Violenza sessuale in età infantile: dati allarmanti anche in Svizzera

Le statistiche a livello mondiale sono preoccupanti. Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’università di Washington a Seattle e pubblicato su The Lancet lo scorso mercoledì stima che il 18,9% di donne e il 14,8% di uomini abbia subito violenza sessuale prima dei 18 anni.
La ricerca ha utilizzato dati precedentemente raccolti dall’OMS e dalle Nazioni Unite tra il 1990 e il 2023 per stimare la percentuale di persone vittime di violenza sessuale in età infantile e adolescenziale in 204 paesi.
Nel nostro Paese
In Svizzera i dati rimangono allarmanti, con 19,7% di donne e 13,6% di uomini vittime di violenza sessuale infantile, situandosi nella media dell’Europa dell’Ovest (rispettivamente 20,7% e 14,1%). Il CdT ne ha parlato con Gian Michele Zeolla, direttore di ASPI, Fondazione della Svizzera Italiana per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia. Zeolla spiega che «in Ticino ogni mese vengono indagati dai quattro ai cinque casi di abusi sessuali infantili», e che questi dati «rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. Purtroppo, non tutti i casi vengono segnalati, spesso c’è in gioco un sentimento di vergogna e i bambini che subiscono maltrattamenti non sempre si rendono conto della gravità della situazione». È infatti estremamente difficile misurare e avere dati precisi sulle aggressioni, che vengono registrate secondo criteri eterogenei – notano gli autori dello studio dell’università di Washington, che chiedono di raccogliere dati accurati così da «indirizzare gli sforzi di prevenzione».
«L’arma più efficace per contrastare la violenza è proprio la prevenzione primaria,» afferma Zeolla. «Lo studio di Optimus pubblicato nel giugno 2018 attesta che in Svizzera i casi segnalati di maltrattamento contro i bambini si aggirano attorno ai 30.000 e 50.000 all’anno. C’è la necessità di formare gli adulti di riferimento e di coinvolgere tutte le scuole. Bisogna implementare una serie di misure concrete che fanno riferimento al buon trattamento».
Dalla politica
«La politica sta già mandando segnali importanti». Zeolla fa riferimento alla dichiarazione del Consiglio nazionale che si è dichiarato favorevole ad inserire il principio di «educazione non violenta» nel Codice civile (CC), dopo aver affermato «inammissibile il ricorso alla violenza nell’educazione». L’allarme era già stato lanciato anni fa da Protezione Infanzia Svizzera e nel 2019 la consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach aveva presentato la proposta che allora non era stata accolta. Ora si attende l’approvazione da parte del Consiglio degli Stati che dovrebbe arrivare quest’autunno.
Come spiegano i ricercatori dello studio, le vittime di violenza possono subire gravi conseguenze a lungo termine, andando incontro a «un maggior rischio di disturbi depressivi, ansia, abuso di sostanze, problemi di salute a lungo termine» e potrebbero avere «una realizzazione individuale limitata».
A seguito della prima Conferenza ministeriale mondiale sull’eliminazione della violenza contro i bambini che ha avuto luogo a Bogotá, in Colombia, nel novembre 2024, gli autori dello studio affermano che «proteggere i bambini dalla violenza e attenuare i suoi effetti cumulativi sulla salute per tutta la vita è un imperativo morale».