Una domenica in più per i negozi: «Un piccolo passo avanti per tutti»

Piccoli commerci e grande distribuzione tirano un sospiro di sollievo. «L’esito di una votazione non è mai scontato. In questo caso, però, il risultato è stato piuttosto netto», commenta Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio.
La modifica della legge cantonale sull’apertura dei negozi è passata con il 56,8% di sì. «Di fronte ai grandi cambiamenti che hanno segnato il nostro settore negli ultimi dieci anni, era importante che la popolazione accogliesse queste modifiche», aggiunge Sommaruga, sicura che la maggiore flessibilità contribuirà a frenare la scomparsa dei piccoli commerci.
«Questa piccola modifica rappresenta un aiuto per tutto il settore. Chi ha votato sì, ha avuto fiducia nelle nostre argomentazioni e di questo sono molto contenta», osserva Sommaruga che aggiunge: «Oggi non vincono solo i piccoli commerci, ma anche i consumatori e l’intera economia locale».

«Scelta lungimirante»
«Il sì è un segnale di fiducia nella capacità della nostra comunità di adattarsi alle esigenze di un’economia in continua evoluzione, inclusa quella generata dal turismo», evidenzia dal canto suo il gruppo di sostegno alla modifica di legge ‘‘Apriamoci’’ in una nota inviata ai media.
Secondo Sommaruga, inoltre, il risultato mostra la sensibilità della popolazione verso un’idea più dinamica di commercio, «oggi più che mai confrontato con il turismo degli acquisti e con il commercio online». Ma potranno queste modifiche da sole frenare una tendenza che negli ultimi anni è andata crescendo? Ancora Sommaruga: «Si tratta di un piccolo aiuto per migliorare le condizioni di lavoro e di salute dei commerci, confrontati nell’ultimo anno con una cifra di affari che stenta a decollare». A questo proposito, Sommaruga rivela che alcuni negozianti stanno meditando di abbandonare il mestiere. «Non stiamo affatto vivendo un momento facile. L’aiuto che abbiamo ricevuto verrà impiegato nel migliore dei modi». In questo senso, Sommagura parla di «scelta lungimirante e di piccolo adeguamento all’evoluzione delle abitudini». La presidente di Federcommercio, tuttavia, ribadisce: «Si tratta di un aiuto inteso come liberà: nessuno sarà obbligato a tenere aperto durante le aperture generalizzate o a usufruire dell’ora in più».
Salario minimo
Guardando infine alle modifiche con gli occhi dei collaboratori, Sommaruga ribadisce come queste avvengano in un quadro normativo di protezione sancito dal contatto collettivo: «I controlli fin qui eseguiti hanno mostrato che il settore è sano e che non c’è stata nessuna lacuna nella sua applicazione». Entrato in vigore tre anni fa, il contratto collettivo della vendita presto andrà tuttavia ridiscusso. Il sindacato cristiano sociale, parte contraente del CCL, si è già detto pronto a intavolare le discussioni necessarie, ma - alla luce delle modifiche decise in votazione - si batterà contro la frammentazione degli orari di lavoro e per una rivalutazione del salario minimo. Pronta la replica di Sommaruga: «A breve ci sarà un incontro. Da parte nostra c’è piena disponibilità per intavolare le discussioni per il rinnovo del contratto collettivo. Sulle questioni puntuali sollevate dal sindacato OCST vedremo in fase di trattative. In generale, comunque, non abbiamo mai pensato di tirarci indietro su questo strumento così importante per tutto il settore». Uno strumento - conclude Sommaruga - per il quale l’ex presidente di Federcommercio, Augusto Chicherio, appena scomparso, ha contribuito molto alla sua introduzione: «Ad Augusto voglio dedicare l’esito di questa votazione».
«Nessuna liberalizzazione»
Soddisfatto anche il promotore dell’iniziativa, il presidente del PLR Alessandro Speziali. «Si tratta di una proposta che può far bene al Ticino e alla sua attrattività, e che può contribuire a dare maggiore dinamismo al nostro commercio». Inoltre, ribadisce Speziali, «questo passo rappresenta un’opportunità in più, non un obbligo, e come tale ciascun commerciante lo declinerà come meglio crede». La percentuale netta di voti favorevoli ottenuti, prosegue il presidente del PLR «indica pure come fosse una modifica di legge ragionevole». Ora, prosegue il presidente liberale radicale, «è però importante che il partenariato sociale funzioni e si arrivi a un rinnovo del CCL. Coniugare libertà economica e benessere sociale rimane infatti fondamentale».
Sulla critica mossa durante la campagna, e ribadita dopo l’esito del voto, che la modifica di legge rappresenti in realtà l’ultimo atto di una liberalizzazione che proseguirà anche nei prossimi anni, secondo la tattica del salame, Speziali replica: «Prima di fare qualsiasi processo alle intenzioni, vediamo come questa opportunità verrà accolta sul territorio, dai commercianti. Da parte nostra, abbiamo sempre rifiutato ogni contrapposizione ideologica che drammatizzasse il confronto. Lo ripeto ancora: da parte mia, questo voleva essere un piccolo colpo di mano al commercio. Non c’è alcun progetto di liberalizzazione selvaggia».
«Per il rinnovo del CCL chiederemo condizioni migliorative»
Paolo Locatelli, sindacalista OCST, non nasconde la sua delusione: «Dal voto emerge comunque una grande solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori del settore della vendita, le cui condizioni di lavoro devono essere ancora migliorate».
Parte contraente del contratto collettivo della vendita e - nello stesso tempo - promotore del referendum contro la modifica della legge sugli orari di apertura dei negozi, ora OCST che cosa farà quando si tratterà di rinegoziare il contratto collettivo della vendita? «Chiameremo al tavolo Federcommercio e DISTI e, alla luce delle modifiche accettate dal popolo, ci batteremo per ottenere condizioni migliorative per il personale, ad esempio, attraverso soluzioni a sostegno della conciliazione tra lavoro e vita familiare, alla frammentazione del tempo di lavoro e alla rivalutazione dei salari minimi ed effettivi».
Esito a parte, prosegue Locatelli, rimane il nodo legato all’estensione (da 200 a 400 metri quadri) della superficie di vendita dei negozi che possono tenere aperti la domenica nelle zone turistiche: «La legge federale sul lavoro fissa i limiti dell’impiego domenicale del personale per i negozi che hanno un assortimento limitato ai prodotti di prima necessità. Porremo quindi la massima attenzione su questo aspetto, in collaborazione con l’Ispettorato del lavoro».
Dal canto suo, il segretario cantonale di UNIA, Giangiorgio Gargantini si dice «preoccupato per l’ulteriore peggioramento delle condizioni del personale della vendita». E aggiunge: «Constatiamo una volta di più che la tattica del salame, nutrita da argomenti fuorvianti, funziona. A questo punto, ci attendiamo nei prossimi anni ulteriori proposte e deregolamentazioni».