L'esperto

«Un'indifferenza che preoccupa»

Rave party di Roveredo: due donne e due uomini hanno abbandonato la 19.enne del Luganese, poi deceduta, al Pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Bellinzona — Graziano Martignoni pone l'accento su un aspetto del dramma: «Smarrito il senso di fratellanza»
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Paolo Galli
28.11.2022 22:31

È morta una ragazza di diciannove anni, quanto dolore. È morta dopo essere stata abbandonata in un pronto soccorso, probabilmente da persone che neppure conosceva. Lasciata lì, sola. Vissuta, nelle sue ultime ore, come un rischio - di essere riconosciuti, di finire invischiati - e non come la ragazza, la vita, che era. Graziano Martignoni, psichiatra, prova a inquadrare questo aspetto della drammatica vicenda, pur nel rispetto di un caso con troppi, ancora, punti di domanda: «Quello che si sta smarrendo è il senso della fratellanza. Non uso parole mie, ma del Papa. Episodi simili non sono nuovi, sia chiaro, ma avverto comunque forte la sensazione di questa perdita. La perdita della fratellanza, di quella cosa che ti fa aiutare l’amico, che ti fa dare una mano a chi ha bisogno, secondo un criterio quasi biblico, di solidarietà, accoglienza, ospitalità. Oggi tendiamo troppo spesso a girare la testa. Anche in questo episodio quindi emerge una forma di egoismo, di indifferenza nei confronti di una condizione di sofferenza. Se cito la parabola del buon samaritano non è per ragioni religiose, ma antropologiche, umane».

Fenomeni di sospensione

In attesa che l’inchiesta offra delle risposte, con Martignoni proviamo a capire il contesto dei rave party, di quel clima «dove i giovani fanno uso di sostanze per sentirsi vivi e lo fanno rischiando la morte. Sono giovani malati di quelle che un sociologo francese definisce “passioni tristi”, giovani che hanno bisogno di quel momento di eccitazione del corpo e della mente per sentirsi vivi. E le droghe contemporanee sono diverse dall’eroina, hanno tutta un’altra narrazione. In questo caso ci porta a giovani che cercano questi momenti di eccitazione per non rischiare di sentirsi meno nel loro corpo e nella loro mente, come se vivessero una condizione di spogliazione di corpo e mente; una spogliazione che viene riattivata da strumenti eccitatori, anti-dolore. È come se non fossero più in grado di affrontare i dolori di tutti i giorni e quindi avessero bisogno di entrare in un mondo parallelo, in questo mondo che modifica il tempo, lo spazio, il luogo del corpo. La speranza è di trovarsi di fronte a fenomeni piccoli, marginali, ma ho paura che tanto marginali non siano. Sono fenomeni di mutazione della propria antropologia, di sospensione». Il dottor Martignoni torna al caso della ragazza e ha una chiara immagine per descriverlo. «Mi ha ricordato, questa storia, quando si abbandonavano i neonati sulla soglia della chiesa. È questo che più addolora. Una gioventù che ha perso il senso della fratellanza, il richiamo all’aiuto di chi sta male. È questa forma di indifferenza la cosa che più preoccupa».

La solitudine tra la gente

Facciamo partecipe Graziano Martignoni delle nostre sensazioni, del forte senso di solitudine che, a nostro avviso, è emerso da questo caso, che è anche la solitudine in cui ci si immerge in un rave, al di là dell’immagine di una collettività ribelle. «Non c’è più comunità, non c’è più gruppo, in questi fenomeni. C’è una solitudine che è una doppia solitudine. Una solitudine che vuole essere cancellata da eventi eccitanti, debordanti, come questi, e una solitudine che abita nel profondo di te. Un doppio rapporto con la solitudine che lascia il giovane smarrito, disperatamente smarrito. È giusto essere preoccupati, perché questa forma di solitudine è un male profondo. Che si inserisce in un contesto in cui, per esempio, cresce il numero dei suicidi di adolescenti. Insomma, tutto ciò la dice lunga su una società che non sta andando bene, che è malata e triste e che vede la responsabilità anche degli adulti, di noi tutti, che siamo chiamati a essere adulti e quindi guide. Queste sono invece strade di solitudine. Un rave party appare comunità, vicinanza e prossimità, ma tutto in realtà è distanza, una solitudine da sconfiggere nel modo peggiore».

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