta dalla procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi nei confronti dell'ex ufficiale dei registri (nonché giudice di pace in carica per il circolo di Vezia) Giuseppe Aostalli-Adamini. Al centro dell'intera vicenda ci sarebbe una controversa compravendita immobiliare in via Motta a Lugano. Lo scorso anno infatti Aostalli-Adamini avrebbe acquistato attraverso una società anonima un appartamento di 70-80 metri quadrati di proprietà di una italiana residente nella Penisola. Appartamento acquistato, in base a quanto emerge, per un importo tra i 400 e i 500.000 franchi. Un buon affare visto che il valore in quella zona si aggira tra i 10 e i 12.000 franchi al metro quadrato e dunque la proprietà in via Motta potrebbe valere di più: tra gli 800.000 franchi e il milione. Il Ministero pubblico è attualmente al lavoro per chiarire i retroscena di questa transazione e capire se Aostalli-Adamini (nei cui confronti vale il principio d'innocenza) abbia abusato della sua posizione pubblica. Non tanto di quella di giudice di pace o di ufficiale dei registri, ma di quella di presidente della Commissione LAFE per il distretto di Lugano. Di cosa si tratta? La commissione si occupa (come organo di prima istanza) di vigilare sull'applicazione della legge federale che limita l'acquisto di fondi in Svizzera da parte di persone residenti all'estero. È infatti la commissione ad analizzare i vari casi riguardanti il Luganese e a stilare un rapporto che viene poi inviato alle due istanze superiori per l'approvazione. Ebbene proprio quell'immobile di via Motta sarebbe dovuto finire sul tavolo della commissione LAFE. Si era infatti scoperto che la precedente proprietaria aveva acquistato l'immobile non per viverci ma per affittarlo a terzi (violando così le norme), e questo per almeno una quindicina di anni. La donna avrebbe così incassato complessivamente 300.000 franchi di pigioni. In casi del genere la Commissione decide normalmente per una multa pari a circa 1/3 di ciò che, de facto, è un illecito profitto (in questo caso dunque una multa di circa 100.000 franchi). La proprietaria se la sarebbe invece cavata con un'ammenda di 50.000. Ma a proporre questa multa alle istanze superiori non sarebbe stata la Commissione LAFE, ma Aostalli-Adamini stesso (divenuto nel frattempo, appunto, proprietario dell'immobile). Gli altri 4 membri della commissione non sarebbero stati neppure interpellati e Aostalli-Adamini avrebbe inviato alle istanze superiori la pratica sottolineando come si trattasse di «un caso particolare» e che la multa si sarebbe dovuta aggirare attorno ai 50.000 franchi. Tutto, come detto, bypassando i colleghi e senza a quanto pare pagare le tasse di registro. Le istanze superiori, in buona fede, hanno poi avallato la proposta del presidente. Scoperto l'inghippo sono poi però stati gli stessi membri della commissione a segnalare il caso. Il caso appare intricato e per avere un quadro completo servirà del tempo.