Politica

Vicesindaco e dicasteri: sì, a Lugano si parte col botto

Il nuovo Municipio si riunirà ufficialmente giovedì 25 aprile e all’ordine del giorno ci sono già due temi parecchio caldi – L’UDC non disdegna il posto di vice di Foletti, ma il PLR non molla – Sul tavolo ci sono anche le finanze: qualcuno le rivendicherà?
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
16.04.2024 20:30

Domani i brindisi di rito, con la cerimonia di insediamento del nuovo Municipio. Poi, dopo qualche giorno d’attesa dovuto ai termini per l’inoltro di eventuali candidature a sindaco (non ce ne saranno, la sindacatura è di Michele Foletti, ma la legge impone che prima della scadenza l’Esecutivo non possa riunirsi ufficialmente), sarà già tempo di affrontare i primi dossier. E sul tavolo, nella prima sessione ufficiale in agenda il 25 aprile, ce ne sono già due, strettamente politici e belli scottanti: la vicesindacatura e la ripartizione dei dicasteri. Sarà un debutto con il botto.

Il risultato delle urne

Partiamo proprio dalla vicesindacatura. Dopo la morte di Marco Borradori, l’incarico era spettato al liberale radicale Roberto Badaracco, una scelta – decisa a maggioranza dall’Esecutivo – che aveva premiato la rappresentanza politica, dato che il PLR era la seconda forza in Municipio e in Consiglio comunale. Il tema, come detto, tornerà sul tavolo del Municipio. Tre anni fa ci fu furono non poche polemiche. Stavolta, per ora, i toni sono più distesi, ma il neoeletto Marco Chiesa, secondo più votato di questa tornata elettorale, ha dichiarato a Liberatv che sì, «ci sarebbero i numeri per avere sia il sindaco che il vicesindaco». «Ci sono dei fatti usciti dalle urne: Michele Foletti è arrivato primo, poi c’è qualcuno che è arrivato secondo; è quindi un tema da mettere sul tavolo, senza arroganza. Ma le elezioni devono avere delle conseguenze».

Insoma, l’UDC ha le idee in chiaro. «La maggioranza relativa in Municipio è saldamente in mano all’UDC e alla Lega. Foletti plebiscitato sindaco e Chiesa è il secondo più votato, ben distante da Badaracco. È una volontà popolare chiara quella espressa. Le ambizioni di Marco al vicesindacato sono ben più che giustificate», ha dichiarato via social il presidente della sezione democentrista Alain Bühler.

Voti personali o equilibrio?

Raggiunto dal Corriere del Ticino, l’attuale vicesindaco Roberto Badaracco ribadisce, senza polemizzare ma con fermezza, come il principio che la seconda forza in Municipio debba avere la vicesindacatura sia «fondamentale». Un cambiamento, ha proseguito, «mi sembra una forzatura; per una questione di equilibri in Municipio e di rappresentatività, è giusto che le cose rimangano così».

«Negli ultimi 11 anni – rileva il sindaco Michele Foletti, interpellato dal CdT – quasi mai i voti sono stati preponderanti: la discussione è stata più di carattere tecnico e politico, per garantire la rappresentanza». «Lugano è una città con molti appuntamenti istituzionali che richiedono la presenza di sindaco e vicesindaco. Con Marco Boradori il vice era disoccupato perché lui andava dappertutto, mentre io ho bisogno di qualcuno che sia molto presente». Oltre agli appuntamenti istituzionali, non va dimenticata la «politica estera» (i rapporti con il Cantone).

Nella storia recente, il tema della vicesindacatura a Lugano non è stato immune da malumori e polemiche. L’ultima in ordine di tempo? Proprio nel 2021, dopo la morte di Borradori, quando il ruolo era stato rivendicato, oltre che da Badaracco, dal municipale leghista Lorenzo Quadri, il quale aveva raccolto più voti preferenziali. La stessa cosa era successa nel 2013 fra lo stesso Quadri e Giovanna Masoni Brenni. L’Esecutivo aveva quasi sempre seguito la logica della rappresentanza, piuttosto che quella dei voti personali. Due eccezioni degne di nota: a inizio della legislatura 2021-2024 con Borradori sindaco e Foletti vice (e tre leghisti in Municipio) e, negli anni precedenti, con Giorgio Giudici ed Erasmo Pelli. «All’epoca – ricorda Badaracco – il PLR aveva la maggioranza assoluta e quando questa era venuta meno, in Municipio c’era Giuliano Bignasca che non voleva ricoprire la carica di vicesindaco».

Immobili e finanze

Prima di affrontare il delicato tema della vicesindacatura, il nuovo Municipio dovrà decidere la ripartizione dei dicasteri. I municipali riconfermati – che hanno la priorità nella scelta – vorrebbero tenersi i settori condotti finora; ciò significa che sul tavolo ne rimangono due: il Dicastero immobili lasciato dalla socialista Cristina Zanini Barzaghi e il Dicastero consulenza e gestione di Tiziano Galeazzi. Un dicastero, quest’ultimo, dal quale nel 2021 erano state scorporate le Finanze, rimaste a Foletti dopo che il neosindaco aveva dovuto assumere la conduzione del Dicastero istituzioni. Logica vuole che ciò che era stato separato, ora, venga riunito. Dal canto suo, Foletti ci ha confermato di essere disposto a lasciare le Finanze – un ambito ostico, viste anche le riforme fiscali all’orizzonte – «se qualcuno avrà il coraggio di gestirle».

Gli scenari sul tavolo sono diversi: lo stesso Chiesa, da noi interpellato domenica, aveva affermato che per lui «anche gli Immobili sono un’opzione», in quanto gli piacerebbe «assumere la conduzione di un dicastero con il quale è possibile sviluppare dei progetti». In questo caso, bisognerà capire se la maggioranza del Municipio accetterà a cuor leggero di «cedere» le finanze cittadine a un municipale, Raoul Ghisletta, molto critico nei confronti del Plan B ed esponente di un partito che sul risanamento e sulle misure di contenimento della spesa ha una visione diametralmente opposta a quella della maggior parte dei colleghi.

«Le regole sono chiare e sceglierò per ultimo. Prenderò il dicastero che resta», ci dice Ghisletta. Dal suo curriculum emerge una certa affinità con la socialità e la scuola (ambito saldamente nelle mani del leghista Lorenzo Quadri). Difficile dunque un rimpasto completo, mentre non è escluso qualche «ritocco». Anche per Ghisletta è necessario che il Dicastero Finanze venga «ricucito» con il Dicastero consulenza e gestione. «All’epoca c’era una situazione eccezionale che ora non si ripropone più».

Se ne discuterà come detto tra poco più di una settimana. L’auspicio è che la legislatura non debba iniziare a colpi di votazioni a maggioranza e con discussioni accese su cariche e dicasteri. Anche se la tradizione di Lugano racconta un’altra storia.

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