Formazione

Una scuola in salute, con qualche criticità

Presentata la quinta edizione del rapporto «Scuola a tutto campo»
Paolo Gianinazzi
07.03.2023 12:30

La scuola ticinese è in buona salute. È questo, in estrema sintesi, il dato essenziale contenuto nella quinta edizione del rapporto «Scuola a tutto campo» presentato questa mattina a Palazzo delle Orsoline dai vertici del DECS, della SUPSI e del Dipartimento formazione e apprendimento (DFA).

Un rapporto (pubblicato ogni 4 anni) che in oltre 500 pagine scatta una fotografia approfondita del sistema educativo ticinese. Ma soprattutto - come rilevato dal direttore della SUPSI Franco Gervasoni -, «permette di stimolare un dibattito pubblico sulla scuola basato su dati il più possibile oggettivi». Senza dimenticare, va da sé, che riguarda «un pilastro fondamentale della nostra società», la scuola, che concerne quindi circa 70 mila persone tra allievi e docenti, ossia quasi una persona su cinque in Ticino. 

Entrando nel merito del documento, il direttore del DECS Manuele Bertoli ha innanzitutto evidenziato che «i dati mostrano e confermano che la nostra è una buona scuola». Detto ciò, ha aggiunto, emergono anche alcune criticità «che meritano attenzione». Tre, in sostanza, quelle evidenziate dal consigliere di Stato. In primis, il divario delle competenze tra allievi alla fine della scuola dell'obbligo. Perché sebbene quella ticinese sia una scuola equa (anche nel confronto intercantonale e internazionale), alcune differenze persistono. E questo dato, ha rimarcato Bertoli, «ci interpella sempre». In secondo luogo, il direttore del DECS ha evidenziato alcuni «segnali di sovraccarico» tra il personale docente: un «tema che deve essere sempre tenuto sott'occhio». E, infine, tra le criticità Bertoli ha pure rimarcato quella legata agli stereotipi di genere nelle scelte degli allievi e delle allieve. 

A presentare più nel dettaglio i risultati principali del documento ci hanno poi pensato i curatori dell’ultima edizione del rapporto, Luciana Castelli e Andrea Plata del Centro competenze innovazione e ricerca sui sistemi educativi (SUPSI-DFA). 

Tra i vari dati elencati dai due esperti, anche quello legato alla spesa pubblica per l'educazione, che in Ticino si attesa a circa 1,3 miliardi, ossia un quarto della spesa complessiva (24%), corrispondente al 4% del PIL cantonale. Un dato importante, sì, ma comunque inferiore rispetto alla media nazionale, fissata a quota 26% (della spesa complessiva) e 5,5% (del PIL cantonale). È poi pure stato rimarcato che il Ticino è tra i cantoni con il più alto importo per abitante concesso in aiuti allo studio e tra quelli con il più alto tasso di beneficiari di borse di studio nel grado terziario (università e politecnici). 

Sul fronte del divario educativo tra gli allievi, lo studio ha confermato che in Ticino esso rimane più contenuto sia nel confronto intercantonale che internazionale, dimostrando quindi una maggiore equità. Anche se, è stato aggiunto, permane comunque un certo divario associato alla nazionalità e alla classe sociale degli allievi.  

Un altro indicatore sottolineato dai due curatori riguarda l'alto grado di certificazioni ottenute tra gli allievi ticinesi. Concretamente, nelle classifiche intercantonali, il Ticino registra il più alto tasso di maturità professionale in Svizzera e il secondo più elevato per la scuola media superiore (Liceo e Scuola cantonale di commercio). Infine, il tasso di nuovi diplomati nelle università e nei politecnici è il più elevato a livello nazionale. 

Per quanto riguarda il benessere (auto-percepito) di allievi e docenti, complessivamente emerge un quadro positivo. Anche se, pure in questo caso, non mancano le criticità.

Ad esempio, nel secondario II (licei e commercio di Bellinzona) oltre l'80% degli allievi prova stati d'animo positivi e ha livelli di resilienza elevati. Allo stesso tempo, però, circa il 10-20% degli allievi prova a scuola un senso di solitudine, di esclusione e di disagio. 

Anche sul fronte del corpo docenti viene scattata una fotografia in chiaroscuro. La stragrande maggioranza dei docenti e dei direttori è soddisfatta del proprio lavoro. Al contempo, però, percentuali elevate di docenti (attorno al 60-70%) e direttori (70-90%) si sentono in sovraccarico di lavoro. Un altro dato più preoccupante riguarda infine il rischio di burnout. In questo caso, cifre alla mano, il 17% dei direttori e dei docenti della scuole comunali e cantonali manifesta livelli di esaurimento fisico ed emotivo al di sopra della soglia di vigilanza.